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Peppino Caldarola: Caro Pisapia, accetta le critiche come fan tutti

Il leader riluttante è parecchio nervoso. Sono mesi e anni che a sinistra si polemizza quotidianamente. A D’Alema ancora gli fischiano le orecchie. Invece a Pisapia basta un dissenso sul suo incontro con Boschi per far fallire l’appuntamento con Roberto Speranza. Calma e gesso.

Cerchiamo di capire che cosa vuol dire questo incidente. In primo luogo i “fedelissimi” dell’ex sindaco di Milano si sono affrettati a stabilire che il Campo progressista, di cui non si conosce programma e consistenza, sarà l’unico contenitore delle forze alternative al Pd. Sembra un ultimatum.
Almeno Prodi e Parisi aspettarono di vincere le elezioni prima di intimare a D’Alema e Fassino di sciogliersi. L’area Pisapia vuole, invece, che lo scioglimento avvenga subito, come prova d’amore. Tipo suicidio assistito.

Chi dovrebbe sciogliersi ha, invece, alcuni dubbi. Il primo riguarda la natura e la collocazione della nuova forza. Il tema non sono né gli abbracci alla Boschi (chissenefrega!) né l’ipotesi di incontro con Renzi ma lo scenario politico.
Insisto nel porre a Pisapia la domanda che gli ho fatto su Lettera 43. Il nuovo campo vuole essere il secondo forno di un Renzi che sceglierà, quando e come vorrà lui, fra Berlusconi e Articolo 1? Se è così Pisapia vada da solo. So che si offenderà e glielo dico apposta: farà così la fine del partito contadino polacco al seguito del partito dominante. Seconda questione. L’eventuale programma con Renzi che taglio avrà? Dire “riformismo” e dire “sinistra di governo” sono aria fritta. Ormai Todos caballeros.

Il tema oggi è mettere al centro che la crisi è prodotta da questo sistema che Renzi non mette in discussione. E’ vero che le alleanze richiedono rinuncia e generosità di chi vi partecipa, ma se una parte vuole continuare a dare bonus pur di non mettere in difficoltà il guidatore, ci deve essere un’altra area che chiede riforme di struttura.
Dov’è lo scandalo? Chiedere riforme vere che modifichino l’assetto del potere è il minimo sindacale per forze non solo socialiste ma anche progressiste. Pisapia e i suoi collaboratori non pensino alla storia del PCI, pensino a quella del Psi e del Partito d’azione. Partire più in basso di loro è abbastanza scandaloso.

Pisapia vuole fare il leader riluttante però con il mandato in bianco. Non è troppo? Dovrebbe accontentarsi, e non è poco, di federare forze di diversa ispirazione fra cui una forte componente socialista riformista e tutto ciò che a lui piace. Se poi vuole portare questo mondo all’incontro con Renzi si assicuri se da Renzi si può comprare un’auto usata.

I dirigenti di Articolo 1 hanno insistito troppo sul dato simbolico dell’abbraccio Boschi-Pisapia, ma hanno due diritti inalienabili: il primo è di non farsi imporre lo scioglimento, l’altro di chiedere al leader, riluttante, con chi li vuole portare. E’ troppo?
A me pare persino troppo poco. Mi aspetto che Articolo 1 non risponda nervosamente a Pisapia ma non si spaventi di fronte alla scortesia fatta a Speranza. Quando si tratta ci vuole “cazzimma“. Pisapia senza Articolo 1 è un cespuglio di Renzi. Articolo 1 con il campo socialista è una forza parlamentare seria.

Nella foto di copertina: Pierluigi Bersani insieme a Giuliano Pisapia e, più in là, Roberto Speranza

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