Ora, finalmente, il quadro è chiaro. Il progressivo ed inesorabile declino del PD, a dar retta ai sondaggi, ha responsabilità e nomi precisi. Renzi, giovane di età ma vecchio volpone della politica, aveva previsto tutto quando insisteva perché si insediasse la Commissione Bicamerale sulle banche: sapeva che dalle audizioni di banchieri e tecnici sarebbe emerso chiaramente chi tentava di minare alle basi le sue magnifiche sorti e progressive. E’ così, inevitabilmente, è stato.

Riepilogando, Massimo D’Alema incontra due volte Fabio Panetta (vicedirettore di Bankitalia), esattamente nel novembre 2014 e nel gennaio del 2015 per informarsi sulla possibilità che Banca Etruria fosse assorbita dalla Banca Rurale e Marittima di Gallipoli, giusto per fare un dispetto all’allora Ministra Maria Elena Boschi. Intanto si dà da fare anche Enrico Rossi che a Dicembre 2014 incontra l’Amministratore Delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, per informarsi se era pensabile l’acquisizione, in luogo di Banca Etruria, della Cassa di Risparmio di Peccioli e Legoli, istituto di credito che avrebbe dovuto finanziare la sua campagna elettorale per il secondo mandato da Governatore della Regione Toscana. Succede anche che Pierluigi Bersani invii una mail allo stesso Ghizzoni per sollecitarlo su una possibile acquisizione della Credito Agricolo di Fidenza. Spiegherà che il suo interessamento era per conto del carissimo amico Gene Gnocchi.

Nel libro dell’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, Poteri Forti (o quasi), si cita la presunta e inquietante richiesta di Massimo D’Alema (what also?), sempre rivolta a Ghizzoni, di non concedere credito ad un suo carissimo amico e compagno brindisino produttore di vini e, quindi, in palese concorrenza con i suoi interessi vitivinicoli. Per completezza e correttezza di informazione occorre riportare che i legali del Presidente della Fondazione Italianieuropei hanno annunciato che trascineranno De Bortoli a Forum su Canale 5, chiedendo a Barbara Palombelli e all’avv. Nino Marazzita di fare definitiva luce sulla vicenda, richiedendone la condanna alla partecipazione nella imminente ennesima edizione de L’Isola dei Famosi.

Si noti la sottile perfidia degli attori coinvolti: Bersani, D’Alema e Rossi erano all’epoca dei fatti dirigenti del PD. Ma appare evidente che la loro azione era finalizzata a mettere seriamente in difficoltà il PD da cui avevano già da allora deciso la fuoriuscita.
Siamo certi che Matteo Renzi sarebbe disposto a cantare l’Internazionale nudo, nella fontana del Biancone, in Piazza della Signoria a Firenze, in russo, se solo la metà dello scenario sopra descritto fosse vero. Matteo “Berjia” Orfini darebbe addirittura appuntamento a Canossa a tutte le TV e in diretta si cospargerebbe il capo di cenere.
Però, purtroppo, le cose sono andate molto diversamente. L’arma finale, contro Banca d’Italia e oppositori interni ed esterni, si è trasformata in un (per certi versi) ridicolo harakiri. In particolare per l’ultima e disperata linea di difesa della Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio: “mi attaccano perché sono donna”. La parità di genere, e in generale il rispetto verso le donne, non contempla la circostanza di considerarle alla stregua della moglie di Cesare e, di conseguenza, al di sopra di ogni sospetto. Soprattutto quando la moglie di Cesare ricopre delicati ruoli istituzionali.

Succede in realtà che la Boschi esprime a Vegas (Consob) “preoccupazione” sulla possibile acquisizione di Banca Etruria da parte della Popolare di Vicenza, perché teme ripercussioni negative sul distretto dell’oro. Incontra due volte Fabio Panetta per informarsi sulle prospettive della stessa banca e, infine, a Ghizzoni chiede se era pensabile un’acquisizione da parte di Unicredit.
Mai nessuna pressione, si difende. Banca Etruria, di cui era amministratore il padre, è stata commissariata dal Governo Renzi, aggiunge. Sappiamo che quest’ultima affermazione è falsa: l’istituto di credito fu commissariato su precisa richiesta di Bankitalia nel febbraio del 2015 e non per atto spontaneo del Governo, come è successo per altre banche. Ma il problema, che si finge ostinatamente di non vedere, è un altro. I rapporti familiari, in realtà, non aumentano la gravità di un dato oggettivo: il Ministro Maria Elena Boschi, ascoltata in Parlamento, ha occultato la verità. Non ha riferito di aver più volte incontrato alti vertici istituzionali a cui ha espresso le proprie preoccupazioni per le sorti della banca aretina. Ha parlato di tutto in quell’occasione, dei suoi 1.500 euro in azioni andate in fumo, del matrimonio di suo fratello, dipendente della banca con una collega, della correttezza del Governo. Nemmeno una parola sui suoi incontri. Se li avesse svelati in quell’occasione, forse anche per il PD gli esiti sarebbero stati diversi e meno disastrosi degli attuali. Sostenere che non vi furono mai “pressioni” è anch’essa una furbata. Da giurista si presume che l’avv. Maria Elena Boschi sapesse, e sa tutt’ora, che se avesse anche larvatamente esercitato pressioni, avrebbe commesso un reato (tecnicamente, subornazione). Ciò che rileva, invece, non è la sua condotta penale ma quella squisitamente politica.

Piuttosto, dopo oltre due secoli, questa vicenda ha fatto crollare l’assunto manzoniano circa la “superiorità” linguistica di coloro che “sciacquano i panni in Arno”. Marco Carrai, amico, uomo di fiducia di Matteo Renzi,  che di Carrai è stato testimone di nozze, indirizza una mail a Federico Ghizzoni nel Gennaio del 2015 dicendogli che “mi è stato chiesto di sollecitarti …”. L’oggetto è, manco a dirlo, Banca Etruria. Orbene, secondo quanto ci svela il dizionario Treccani, per sollecitare si intende “Fare pressione, insistere presso altri perché facciano al più presto quanto avevano promesso o si erano impegnati a fare, o quanto si era loro richiesto”. Delle due, l’una: o “Marchino” ha sciacquato poco e male i panni in Arno, o, parlando di un interessamento per conto di un suo amico, ci piglia per i fondelli.
Speriamo che il PD, partito che non difetta di gente seria, capisca e discuta il vero nodo della questione: è politicamente opportuno ed eticamente corretto che certi personaggi debbano in qualche modo e in qualche luogo rappresentarli?
Per il resto, da qui a qualche giorno, non sarebbe inverosimile aspettarsi di vedere il trio Boschi, Renzi, Carrai, novelli Rokes, cantare con passione e trasporto:

“e se noi non siamo come voi/una ragione forse c’è/
e se non la sapete voi/ma che colpa abbiamo noi”.

E su questi versi finiscono le loro e iniziano le nostre responsabilità politiche. Ma è tutto un altro articolo.

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