Giuliano Pisapia

Pisapia, troppo silenzioso sulle ONG

Sulla “Stampa” di oggi c’è un bellissimo e angoscioso articolo di Domenico Quirico che racconta la vita, si fa per dire, di quelle migliaia di persone che abbiamo respinto e che ora sono nei lager libici. Non si può sintetizzare, si deve solo leggere.

Sono giorni infelici, questi. C’è un Italia fatta da ministri, vescovi, gente di destra che festeggia i respingimenti e considera le ONG delle pericolose organizzazioni eversive. Il ministro Minniti vuole la polizia su queste navi, rompendo la loro terzietà, per individuare gli scafisti. E’ strano: nei paesi normali, o con veri ministri dell’Interno, sono la polizia e l’intelligence che individuano le organizzazioni criminali, non delegano questo compito a quattro generosi ragazzi. Eppure il consenso per i respingimenti è generale. Così sembra. E lo è perché tranne l'”Avvenire“, ma non i vescovi italiani, e qualche sparuta voce, fra queste Roberto Saviano, nessuno protesta. Respingere, rimandarli nelle prigioni libiche? E perché no?

C’è un silenzio che mi imbarazza. Non ho letto alcuna reazione delle forze di sinistra, a sinistra del Pd. Dov’è Pisapia? Dove sono, tranne Enrico Rossi, i dirigenti di Articolo 1? E’ terribile questo silenzio. Su questi temi si fanno battaglie impopolari, si devono fare. Si prende la bandiera della misericordia, come vuole il Papa, e dell’umanitarismo, come vuole la storia della sinistra, e si va avanti. Si perdono voti? Ma quanti se ne potrebbero guadagnare facendo questa battaglia?

Ci siamo fatti chiudere nel ghetto culturale per cui essere accoglienti e solidali è radical chic, è buonista. Che tragedia non reagire a questi sepolcri imbiancati. Pensate se avessero fatto così le organizzazioni operaie di fronte al lavoro dei bambini nelle prima rivoluzione industriale o non fossero comparsi eroi come Mandela e Gandhi di fronte ai loro popoli reclusi dai padroni del momento. A sinistra manca una leader popolare. C’è troppo politichese. Pisapia abbracci chi vuole ma non può stare zitto in queste ore. Forse la sua borghesia milanese è dalla parte di Minniti.

Nella foto: Un gommone carico di migranti

Noi che vogliamo rifondare una sinistra socialista e umanitaria siamo contro Minniti. Non la persona, non perché lo consideriamo passato in altro campo, ma perché fa dell’Italia non la punta avanzata dell’Europa accogliente ma la punta di lancia di una Europa crudele. Quanto credete possa resistere questa linea di fronte alla pressione di milioni o di persone. Quanti altri patti segreti e quanti altri soldi “in nero” saranno necessari con le tribù libiche, i caporioni libici, i poliziotti libici per convincerli a fare il lavoro sporco visto che noi non vogliamo fare quello pulito? Non ha avvenire una forza di sinistra che si taglia le ali sull’umanità. Se nasce così, questo nuovo Ulivo nasce malato ed è inutile. Ci sono momenti nella storia in cui andare controcorrente è il più grande investimento, ma ci vogliono leader, anche riluttanti, che non chiudano gli occhi davanti alle stragi.

 

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