Mauro Polato

Mauro Polato: militanti di base e leadership

Giunti a questo punto è bene far sapere cosa pensano alcuni militanti di base di Articolo UNO.
Essi pensano che in Articolo UNO siano confluite le migliori menti politiche della sinistra italiana.
Pensano, inoltre, che tutti quelli che hanno aderito a questo movimento, lo hanno fatto con la convinzione che Articolo UNO rappresenti il meglio delle proposte politiche nate in Italia negli ultimi anni. Per aderire ad Articolo UNO molti hanno lasciato il PD, e questo passaggio non è stato per nulla scontato, ma ha implicato una scelta, talvolta anche sofferta, ma forte e consapevole. Altri hanno aderito al movimento senza provenire dal PD, ma unicamente per il fatto che il manifesto dei valori e altri documenti politici sono risultati pienamente convincenti.

I militanti di base pensano che in questi mesi si sono sentiti protagonisti attivi di un progetto politico e che tutte le iniziative a cui hanno partecipato e il fervore che hanno messo nell’apertura di comitati promotori e nella presentazione del movimento, siano stati momenti di partecipazione, di presenza, di tensione morale e politica, che li ha resi orgogliosi di appartenere ad Articolo UNO.
Pensano che il 1° aprile a Napoli e la tre giorni di Fondamenta a Milano siano stati battesimi politici significativi e importanti.
Ma c’è un ma.
Nell’ultimo mese c’è stata una sorta di impasse. Prima si è aspettato l’evento del Brancaccio con Montanari e Falcone, poi si è atteso il 1° luglio in Piazza Santi Apostoli, come se quei due appuntamenti, organizzati da esponenti della società civile e della sinistra italiana dovessero costituire un punto di partenza per una nuova sinistra.
E qui i militanti di base di Articolo UNO hanno cominciato ad andare in sofferenza, almeno molti di loro. Perché?
Perché è evidente che c’è più di una contraddizione all’origine di questo processo e le contraddizioni, fino a che non vengono affrontate e risolte, sono destinate a protrarsi, semmai a ingigantirsi e infine a fare danni.

Andiamo con ordine.
La prima contraddizione di fondo è che, all’atto di fondazione di Articolo UNO, esistevano nel panorama della sinistra almeno due forze politiche, Sinistra Italiana e i Socialisti, più due movimenti della società civile, Campo progressista e i Comitati per il No di Falcone e Montanari.
Gli esponenti di queste forze politiche e civili non hanno aderito a Articolo UNO. Perché?

Prima di rispondere a questa domanda, evidenziamo un aspetto molto importante, che è questo.
I militanti di base di Articolo UNO sono convinti che il loro movimento, per articolazione territoriale, per la rappresentanza parlamentare e per la sua forza intrinseca, sia nettamente preponderante rispetto agli altri movimenti o partiti della sinistra. Alcuni esponenti di vertice di Articolo UNO hanno cercato di convincere i militanti che fosse necessaria una sorta di “cessione di sovranità” da parte di Articolo UNO nei confronti di Pisapia, ritenendo che Pisapia fosse il soggetto politico con le migliori caratteristiche per federare il centrosinistra.

E qui sorge la seconda contraddizione. Non è che i militanti di Articolo UNO pensino che si possa fare tranquillamente a meno di Pisapia (o di Fratoianni o di Montanari), ma pensano: come mai, all’interno di Articolo UNO, nessuno è in grado di svolgere quel compito che viene “delegato” a Pisapia? Perché questa mancanza di autostima?
La risposta a questa domanda potrebbe essere che la domanda stessa è sbagliata, nel senso che il tentativo che si sta facendo non è quello di delegare a Pisapia la guida della sinistra, ma di unire tutte le forze in un unico progetto/partito/programma. Ma il militante di base si chiede ancora: cosa ha Articolo UNO di sbagliato per cui Pisapia, Falcone, Montanari e Fratoianni non aderiscono?

E qui la domanda che avevamo lasciato in sospeso trova una risposta che va detta con franchezza: ci sono alcuni nomi, o personalità politiche, all’interno di Articolo UNO, che fanno in modo che loro non aderiscano a questo movimento. Perché è impossibile pensare che non aderiscano al nostro Manifesto dei valori, al nostro progetto politico e al nostro programma (sia pure non perfettamente definito) che è uscito dalla tre giorni di Fondamenta.
Ma se è così, cioè loro non aderiscono a Articolo UNO a causa di alcuni nomi di vertice del movimento, allora questa contraddizione si riproporrà anche in autunno e oltre.
Articolo UNO avrebbe già tutte le caratteristiche per essere il partito del centro sinistra, nel senso che ha già fatto una campagna di tesseramento, ha già sezioni metropolitane e provinciali, ha comitati promotori in tutta Italia.
Soprattutto, ha fatto Fondamenta.
Se qualcuno va a vedere gli interventi di Fondamenta troverà che lì c’è già quasi tutto, nel senso che il laboratorio politico che è stato Fondamenta può e deve costituire la piattaforma programmatica per il nuovo centrosinistra.

Dunque?
Dunque i militanti di base non sono persone stupide. Capiscono e condividono quello che hanno detto Bersani e Pisapia il 1° luglio. Quello che non capiscono è perché si cerchi di trovare un ennesimo elemento unificante, un ennesimo appuntamento fondativo, una nuova data, un nuovo e vecchio nome che unifichi, quando l’elemento unificante, per loro, c’è già e si chiama Articolo UNO. Certo, rimane il problema della leadership, non c’è dubbio, ma questo è un altro discorso.

Nella foto di copertina: Mauro Polato, coordinatore di Articolo Uno-MDP per la zona dolomitica

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