PADOAN

Padoan replica a Weidmann, ma la strada resta in salita

Pronta la risposta del nostro ministro Padoan alle critiche di Jens Weidmann in una intervista a Le Figaro ma la strada per l’approvazione della politica di bilancio italiana per quest’anno e per il prossimo è tutta in salita.
Afferma Padoan che i dati su cui si basa il processo di adeguamento dell’Italia al percorso disegnato da Fiscal Compact è “deformato da considerazioni statistiche” e “queste regole, imponendo all’Italia aggiustamenti dolorosi, le recano maggior danno che ad altri Paesi, e questo non mi va bene”. L’argomento è allo studio della Commissione; in effetti le procedure di calcolo del deficit strutturale e di altri aggregati dovrebbero cambiare in futuro, ma come dice anche la Commissione “non si possono cambiare le regole del gioco mentre la partita è in corso”
Viene confermato comunque il rispetto del percorso di aggiustamento da definire però in un dialogo continuo con la Commissione Europea.
Aggiunge il Ministro che la richiesta di flessibilità italiana è del tutto legittima oltre che prevista nelle regole europee, ricordando che il nostro Paese “è quello che ha fatto gli sforzi di aggiustamento più intensi della sua politica di bilancio”.
Sottolinea, infine, Padoan che serve un ministro delle Finanze della zona euro. Servirebbe a garantire una politica di bilancio europea più equilibrata e dovrebbe anche gestire eventuali azioni di sostegno con risorse comuni, come la gestione dei flussi migratori o del rafforzamento della sicurezza europea.

La difesa del nostro governo ha una sua certa razionalità, ma non serve a fugare i dubbi espressi da Weidman circa la nostra tendenza a rinviare anno dopo anno il pareggio di bilancio.
Purtroppo i fatti danno ragione più al capo della Buba che a Padoan.
Il quale non è il solo a criticare le politiche di rinvio nostrane. Il Vicepresidente della Commissione, Jyrki Katainen, intervistato al forum Ambrosetti, ha già fatto sapere, che “l’Italia è il Paese che ha ottenuto più flessibilità, non se ne può concedere ancora”.
Nel Def recentemente presentato, che rappresenta anche la risposta del Governo Italiano alla famosa lettera della Commissione Europea sui rischi di sforamento del bilancio, l’Italia punta infatti ad ottenere le flessibilità 2016, sulla base delle riforme approvate, invocandone altre per il 2017 e rinviando al 2018 e al 2019 una decisa riduzione del debito, per me molto improbabile e quasi certamente oggetto di ulteriori rinegoziazioni a tempo debito.

Si comprende quindi meglio oggi come il destinatario del discorso di Weidman, più che il Presidente Renzi, è la Commissione Europea, di cui ha sottolineato non a caso il ruolo politico e quindi di mediazione.

Tra qualche giorno avremo la risposta della Commissione. A mio parere non sarà del tutto positiva e le parole di Weidmann, seppur moderate, rappresentando il comune sentire della Germania e degli altri paesi “virtuosi”, sono un deciso altolà.

Bisogna essere convincenti sulla credibilità dell’azione di rientro italiana, innanzitutto sul piano dei numeri pur tenendo conto di opportunità politiche, pure fondamentali per la tenuta dell’Eurozona, come i rischi di deriva populista (rappresentata dalle opposizioni antieuro di Lega e 5 Stelle) se cadesse il Governo.

Probabilmente si dovrà rimettere mano al DEF e non è detto che sia del tutto scongiurato il meccanismo delle clausole di salvaguardia su IVA e accise che scattano automaticamente in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica.

Sarà un maggio pieno di nuvole per il Governo.

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