Napul’è mill culur…. (Napoli è mille colori…) cantava l’indimenticabile Pino Daniele. Solo qualche giorno fa, scrivendo di Renzi e del PD, sempre da queste colonne citavo una canzone di Edith Piaf. Non è un semplice vezzo; è che queste due canzoni probabilmente descrivono alla perfezione due stati d’animo contrapposti. L’una, la struggente malinconia per un passato pieno di errori che non si ha più il tempo di emendare (nel caso dell’ex premier, che non si vuole emendare). L’altra, una struggente dichiarazione d’amore per una città, reclamando per essa un futuro migliore.

Ed erano davvero mille i colori oggi a Napoli che dal piazzale della Stazione Marittima si potevano godere e gustare . Il Maschio Angioino, la collina di Santa Lucia e, difronte, il mare del Golfo che in una splendida giornata di primavera, rappresentava un richiamo quasi irresistibile. E’ più di mille erano i volti di chi ha affollato il Centro Congressi (sul numero è d’accordo anche la Questura!). L’ampio salone si è dimostrato subito troppo piccolo per contenerci tutti e, grazie ad una attenta e impeccabile organizzazione, si è allestito subito un maxi schermo in un altrettanto ampio salone attiguo.

Nella foto: Enrico Rossi 

Ed erano sopratutto volti di giovani, molti giovanissimi. Bisognerebbe raccontare anche del clima che si respirava, perché non c’era solo allegria (normale in ogni nuovo inizio), ma leggerezza. Una leggerezza generata dalla consapevolezza di essere finalmente a casa. Una casa ampia. Non un loft, ma tante stanze. Ognuna con un arredo diverso ma perfettamente armonizzati. Tante stanze ma, finalmente, un tetto e, cosa più importante, fondamenta comuni. La leggerezza di poter finalmente guardare di nuovo negli occhi mio figlio, e quei tantissimi nostri figli presenti, e dire a tutti loro che no, non sono il Jobs Act, la Buona Scuola, i Bonus, il futuro che vogliamo per loro.

Nella foto: Roberto Speranza

Il futuro che vogliamo per loro lo ascolti nelle parole di Roberto Speranza che vuole incalzare Gentiloni e il suo Governo su alcuni provvedimenti urgenti da varare in materia di lavoro e di contrasto alla povertà che accolga tutti coloro che vivono in questa condizione e non solo una parte, e per una nuova attenzione verso il Mezzogiorno.

Lo ascolti nelle parole di Enrico Rossi che rilancia il “socialismo” non come un rifugio identitario ma come orizzonte, come antidoto alle disuguaglianze. Nel suo Pantheon ci sono Enrico Berlinguer, Tina Anselmi e Papa Francesco con cui condivide una rinnovata critica al capitalismo selvaggio, ad un nuovo e persistente sfruttamento dell’uomo sull’uomo.Auspica una Europa che riparta dal “Manifesto di Ventotene”.

Lo ascolti nelle parole del Prof. Roberto Zaccaria, presentato come irriducibile tifoso dell’Inter (ragione per cui l’iniziale applauso di stima di chi scrive, si è progressivamente trasformato in ovazione per ogni sillaba pronunciata) per il quale la riforma costituzionale più urgente è la sua applicazione.

Nella foto: Massimo D’Alema e Francesco Laforgi

Lo ascolti nelle parole di Guglielmo Epifani e nel rischio da lui denunciato di una politica che umiliando i corpi intermedi sociali e politici mette a rischio la tenuta stessa della democrazia. Lo respiri e lo percepisci nell’entusiamo di tutti, giovani e meno giovani che hanno deciso di schierarsi dalla parte di chi vuole liberare la sinistra e non farne un campo di battaglia; di chi ha deciso di rottamare la rottamazione delle idee e dei valori, rottamare il leaderismo autoreferenziale. Sarà un percorso non facile e nemmeno scontato, ma è necessario provarci, iniziare. C’era davvero un perché per essere a Napoli oggi.


Nella foto di copertina: Enrico Rossi durante l’intervento all’assemblea nazionale dei comitati di Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista al Centro Congressi Stazione Marittima

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