A file picture dated 23 March 2016 shows Sallustio Bandini's monument (C), in front of the Banca Monte dei Paschi di Siena (BMPS or MPS) headquarters, in Piazza Salimbeni, in Siena, Italy. 
ANSA/MATTIA SEDDA

Mps, il giallo della mancata proroga

La Vigilanza bancaria diretta dalla francese Danièle Nouy (ECB Banking Supervision) venerdì ha negato la proroga di 20 giorni, rispetto al termine del 31 dicembre, richiesta dal Monte dei Paschi di Siena per completare l’aumento di capitale “di mercato” da tempo deliberato.
La notizia doveva restare segreta fino alla approvazione formale della BCE, ma alle 13 e 30 la Reuters ha intercettato e diffuso i “rumors” sulla decisione di Francoforte.

Le conseguenze sono state immediate: crollo della quotazione del titolo MPS dopo diverse sospensioni; il che ha quasi certamente vanificato l’operazione messa a punto dalla banca. Si tratta di circa 28 miliardi di sofferenze lorde (9 miliardi al netto delle svalutazioni operate) da cedere sul mercato a un valore tra il 25% e il 30% del lordo, con la garanzia statale, e della svalutazione di altri crediti deteriorati. Il tutto da finanziare con l’aumento di capitale di 5 miliardi.
Nel contempo, l’indice dei titoli bancari ha perso il 2% e lo spread dei BTP italiani si è impennato di colpo.
L’accaduto, nel timore di un lunedì nero ha accelerato il piano di salvataggio pubblico, già allo studio del Ministero dell’Economia, e ha forse anche accelerato la soluzione della crisi politica.

Chi e perché ha diramato una notizia così importante a mercati aperti e addirittura mentre i 25 membri del Consiglio di vigilanza erano ancora al lavoro? Una indiscrezione, a mercati aperti, che può concretizzare diversi reati, pesantemente sanzionabili sul piano penale.
Pur se la Vigilanza europea ha immediatamente aperto una indagine interna, l’episodio rivela nuovamente le lacune nel sistema di comunicazione da parte di un organismo giovane e il cui agire ha spesso provocato toni polemici nel mondo bancario ed in quello politico europeo.
Non è la prima volta che succede, ma in questo caso – riguardando una banca a rilevanza sistemica, in un momento difficile e con una crisi di governo in corso – il sospetto che sia stata fatta trapelare ad arte da qualcuno dei presenti nella sala riunioni del Consiglio di Vigilanza è abbastanza fondato. L’incidente, se vogliamo chiamarlo così, ha arrecato danni anche alle altre banche italiane, 12 delle quali (quelle con un totale attivo superiore ai 30 miliardi di euro), sono vigilate da Francoforte. Paradossale il fatto che MPS non abbia finora ricevuto alcuna comunicazione formale su un diniego noto a tutti.

Sul merito, la decisione, poggia su motivazioni valide e difficilmente attaccabili. MPS, infatti, da quando è sotto supervisione europea è stato sottoposto a valutazioni ispettive approfondite ed a stress test, come tutti i 120 gruppi bancari “significant” dell’eurozona. Da queste indagini sono emersi tutti i suoi problemi e le necessità di rafforzamento patrimoniale. Inoltre, la Vigilanza europea aveva già prorogato i tempi di realizzazione della operazione.

Intanto il Governo, consapevole di dover intervenire per la terza volta, dopo i Tremonti Bond e i Monti Bond, avrebbe già predisposto un decreto per una «ricapitalizzazione precauzionale” tutta da finanziare, per evitare una possibile crisi sistemica. Questo decreto sarà forse il primo atto del nuovo Governo e dovrebbe contenere risorse per ricapitalizzare anche le altre banche in crisi. Prime tra tutte la Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca e Carige, e senza tralasciare Banca Etruria, CassaMarche e CariChieti, per favorirne l’assorbimento da parte di Banca UBI, che ha in essere una faticosa trattativa con Francoforte.

Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha fatto tutto il possibile per favorire una “soluzione di mercato”, spendendosi molto personalmente, nella consapevolezza di quanto sia politicamente arduo far digerire all’elettorato l’utilizzo di denaro pubblico per mettere in sicurezza un sistema bancario che, giusto o sbagliato che sia, gode di una reputazione molto bassa nella popolazione.
Incredibilmente, però, dopo le dimissioni del Governo, le forze politiche si sono espresse a grande maggioranza per il salvataggio pubblico, alcune persino proponendo, con la leggerezza di chi non ha contezza delle stringenti norme bancarie, una impossibile “nazionalizzazione”.
Domenica sera si è riunito il CDA del Monte, nel tentativo di continuare nella soluzione di mercato, magari coperta in parte con l’apporto del Tesoro, che è già il primo azionista con il 4%, cercando di far convertire pure le obbligazioni subordinate collocate ai risparmiatori “retail” e i titoli “ibridiFresh, a suo tempo collocati per un miliardo.
Qualunque soluzione verrà adottata, non potrà comunque prescindere dal rispetto delle procedure della direttiva europea (BRRD) che prevede il coinvolgimento di azionisti e obbligazionisti subordinati fino all’8% delle passività (circa 13 miliardi) prima che lo Stato possa intervenire fino a un ulteriore 5% (circa 8 miliardi).”
Il piano “salva banche” sarà oggetto di un lungo dibattito. Noi lo seguiremo nella consapevolezza che un sistema bancario stabile sicurezza del sistema bancario è la pre condizione per continuare a finanziare le imprese e per sperare nella ripresa dell’economia.
E intanto, stamattina, la Borsa crede al piano del Governo e brinda con un aumento generalizzato dell’indice dei titoli bancari, sul quale spicca il + 8% di MPS che recupera tutte le perdite dell’infausta giornata di venerdì.

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