Massimo Paolucci

Massimo Paolucci: Immigrazione, l’ipocrisia dell’Italia e dell’Europa

Lo confesso, trovo oramai insopportabile l’ipocrisia con la quale si affronta l’emergenza immigrazione.
Una ipocrisia immorale e dannosa che rappresenta l’altra faccia di una incredibile miopia.
Tante belle parole, tanti vertici ma nessun serio passo in avanti. Non si combatte la paura, la sfiducia, il senso di insicurezza scimmiottando le posizioni della destra e delle forze anti-europee.
Avvalorare l’idea che gli immigrati “invadono” l’Italia per colpa delle ONG è una clamorosa sciocchezza e un’offesa insopportabile nei confronti di uomini e donne che salvano decine di migliaia di vite umane. Minacciare la chiusura dei nostri porti è una regressione politica e culturale contraria al diritto internazionale ed ai più elementari principi di umanità.
Lo dico sommessamente al governo italiano, al presidente Gentiloni: basta con gli ultimatum, che non sortiscono alcun effetto. L’Italia è un grande paese che non può esporsi al rischio di apparire o essere totalmente ininfluente nelle scelte che vengono adottate per gestire l’emergenza immigrazione.

Ogni volta che “battiamo i pugni sul tavolo” senza portare a casa nessun risultato apprezzabile mettiamo benzina nei motori delle forze che alimentano e cavalcano paure ed insicurezza. Decenni di sapiente attività diplomatica nella politica estera italiana non possono essere “bruciati” da prese di posizione improvvisate e senza prospettiva.
In assenza di risposte adeguate, l’Italia deve compire passi formali, a tutti i livelli istituzionali, aprendo formalmente, se necessario, una crisi politica nel consiglio europeo e nella commissione europea. Servono atti politici chiari, proposte precise e credibili, non confuse minacce che non sortiscono alcun effetto.
E sopratutto, lo ripeto, basta ipocrisia.

Per quanto tempo ancora possiamo continuare a discutere degli effetti e non delle cause che costringono milioni di uomini e donne a fuggire dalle proprie terre?
Ma davvero si pensa di governare questo fenomeno senza intervenire seriamente sui diversi conflitti aperti e sui problemi economici, sociali ed ambientali che generano la migrazione di milioni di disperati?
Certo, serve ripartire in modo equilibrato le “quote” di immigrati.
Ma, per favore, non raccontiamo favole: si tratta di un fenomeno che nei prossimi anni non riguarderà qualche decina di migliaia di persone ma milioni di uomini e donne.
Una volta esaurite le quote che facciamo? Chi può credere di poter fermare con qualche muro ed un po’ di filo spinato chi corre il rischio di morire di fame?
Che illusione: quei poveri disperati tracimeranno come un fiume in piena.

Ed allora, ecco il punto, la vera questione sulla quale serve una radicale correzione politica, dicendo la verità e bandendo ogni forma di ipocrisia: le politiche di cooperazione, di sostegno allo sviluppo, gli accordi commerciali stipulati in questi anni sono, nella stragrande maggioranza dei casi, assolutamente inadeguati.
Il fallimento delle politiche di “sostegno” sono la vera causa della emergenza che stiamo vivendo. Guardiamo in faccia la realtà. In Niger (una delle principali vie di transito), si continua a finanziare una piccola oligarchia che si arricchisce (ulteriormente) senza alcun beneficio per le popolazioni. Nel corno d’Africa, ad oriente, la situazione è esplosiva in Somalia e le pessime condizioni economico sociali in Eritrea sospingono centinaia di migliaia di esseri umani verso altri lidi e la Libia diviene la naturale destinazione di questo processo migratorio.

Nella foto: Sbarco di immigrati a Taranto da una nave francese (ANSA/AP Photo/Gaetano Lo Porto)

Parliamoci chiaro: gli accordi commerciali continuano ad essere (prevalentemente) occasioni di grandi profitti per le ditte europee e lasciano le briciole alle comunità locali. Altro che cooperazione e sostegno allo sviluppo! Più in generale, che prospettiva ci può essere per quell’area se gli accordi commerciali avvengono in un quadro che derubrica i diritti civili delle popolazioni interessate a questione secondaria?
Altrettanta miopia ed ipocrisia c’è nell’affrontare il tema della Libia e della gestione dei campi profughi. In Libia, per contrastare efficacemente i mercanti di uomini, non è sufficiente l’accordo con il governo ufficiale di Tripoli, serve un accordo più largo che coinvolga le diverse tribù e Tobruk. Così come non possiamo continuare a chiudere gli occhi sulla gestione dei campi profughi che sono sempre di più dei ghetti inumani, privi di qualsiasi infrastruttura e servizi, nonché insicuri, dai quali è naturale “scappare” appena si ha l’occasione. Anche lì è necessario intervenire rapidamente. Cosa deve ancora succedere per prendere finalmente coscienza che questi campi devono essere gestiti ed organizzati da istituzioni internazionali? Alla prima prova, purtroppo, anche il paladino del nuovo europeismo, Macron, appare frenato da miopi intese nazionali e dal limite politico del suo orizzonte politico-culturale. Altro che scomparsa della destra e della sinistra!

L’emergenza immigrazione è il risultato più drammatico della crescita delle diseguaglianze e della scissione non più sostenibile tra sviluppo ed ambiente. È la prova più evidente è tangibile del fallimento del modello di sviluppo capitalistico, del liberismo, di un mercato senza regole.


Nella foto di copertina: Massimo Paolucci, eurodeputato di Articolo Uno-MDP

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