C’è un Italia in sofferenza reale, da re-incontrare, per ripartire con il piede giusto verso un’alternativa credibile.

La somma tra persone piuttosto che tra piccole formazioni non è sufficiente per dare vita ad una progettualità, in grado di costruire alternative credibili e di lunga durata, capace di richiamare alla partecipazione, milioni di persone.

Non partiamo da zero.

I lavoratori che si sono ritrovati in piazza a testimoniare, con la Cgil, il senso e la centralità dell’occupazione, senza cui lo sviluppo appare un vocabolo vuoto e senza significato per il futuro dei giovani.

Le tantissime persone incontrate e coinvolte nella campagna referendaria che hanno dimostrato di avere a cuore la Costituzione come bussola per una res pubblica nella quale la solidarietà non sia un optional.

Occorre osare di più per immaginare e coltivare il sogno di un reale cambiamento che segni veramente una discontinuità e ci consenta di entrare in relazione con quel variegato e plurale mondo delle formazioni intermedie che forma il reticolo più interessante del nostro modello costituzionale.

Occorre uno stimolo molto più forte,parole e gesti coerenti.

Programmi convincenti e rappresentanti credibili. Servono il Brancaccio e Piazza Santi Apostoli. Certo.

Ma oltre i raduni dei militanti serve una nuova, grande campagna di ascolto attivo del popolo che vogliamo sia di nuovo nostro, tra sfiduciati Pd e 5Stelle o nel 40% di italiani che, anche alle amministrative ultime non si sono recati ai seggi.

Il popolo di cui abbiamo bisogno non si conquista con un twitter o con la partecipazione ad un talk show televisivo.

Serve indubbiamente anche la rete per comunicare. Servono i media. Va bene che Repubblica si occupi di noi, sopratutto quando ospitiamo Giuliano Pisapia.

Servono uomini per federare.

Ma se fino ad ora niente di cio’ è stato sufficiente per la composizione delle due cifre significa pure qualcosa?

Ed allora proviamo a fare uno sforzo in più.

Intanto ad offrire all’Italia più fragile la rappresentazione di una sinistra meno litigiosa e meno legata ai piccoli orti e più capace di sapersi unire su valori, idealià e programmi.

Vogliamo difendere e rispettare e valorizzare la Costituzione.

Ci riconosciamo nelle parole che pronuncia Papa Francesco e nei gesti coerenti con i quali invita le religioni ad affratellarsi per non globalizzare l’indifferenza e difendere il pianeta.

Apprezziamo le parole d’ordine di Sanders e di Corbyn.

Navighiamo in rete e ci stupiamo per la quantità di persone entusiaste dei gesti di Pepe Muijca in Uruguay.

E quanta gente, a distanza di anni, in diverse ricorrenze, ricorda Enrico Berlinguer?

Ricostruire un minimo di memoria storica per attingere anche ad essa intuizioni per inverare il futuro è un compito immane ed essenziale per costruire le necessarie ed urgenti innovazioni.

Ed allora?

Riprendiamo il filo interrotto con le gente. Per ascoltare storie di persone in carne ed ossa; per raccogliere critiche, suggerimenti, proposte. Per garantire luoghi veri di partecipazione e disseminare esperienze reali di condivisione e nuovi laboratori di democrazia partecipativa. Per offrire modelli positivi alle giovani e restituire ad essi voce, protagonismo e spazi in grado di risvegliare passioni civili per rimettere al centro il bene comune.

E questo dobbiamo farlo soprattutto noi. Noi che in pochi mesi abbiamo saputo costruire due appuntamenti importanti. Alla stazione Marittima di Napoli ed a Milano per Fondamenta. E poi esitiamo rispetto ad alcuni appuntamenti o ci lasciamo coinvolgere in manovre parlamentari.

Dobbiamo difendere il lavoro positivo fin qui svolto; correggere errori; rafforzare Art. Uno.

Dobbiamo offrire una prospettiva di non corto respiro. Non legata a scadenze elettorali o a destini personali di rappresentanze da garantire. In italia i Partiti-Comitati elettorali sono già tanti.

Noi dobbiamo avere più coraggio e dire che lavoriamo per dare vita ad una grande forza di sinistra, oltre le coalizioni o le federazioni,in grado di sintonizzarsi con lo forze vive che tentano, nel quotidiano, di organizzare, lentamente, la prossimità in comunità. Che l’ispirazione della ns formazione ha un nome, da arricchire e da modernizzare. Ma il nome è socialista. Che il socialismo è sempre attuale se sa pronunciare parole chiare su eguaglianza, redistribuzione delle risorse, difesa del lavoro, solidarietà, pace.

Erano in pochi, in Inghilterra e in Usa, quando Corbyn e Sanders hanno iniziato un cammino.Nessuno avrebbe scommesso sulla simpatia suscitata soprattutto tra i giovani di due anziani leader. Non sono il governo. Ma rappresentano buone pratiche da seguire. Si tratta di una bella maggioranza. Possibile in Italia. Possibile soprattutto nel mezzogiorno se riusciamo, nelle nostre terre, a radicarci in virtuosi protagonismi alimentati da giovani, donne, immigrati, cittadini adulti e consapevoli di un comune destino.

L’Istat dice che sono 4 ml gli italiani in condizione di povertà assoluta. Più di 8 ml quelli che vivono in una situazione di povertà relativa. Nel Sud la percentuale sale. Da noi si concentra il 45% della povertà di tutto il paese.

Famiglie fino a pochi anni fa di ceto medio, frequentano le mense della Caritas per un pasto caldo o per ritirare un pacco. Chi va ai mercatini verso la fine della giornata, vede sempre più persone, italiani, non solo stranieri, che raccolgono i prodotti lasciati dagli ambulanti. Sono segnali che solo gli indifferenti possono sopportare.

Dove c’è sofferenza non c’è la politica vera. I guasti di anni di neo-liberismo sfrenato e senza limiti interpella la nostra responsabilità per rimetterci in cammino verso orizzonti e proposte che non possono e devono essere consegnate all’improvvisazione ed all’effimero1

Su questi temi, il 30 di questo mese, a Cava de’ Tirreni diamo appuntamento a tutti quelli che hanno a cuore i destini della sinistra. Ci vediamo con Pietro Folena, Enrico Rossi e Antonio Bassolino.

Andrea De Simone, Laboratorio per la Sinistra, Art. Uno Campania

Foto in evidenza: Un’assemblea di Liberi e Uguali

Commenti