Allende

L’ultimo discorso di Salvador Allende: “La storia è nostra e la fanno i popoli”

Salvador Allende fu ucciso l’11 settembre di 45 anni fa in un golpe militare. Questo è il suo ultimo discorso, trasmesso tramite la radio mentre era barricato nel palazzo presidenziale.

Sicuramente, questa sarà l’ultima occasione per rivolgermi a voi. L’Aeronautica ha bombardato le antenne di Radio Portales e Radio Corporación. Non c’è amarezza nelle mie parole, ma disillusione. Che siano un castigo morale per coloro che hanno tradito il loro giuramento: soldati del Cile, ammiraglio Merino, che si è nominato comandante della Marina Militare, e Mendoza, lo spregevole generale che solo ieri ha giurato fedeltà e lealtà al governo e che si è, a sua volta, nominato capo dei Carabineros.

Visti i fatti, l’unica cosa che mi rimane da dire ai lavoratori è: Non darò le dimissioni!

Collocato in un periodo di transizione, pagherò con la vita la mia lealtà al popolo. E sono certo che i semi che abbiamo piantato nella coscienza pulita di migliaia e migliaia di cileni non saranno estirpati definitivamente. Siete forti, potranno soggiogarci, ma non si fermano i processi sociali con il crimine e con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli.

Lavoratori del mio paese: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete sempre avuto, la fiducia che avete riposto in un uomo che era solo l’interprete di un desiderio più grande di giustizia, che ha dato la sua parola dicendo che avrebbe rispettato la Costituzione e la legge. E così ho fatto. In questo momento cruciale, l’ultima occasione in cui posso rivolgermi a voi, desidero che facciate tesoro di questa lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, le pulsioni reazionarie hanno creato il clima in cui le forze armate hanno rotto con la propria tradizione […].

Mi rivolgo, soprattutto, alle donne modeste del nostro paese: la campesina che ha creduto in noi, l’operaia che ha lavorato ancora di più, la madre che ha capito quanto c’importa dei bambini.

Mi rivolgo ai lavoratori del Cile, lavoratori patriottici, che hanno continuato a lottare contro la cospirazione promossa dalle associazioni di professionisti, dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi che una società capitalista assicura solo a pochi.

Mi rivolgo ai giovani, a coloro che cantarono e ci donarono la loro allegria e il loro spirito di lotta.

Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al campesino, all’intellettuale, a coloro che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo è presente da molto tempo: negli attentati terroristici, facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo d’intervenire.

Erano compromessi. La storia li giudicherà.

Sicuramente Radio Magallanes sarà messa a tacere e il calmo metallo della mia voce non vi raggiungerà più. Non importa. Continuerete a sentirla. Sarò sempre accanto a voi. Il mio ricordo, almeno, sarà quello di un uomo pieno di dignità che fu leale alla Patria.

Il popolo deve difendersi, ma non deve sacrificarsi. Il popolo non deve lasciarsi spazzar via né massacrare, però nemmeno può umiliarsi.

Lavoratori della mia patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro nel quale il tradimento vuole imporsi. Sappiate che, quanto prima, si apriranno nuovamente grandi strade dove cammina l’uomo libero, per costruire una società migliore.

Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!

Queste sono le mie ultime parole, ma sono certo che il mio sacrificio non sarà vano, ho la certezza che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la slealtà, la codardia e il tradimento.

(traduzione a cura di Sara Ligutti)

Foto in evidenza: Salvador Allende

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