Bandiera Pd

Pd, il Congresso per evitare che la casa bruci

Fine settimana scoppiettante nel Pd. Generalmente d’inverno lo schioppettio è segno che le castagne si stanno arrostendo bene. Nel Pd invece è segno che si sta bruciando la casa.
Vediamo le posizioni in campo. C’è l’area renziana che vuole:

a) le elezioni anticipate e ricatta anche il capo dello stato e tiene sotto tiro Gentiloni

b) non vuole il congresso subito perché non vuole modificare i rapporti di forza e soprattutto teme una crisi della leadership di Renzi

c) si prepara a compilar liste in cui alle minoranze sarà assegnato solo un diritto di tribuna

Nella foto: Matteo Renzi a Rimini, all’assemblea degli amministratori del Pd

Gli oppositori hanno un altro atteggiamento. Enrico Rossi e l’Associazione “democraticisocialisti” pensano che il voto anticipato sia una prerogativa del Capo dello Stato che deve valutare il rapporto Governo-Parlamento, che il congresso va anticipato perché ci sono stati risultati negativi da discutere in una assise nazionale e poi, in particolare, perché si è esaurita la fase nata con il Lingotto e la segreteria Veltroni, quella cioè del partito a vocazione maggioritaria e a identità incerta. Oggi serve una identità certa e bisogna dare una chance a riforme audaci nel sociale che siano indirizzate da una cultura socialista moderna. Rossi non pone il tema della scissione. Pone il tema del cambiamento di linea e della contendibilità del vertice del Pd. E’ ovvio che se queste strade venissero sbarrate autoritariamente sarebbe difficile stare insieme.

Nella foto: Enrico Rossi applaudito mentre sale sul palco dell’iniziativa di Roma organizzata dai comitati del No per un nuovo centrosinistra Nella foto: Enrico Rossi applaudito mentre sale sul palco dell’iniziativa di Roma organizzata dai comitati del No per un nuovo centrosinistra

D’Alema ha esposto nell’incontro del NO un bilancio totalmente negativo della leadership Renzi e ha posto con nettezza il tema della scissione ancorandolo ad un solo dato: se si va verso elezioni anticipate negando il congresso, “liberi tutti” e ha invitato i compagni ad essere pronti a tutto, veramente a tutto.

In questa situazione, come mi è già capitato di sottolineare, c’è un’area molto affollata, che io chiamo area grigia, di ex renziani o di renziani reticenti, mi riferisco a un’ area cattolica ed ex dc che fa capo a Franceschini, Delrio e Rughetti. Questa area da tempo manifesta fastidio verso il leader e il suo cerchio magico, ma non riesce ad uscire da un borbottio inconcludente. Potrebbe essere decisiva per evitare la scissione, invece preferisce sopravvivere.

Quante possibilità ci sono che il Pd non si spacchi? Obiettivamente si riducono giorno per giorno. E’ imbarazzante che Renzi continui a dir nulla sullo stato del paese e ignori l’ondata di impopolarità che lo riguarda e che per converso investe il Pd.

Nella foto : Massimo D’Alema nell’intervento conclusivo dell’iniziativa di Roma dei Comitati per il No per un nuovo centrosistra

Oggi lui si trova nella stessa situazione in cui aveva messo D’Alema & company. E’ lui l’immagine dell’establishment da rottamare e questo suo rincorrere l’antipolitica e l’antieuropeismo ne rende irresponsabile l’azione politica.

Molti, anche chi scrive, era convinto, pur non amandolo, che Renzi avesse dei numeri. Li ha, come si usa dire, nel gioco stretto, nella politica politicante, quando si muovono i continenti la sua cultura e la sua statura rivelano gravi limiti.
E’ forte in lui la tentazione di fare il partito renziano. Ma arriva tardi. Oggi sarebbe un club di ex combattenti di tutte le recenti battaglie di potere. Molti consigli di amministrazione e poco popolo. Tirate voi le somme elettorali di questa strategia.

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