Liliana_Segre

Ottant’anni fa le “leggi razziali”. Una vergogna da non dimenticare

Per non dimenticare, nell’imminenza della “giornata della memoria“: perché quello che è accaduto può avvenire di nuovo, come ammonì Primo Levi.

«Nell’autunno del 1938 gli ebrei residenti in Italia sono 58.412, ma di questi 10.380 sono stranieri e solo 48.032 italiani: tanti risultano al censimento eseguito dalla Demorazza. Su una popolazione di 44 milioni, rappresentano circa l’uno per mille … E che siano intellettuali o commercianti, liberi professionisti o imprenditori, che vivano a Roma o disseminati lungo la penisola, quasi tutti hanno cercato di dimostrare il loro patriottismo combattendo valorosamente nella prima guerra mondiale e facendosi stimare come funzionari nella pubblica amministrazione. Hanno preso parte attiva alla vita politica; un discreto numero ha perfino aderito al fascismo. Non hanno fatto mai proselitismo perché la loro religione non lo richiede, e particolare abbastanza insolito, pochi conoscono ancora l’ebraico, se non quello richiesto per le letture religiose, e non parlano l’yiddish [dall’enciclopedia Treccani: Lingua degli Ebrei ashkenaziti, nata intorno al 10° sec., quando Ebrei provenienti dalla Francia e dall’’Italia settentrionale si stabilirono in Renania. Il termine deriva dal tedesco jiddish, alterazione dell’’aggettivo jüdisch “giudeo”. Si diffuse in vaste aree dell’Europa centrale e orientale – Nota di F.B.] ma i dialetti locali … I Regi Decreti riguardanti la razza vengono approvati dal Gran Consiglio del fascismo la notte fra il 6 e il 7 Ottobre 1938, e ratificati dal Consiglio dei Ministri il 10 Novembre. Resi pubblici il 19, con decorrenza immediata. Una riunione, quella del 6 Ottobre, che è durata dalle dieci di sera alle tre del mattino …

Il primo di questi decreti stabilisce i criteri di appartenenza alla razza ariana [dall’enciclopedia Treccani: “Ariani: Termine che designa i popoli iranici (ceppo linguistico indoeuropeo), coniato nell’’Ottocento…………l’’uso del termine fu esteso – da parte dei teorici del nazismo – a indicare il tipo etnico biondo nordeuropeo concepito come continuazione diretta dell’’antica popolazione ariana nobile, eletta. Si trattò di un falso storico di gravità inestimabile” – Nota di F.B.] e quali provvedimenti verranno adottati nei confronti dei non ariani (gli ebrei).
Viene dichiarato ebreo: “Chi ha entrambi i genitori ebrei, anche se pratica una religione diversa. Chi ha un solo genitore ebreo e l’altro di nazionalità straniera. Chi ha un solo genitore ebreo ma pratica la religione ebraica“. Viene inoltre stabilito che l’appartenenza alla razza ebraica [sic!] deve essere denunciata per venire iscritta nei registri dello stato civile …
L’elenco dei divieti alle persone dichiarate di razza ebraica è lungo. Una prima serie riguarda la scuola e la cultura in genere: “E’ vietato l’insegnamento in qualsiasi scuola di ordine e grado del Regno, frequentata da alunni italiani. E’ vietato essere membri delle Accademie, degli Istituti e delle Associazioni di scienze, lettere e arti. E’ vietato iscriversi o frequentare le scuole di ogni ordine e grado frequentate da alunni italiani“.
Segue la proprietà: “E’ vietato essere proprietari o gestori di aziende o imprese con più di cento operai. E’ vietato essere proprietari di terreni di un valore superiore alle cinquemila lire e di fabbricati urbani di valore complessivo oltre le ventimila lire. E’ vietato, infine, [agli ebrei] avere alle proprie dipendenze domestici di razza ariana“.
Nell’ultimo Regio Decreto, datato 17 Novembre [1938], viene perfezionata l’opera: “E’ vietato al cittadino italiano di razza ariana il matrimonio con persona appartenente ad altra razza, pena l’annullamento [gli ebrei sono già stati definiti “di altra razza“, la “razza ebraica” – Nota di F.B.]. Tali matrimoni sono da considerarsi nulli“.
L’ultimo decreto è una specie di “summa” dei precedenti. Estromette infatti gli ebrei: “Dalle amministrazioni Civili e Militari dello Stato. Dalle amministrazioni delle Provincie [all’epoca, e per molto tempo ancora, “provincie” veniva scritto con la “i” – Nota di F.B.], dei Comuni, degli Enti, Istituti ed Aziende, comprese quelle dei Trasporti e delle Aziende municipalizzate. Dalle amministrazioni degli Enti parastatali, delle Banche di interesse nazionale e delle Imprese private di Assicurazione“.
Viene inoltre vietata nelle scuole l’adozione di libri di testo di autori ebrei. Una serie di disposizioni darà in seguito il tocco finale proibendo agli ebrei di frequentare i luoghi di villeggiatura, di alloggiare negli alberghi, di inserire sui giornali avvisi pubblicitari o mortuari, di possedere apparecchi radio con più di cinque valvole, di pubblicare libri, di collaborare alla stampa con pseudonimi, di tenere conferenze e di avere il proprio nome sull’elenco telefonico.

In pratica 48.032 italiani di religione o di famiglia ebraica, che nel mese di Ottobre erano ancora cittadini a pieno diritto, a Novembre si ritrovano trasformati in “persone di razza ebraica” e come tali, oltre che schedati, privati di quello “status” garantito a tutti i loro connazionali; e infine spogliati di gran parte dei loro beni. Per molti, la maggioranza, sarà anche la perdita del lavoro, e per tutti quella del diritto allo studio. Isolati dal resto della popolazione queste 48.000 persone si ritrovano da un giorno all’altro alla mercé della benevolenza dei loro ex concittadini che non di rado cederanno alla tentazione di approfittarne …
L’anno successivo, il 29 Giugno [1939], un nuovo decreto vieterà agli ebrei la professione di notaio e quella di giornalista. E per quanto riguarda i medici, i farmacisti, i veterinari, gli ostetrici, gli avvocati, i procuratori, i ragionieri, gli architetti, i chimici, gli agronomi, i geometri, i periti agrari e i periti industriali, tutti vengono cancellati dai rispettivi albi professionali e esclusi dalle associazioni sindacali di categoria e dall’esercizio della professione “a favore degli ariani”. Potranno esercitare solo fra loro. E tra ariani e semiti viene proibita qualsiasi forma di associazione o collaborazione».

N.B: [corsivi nel testo. Tratto da: Rosetta Loy, “La parola ebreo“. Prima edizione nel 1997, da Einaudi].

Questo l’uso che fu fatto in Italia, dal 1938 al 1945, della parola “razza”: quelle leggi che furono promulgate ottant’anni fa sono una vergogna che non può essere dimenticata, né cancellata. Si dovrà arrivare alla Costituzione che andò in vigore il 1° gennaio 1948, dopo l’abbattimento del fascismo nel 1945, perché fosse stabilito, all’art. 3, che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

La nomina a senatrice a vita di Liliana Segre è un atto nobile che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha compiuto in nome dell’Italia: non un’impossibile riparazione di quell’orrore, ma un modo per restituire alla “parola ebreo” – ma anche, simbolicamente, a tutte quelle che individuano una presunta quanto inesistente “diversità” – la dignità che le era stata strappata in quell’inglorioso 1938.

Foto di copertina: Liliana Segre nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Fu deportata ad Auschwitz

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