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Nonni, nipoti e il socialismo

E’ davvero un bel libro il saggio epistolare di Peppino Caldarola e Rosa FioravanteLa sinistra necessaria“, edito da Castelvecchi. Lui ha una settantina d’anni e ne ha trascorsi gran parte nel Pci e succedanei. Lei ne ha meno di trenta, e nella stagione delle narrazioni che prendono il posto della storia e dei progetti politici di lungo respiro, si aggira e si interroga tra le diverse eresie socialiste (Rosselli, Salvemini e non solo). Entrambi non si sono accontentati della stagione dell’Ulivo e si ritrovano sulla necessità che la sinistra ritrovi un filo conduttore e lo identificano nel socialismo a rilanciare il quale si sono affacciati i tre terribili vecchietti della sinistra: Corbyn, Melenchon e Sanders.

Voi – scrive Rosa a Peppino – avete avuto maestri nella storia…Ma a noi è capitato solo lo spettacolo di chi la storia l’ha sprecata, liquidata, quando va male ridicolizzata, e quando va bene posta in una teca di cristallo come un feticcio“. Di qui la conseguenza logica è che “serve una grande alleanza tra nonni e nipoti perchè i padri hanno fallito e noi non ce la sentiamo nemmeno di ucciderli, come nella celebre espressione, perchè si soni resi ineffettuali da soli“.
A sua volta osserva Peppino: “La critica che faccio a me stesso e alla mia generazione è di non aver affrontato il tema del socialismo“. Precedentemente aveva osservato: “Noi eravamo comunisti, ma se ci avessero chiesto che cosa significava non avremmo saputo dirlo…Eravamo comunisti naturaliter“. E qui più avanti cita un’affermazione di Franco Venturi, socialista e azionista: “Il nostro socialismo deve essere il cavallo, la nostra democrazia il cavaliere“. Più avanti Rosa proporrà di capovolgere l’immagine sostenendo che “la democrazia debba essere il nostro cavallo e il socialismo il nostro cavaliere“. Personalmente penso che non conta tanto chi sia il cavaliere e chi il cavallo, ma che il binomio sia efficace. E qui rammento una cosa che sosteneva Giuseppe Saragat (quello che molti comunisti chiamavano socialtraditore): “Non c’ è libertà senza giustizia sociale, non c’è giustizia sociale senza libertà“. Insomma socialismo e democrazia si contengono e debbono contenersi a vicenda.

Nella foto: La prima e la quarta pagina di copertina del libro “La sinistra necessaria”, di Peppino Caldarola e Rosa Fioravante, edito da Castevecchi

Tanto Fioravante che Caldarola non esitano a dare un giudizio molto critico sulla stagione di Mani pulite. Scrive Rosa: “Comunque la si pensi su quella stagione, essa ha enormemente contribuito al discredito del sistema dei partiti; quest’ ultimo era certamente un sistema incancrenitosi, ma esso è tuttavia il paradigma senza il quale nessuna democrazia rappresentativa è possibile nella sua forma integrale e sana“. A sua volta Peppino ricorda: “Questa sinistra, uscita miracolosamente dalla bufera del dopo ’89 scopre l’etica al posto del comunismo“….”Il termine partitocrazia precederà l’insulto dell’inciucio della casta e di altre diffamanti etichette“. Come dire che anche la retorica renzista non l’ha probabilmente inventata e praticata solo Renzi. La peggiore antipolitica con la quale ci troviamo a fare i conti viene da più lontano e ha più responsabili.

Pian piano che il libro va avanti si pone con più evidenza il problema del che fare, soprattutto per le giovani generazioni. Caldarola argutamente cita G.B. Shaw in “Family First Party” con la sua lapidaria affermazione: “Tutto ciò che i giovani possono fare per i vecchi è scandalizzarli e tenerli aggiornati“. A me viene in mente Pietro Nenni che nei comizi ripeteva : “Ho pietà per chi non è stato ribelle neanche a vent’anni“. E qui Rosa prima si audofenisce socialista libertaria, che mal sopporta la disciplina di partito, e poi riconosce di non aver ancora “capito se è meno peggio fare la sinistra riottosa in una organizzazione centrista o la destra istituzionale in una più estremista“. A ciò aggiunge una testimonianza che è una vera e propria fotografia del malessere che l’eclissi della politica e il conseguente conformismo hanno generato e alimentato in questi anni. “Ho visto – scrive –  militanti che facevano i banchetti per riforme che precarizzavano il lavoro ed accentravano il potere, ma che, con la stessa convinzione e dedizione, avrebbero potuto fare quelli per i soviet e il federalismo se il partito glielo avesse chiesto“.

Come si vede questo libro non disegna scorciatoie per il paradiso, come abusa fare la conformistica “narrazione” in voga in questi anni. Pone ed esamina dubbi, spesso senza risolverli ma offrendo un metodo (il confronto generazionale) e un filo conduttore (la voglia di socialismo e di politica) che possono aiutarci a trovare risposte alla realtà senza ricorrere ad esaltazioni narrative. Scrive nell’ultima pagina del libro Peppino Caldarola: “Mi piacerebbe una sinistra che riprenda a combattere. Revisionista, e quindi non conservatrice, ma che sappia snidare gli approcci che distruggono storia e valori, democratici e poi repubblicani“. Ecco: la sinistra necessaria.

Nella foto di copertina: da sinistra, Rosa Fioravante, Peppino Caldarola, Onorio Rosato e Roberta Morosini alla presentazione del libro “La sinistra necessaria” alla Sala Acli di Milano il due novembre scorso

 

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