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Martina replica a Renzi: Impossibile guidare un partito così. La Lega stravince in Friuli. Tutto più difficile per il governo. Tutto più urgente per la sinistra.

Prima il comiziaccio di Renzi in tv, tutto all’insegna del “qui comando io“. Poi, subito dopo, il risultato delle elezioni in Friuli Venezia Giulia: con la netta vittoria (57 per cento e rotti) del candidato leghista del centrodestra Massimiliano Fedriga e la netta flessione dei 5 stelle (candidato all’ 11 per cento e lista al 7). Risultato: ora formare un nuovo governo che avvii la Legislatura è ancora più difficile. E, al tempo stesso, il cammino di una sinistra,che vuole ritrovarsi attorno a un progetto per ritrovare e rilanciare i suoi temi (lotta alle diseguaglianze, lavoro e, perchè no, ancoraggio alla storia del socialismo) è ancora più difficile.

A questo punto nel Pd tutto è in forse, anche la già convocata direzione e il suo ordine del giorno. La reazione di Maurizio Martina al comizio di Renzi è stata abbastanza esplicita: “Guidare il partito in queste condizioni è impossibile”. Insomma un modo non aggressivo di mettere sul tavolo l’ipotesi dimissioni. A sua volta Gianni Cuperlo ha detto che la linea di un partito “non si decide in uno studio televisivo“. La crisi del Pd a questo punto potrebbe sovrapporsi e intrecciarsi con la crisi di governo.

Proviamo ad andare con un po’ di ordine, cominciando dall’intemerata di Renzi nella trasmissione di Fazio, che ha preceduto la chiusura delle urne in Friuli Venezia Giulia. Renzi ha sparato alzo zero soprattutto contro due obiettivi: i 5 stelle e coloro che nel suo partito hanno in questi giorni lasciato qualche spiraglio aperto alla possibilità di avviare un dialogo positivo in quella direzione, ritenuto possibile da Mattarella e dal suo ultimo esploratore, il presidente della Camera Roberto Fico. Un modo di riaffermare la propria leadership, a prescindere dalle recenti dimissioni e dell’altrettanto recente affidamento della guida del partito a Maurizio Martina. Probabilmente Renzi aveva intuito, anche grazie ai sondaggi, che il partito di Di Maio era avviato verso una debacle elettorale rilevante in FVG. E così non ha resistito a dare lui il colpo definitivo. Ed ha tirato quello che in Toscana si chiama “il calcio del ciuco” e a Napoli viene esemplificato come “il cane che mozzica lo stracciato“. Naturalmente il tutto accompagnato dalle consuete autoesaltazioni dei risultati dei governi Renzi e Gentiloni (jobs act e milione di posti di lavoro soprattutto) e da un’azzardata e semplicistica riproposizione del modello costituzionale francese per il solo fatto che esso prevede il ballottaggio tra i primi due candidati … a presidente della Repubblica. Insomma, una diversa forma di governo. Naturalmente, come ha opportunamente osservato Enrico Rossinon una parola critica sulle scelte economiche e sociali del suo governo” che hanno portato al successo della Lega delle destre in Friuli Venezia Giulia e dei 5 stelle altrove.

Del risultato in Friuli Venezia Giulia abbiamo già detto. E’ evidente che a questo punti è soprattutto Salvini ad avere buone carte da giocare, tra loro a prima vista alternative, ma nei fatti complementari. Può chiedere con più vigore l’incarico per formare un governo di centrodestra nel quale, visti i rapporti di forza sanciti dagli elettori friulani Berlusconi dovrà accontentarsi di fare lo junior partner. Se non dovesse farcela potrebbe puntare sulla carta elettorale (e in questo caso convergerebbe con Di Maio) per cercare di confermare la sua leadership in un Centro-destra più forte, al punto di puntare alla maggioranza dei seggi parlamentari (legge elettorale) permettendo.

Quanto alla sinistra tempi durissimi. Prima il rassegnato silenzio delle minoranze del Pd dinanzi agli attacchi comunque e dovunque di Matteo Renzi. Tant’è’ che Enrico Rossi si è chiesto: “Cosa altro deve accadere perchè ci si decida tutti insieme a costruire un nuovo partito oltre il Pd e oltre LeU“. Proprio le dichiarazioni di Martina e Cuperlo sottolineano quanto questo interrogativo sia fondato e quanto appropriate siano state nei giorni scorsi le analisi di Emanuele Macaluso e Peppe Provenzano.

Se questo è lo stato dell’arte, chi ha a cuore la sinistra deve battere un colpo. Ci vuole un partito nuovo che metta veramente il lavoro al centro della sua azione politica. Se possibile, e deve esserlo, subito. Domani è il primo maggio.

Foto in evidenza: Matteo Renzi ospite di Che tempo che fa

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