Enrico Berlinguer

Non c’è libertà nella corruzione

In un libro prezioso, che dovrebbe entrare in tutte le scuole italiane (1) e che non a caso porta in esergo una citazione di Enrico Berlinguer, Alberto Vannucci squaderna un impressionante “inventario dei fattori e dei meccanismi che rendono tanto pesante il bilancio della corruzione”. Contestando punto su punto un filone di ricerca che egli definisce “funzionalista” e che è più diffuso di quanto non si creda. Il filone che non solo minimizza gli effetti devastanti della corruzione, ma ne sostiene addirittura dei presunti “benefici sociali” e al quale il cementificatore Renzo Santonocito, interpretato da Vittorio Gassman nel film di Dino RisiIn nome del popolo italiano”, presta una sintesi brutale ed efficace: “La corruzione è l’unico modo per sveltire gli iter e quindi incentivare le iniziative. La corruzione, possiamo arrivare a dire paradossalmente, è essa stessa progresso”.

In realtà la corruzione, quel fenomeno che, secondo l’Anac, assume ormai significati più ampi degli specifici reati ad essa scrivibili e coincide con la “maladministration(2) è responsabile di effetti devastanti. Nel suo libro e in altre occasioni pubbliche il professor Vannucci, affidandosi a fonti autorevoli (3) ha messo in luce non solo il costo economico della corruzione ma anche quello in vite umane (le morti bianche, ad esempio), e i legami tra la corruzione e l’inefficienza della burocrazia, la minore fiducia nelle istituzioni politiche, i minori investimenti delle imprese per l’innovazione e la ricerca, la scarsità di ricercatori, i bassi livelli di istruzione della popolazione, la fuga dei cervelli, la maggiore capacità di penetrazione mafiosa, la numerosità dei reati ambientali, il declino della qualità dei servizi pubblici. Per concludere che, conti alla mano, arretratezza, povertà e corruzione “si sostengono a vicenda”.

In numerose occasioni, in un crescendo senza tregua e ben prima della ultracitata intervista del 1981 ad Eugenio Scalfari, Berlinguer addita la “questione morale” come centrale nella strategia politica della sinistra. Nel 1974, nel corso di un intervento al comitato centrale del Pci sottolinea il rapporto tra lotta alla corruzione e difesa degli interessi pubblici più sacrosanti, e l’elenco di questi, riletto oggi, è di una attualità sconvolgente. Comincia con la salute, e non c’è che leggersi il Rapporto di Transparency Italia, Censis e Ispe-Sanità in occasione della prima giornata nazionale contro la corruzione in sanità per apprezzare come Berlinguer avesse già allora centrato il bersaglio. E poi continua con “la difesa del paesaggio e del patrimonio artistico, l’ordinato sviluppo urbanistico, l’onesto rispetto della legge e dell’equità e il loro sacrificio agli interessi privati, di parte, di corrente, di gruppi e uomini nella lotta per il potere”.

Nel 1976, in un discorso alla Camera, descrive le conseguenze della crisi morale, perfettamente riconoscibili oggi : sottogoverno, clientelismo, spartizioni di potere, evasione fiscale (“fenomeno intollerabile”), confusione tra pubblico e privato, commistione tra potere politico e potere economico, inceppamenti dei meccanismi del controllo democratico, abitudine all’impunità. Non fare la battaglia moralizzatrice, dice Berlinguer a chiare lettere, è un “errore politico capitale”. Perché, ripete nel 1980 in un altro discorso alla Camera, la corruzione è una “cancrena che va estirpata perché corrode e soffoca il tessuto vivo dell’economia e dello stato”, e quindi “la questione morale è divenuta oggi la questione nazionale più importante” (Intervento alla direzione del Pci del novembre 1980). Alla fine dello stesso anno Berlinguer rilascia ad Alfredo Reichlin una intervista di grande rilevanza: “Sollevare la questione morale – ripete instancabilmente mentre ormai le accuse di moralismo, perfino irridenti, si infittiscono – significa porre un discrimine politico verso tutto un sistema di potere e un modo di governare. E’ un nodo politico decisivo”.

Un nodo tutto politico. Perché tutto dimostra che non c’è libertà nella corruzione. Né più né meno, del resto, di quello che a suo tempo aveva capito e scritto Niccolò Machiavelli.

NOTE

N. 1 –  Alberto Vannucci, Atlante della corruzione, Edizioni Gruppo Abele 2012

N. 2 –assunzione di decisioni (di assetto di interessi a conclusione di procedimenti, di determinazioni di fasi interne a singoli procedimenti, di gestione di risorse pubbliche) devianti dalla cura dell’interesse generale a causa del condizionamento improprio da parte di interessi particolari”. Occorre, cioè, avere riguardo ad atti e comportamenti che, anche se non consistenti in specifici reati, contrastano con la necessaria cura dell’interesse pubblico e pregiudicano l’affidamento dei cittadini nell’imparzialità delle amministrazioni e dei soggetti che svolgono attività di pubblico interesse. (determina ANAC 28 ottobre 2015)

N. 3 – Doing business World Banck 201. Transparency international Cpt 2011-12 , Eurostat 2013. Brain-drain index 2010, Transcrime 2011 e altre

 

 

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