Provenzano_Letta_Nardella

Nel fuoco della lotta. Cuperlo, Letta, Provenzano

“Si vince o si perde se si riesce o meno ad impedire … un impoverimento complessivo … della democrazia”
(A. Reichlin Il midollo del leone. Riflessioni sulla crisi della politica, Roma –Bari Laterza 2010)

I – Una sinistra plurale
Tento di leggere tre libri recentemente pubblicati che sul fronte della militanza, documentano emblematicamente la crisi della democrazia e, insieme, un’identità multipla della sinistra. Gli autori (G. Cuperlo, In viaggio. La sinistra verso nuove terre. Roma, Donzelli 2018; E. Letta, Ho imparato. Viaggio con i giovani, Bologna, Il Mulino 2019; G. Provenzano, La sinistra e la scintilla, Roma, Donzelli 2019) si autorappresentano in viaggio: “con i giovani” ; “Verso nuove terre“ ; alla ricerca di una sinistra che “s’è persa“ ; si domandano come è possibile una democrazia aperta, critica, come far coincidere sinistra e democrazia, come pensare un socialismo del presente.
Europa, Migrazione, Italia, Ecologia, Conoscenza, costituiscono gli snodi intorno ai quali viene chiesto, anche con tratti autobiografici, il coinvolgimento del lettore.

Tra le tracce delle questioni tematizzate, sono introdotti motivi che tendono esplicitamente oltre una semplice modernizzazione. Li troviamo diffusamente nelle diverse argomentazioni: Il fallimento delle élites, Brexit e la centralità europea, la sostenibilità, l’Italia mondiale, (Letta); l ‘identità, la conoscenza, la politica, l’Europa, la sinistra (Cuperlo); le illusioni tradite e il populismo, le divisioni dell’Italia, l’alleanza delle sinistre mediterranee, l’idea di socialismo ( Provenzano). Ognuno col suo stile di scrittura, gli autori documentano la volontà di scongiurare una regressione globale della democrazia e di conserva l’ intento di riarticolare un “noi”, una soggettività/identità collettiva, contemporanea. Propongono al lettore di assumere la veste del “coautore”, facendosi carico dell’orizzonte “postdemocratico”, dei suoi effetti e delle sue origini.

II – Viaggio in Italia
Inaspettatamente il testo di Cuperlo riporta alla memoria, con la sua articolazione dialogica, i presupposti del socialismo liberale di Guido Calogero ( G. Calogero, La scuola dell’uomo (1939), a cura di P. Bagnoli Parma Diabasis 2005), fianco a fianco a quelli, dell’’io-tu“, esposti da Karl Löwith, nella sua celebre tesi di dottorato (Karl Löwith, L’individuo nel ruolo del co-uomo,(1928) Guida, Napoli 2007). Il lettore è posto davanti a scelte concrete, ineludibili, evocate con la metafora dei “bagagli adatti” e da rinnovare in un lungo, difficile, viaggio – ad orientare il quale, come bussola, figura esemplarmente, l’ammonimento dello storico dell’Europa Tony Judt, “Ci serve un linguaggio dei fini” .

Nella foto: Gianni Cuperlo, In Viaggio, La sinistra verso nuove terre, Donzelli Editore

Il primo “bagaglio” elencato nell’indice, colpisce per la sua eco kantiana. Cuperlo si chiede che cosa possiamo sperare. E come se puntasse alla renovatio di una religione civile, scrive, rivolgendosi ripetutamente al lettore, “ripensa a Machiavelli”, “la sinistra non è il volto umano della destra”. Bisogna riconsiderare “l’idea di cosa è la sinistra oggi. A cosa serve e cosa può fare”.
Il partito, si legge nelle pagine dedicate al quinto “bagaglio”, “è in ritardo di una trentina d’anni. Rivolta il partito della sinistra da cima a fondo, dal vertice alla base. E rifondalo. Daccapo”. “ Dobbiamo ricostruire la ragione operativa di una militanza estranea ai luoghi dove classicamente si formava” . “La sinistra viaggia solo nello spazio incerto dell’Europa” – non in quello, si potrebbe chiosare, troppo nazionale della Italian Teory .

III – Autobiografia come confessione
Il testo di Enrico Letta è svolto nelle sequenze rigorosamente scandite di un ordinato flusso di coscienza tematico. Nel titolo – “Ho imparato” – fa capolino lo stile dell’Io che confessa la propria verità (Agostino) . In ogni pagina sono come intenzionalmente rimossi “sinistra” e “socialismo” ma non le basi su cui più rapidamente crescono: “democrazia”, “giustizia sociale”, “cura dell’ambiente
Su uno sfondo autobiografico, meditato, l’autore accenna alla “cara, buona, vecchia politica … di una volta”, riesumata col suo tratto proporzionale, “mitico”, che dissimulava una “sostanziale inamovibilità del potere” e un ricambio “assai lento, inefficiente, complicato” per il governo del paese.

Enrico Letta, Ho imparato, Viaggio con i giovani, Il Mulino

Letta non ripiega mai sulla nostalgia, né indulge tra “vaffa, ruspa e rottamazione” . Per meglio stare in piedi nel secolo attuale pensa ad una modernizzazione multipla, bilanciata “tra proiezione globale e protezione locale” . Soprattutto pensa ad una democrazia all’altezza della mondializzazione – in questo senso spaesata – sul punto di analizzare ad ampio raggio (lo scrive efficacemente più volte) la crisi delle “classi dirigenti italiane…suicidate per via dell’ottuso, egoistico e avvilente obiettivo di autotutelarsi”.

IV – Generazioni e identità 
Nel testo di Giuseppe Provenzano appare troppo semplificata l’identità della sinistra disaggregata tra “partito etico”, “partito pragmatico”, “partito amalgama” e “partito old style” ( v. la ricerca di L. Fasano e P. Natale, L’ultimo partito. 10 anni di partito democratico Torino, Giappichelli 2017 ) .
Il “giovane” autore che nei primi anni 2000 partecipava, per la Scuola Superiore Sant’Anna, all’avventura universitaria della rivista pisana Il contesto, dedica il suo libro a Emanuele Macaluso.

Nella foto. Giuseppe Provenzano, La sinistra e la scintilla, Donzelli Editore

La sinistra, scrive, deve ripartire dalle fondamenta, sapendo che spesso dovrà essere alternativa a se stessa, a com’era prima”; deve comprendere che alle ultime “due o tre generazioni… non ha dato nulla”.
Le topiche intorno a cui si diramano le analisi sono sinistra, lavoro, stato messe in rete e formulate sulla base delle grandi trasformazioni del capitalismo globalizzato. Non a caso nel testo si rimanda all’ultimo lavoro di Andrè Gorz e all’”indagine dei teorici del capitalismo cognitivo”.
Ponendosi al di qua dell’industrialismo proprio della tradizione migliorista, Provenzano può richiamarsi agli studi sui processi di produzione del valore e discutere, con leggerezza mista a vigore, dell’”idea di socialismo”, della praticabilità di una “democrazia progressiva” e di un “partito nuovo”.

Foto in evidenza: Enrico Letta – Giuseppe Provenzano – Gianni Cuperlo

Commenti