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Populisti e populismi al Governo

Nel pregevolissimo (ed assolutamente consigliabile) recente testo di Ilvo Diamanti e Marc Lazar intitolato “Popolocrazia. La metamorfosi delle nostre democrazie” (Laterza, Marzo 2018, 158 pagg., 15 euro) c’è un capitolo dedicato a “Populismo e populisti oggi in italia” (Cap. 6, pag. 109). Alla pag. 115 si legge: «Il primo caso di “populismo all’italiana” è la Lega Nord. La “madre” dei populismi italiani negli ultimi trent’anni». E poco più avanti, a pag. 117, si trova che un’altra «variante del “populismo all’italiana” è il Movimento 5 Stelle».

L’una e l’altra forza politica posseggono i tratti distintivi del populismo, che sono ampiamente descritti in varie sezioni del libro (soprattutto nel capitolo 1: “Che cos’è il populismo“): uno di essi, forse il principale, è (pag. 25) «l’esaltazione del popolo e l’appello continuo al popolo, un popolo visto come un’entità unica, omogenea, coerente, portatrice di verità». Ma ancora (pag. 26): «L’ostilità verso le élite … rappresenta un elemento costitutivo del populismo … queste élite sono accusate di non rappresentare il popolo, di dominarlo, tradirlo, schiacciarlo, sfruttarlo, disprezzarlo, di complottare costantemente contro di esso e di agire solo in funzione dei loro interessi», ciò che fa dire agli Autori che «L’antielitismo è al cuore del populismo».

Quelle due forze politiche, populiste, si sono accordate su un programma – o su un “contratto“, come esse preferiscono chiamarlo – ed hanno indicato Giuseppe Conte, avvocato e docente universitario di Diritto privato, come la persona da esse ritenuta adatta per realizzare quel programma/contratto assumendo la funzione di Presidente del Consiglio: ciò che il Professore si accinge a fare, avendo ricevuto dal Presidente Mattarella l’incarico di formare un Governo. All’uscita dal Quirinale, il prof. Conte ha rivolto una breve allocuzione ai giornalisti – e naturalmente al pubblico televisivo (siamo in tempi di “democrazia del pubblico“) -, affermando di voler essere (testualmente) “l’avvocato difensore del popolo e dei suoi interessi“.
Ora, Giuseppe Conte insegna Diritto privato e non Diritto Costituzionale, ma è presumibile che, essendo un giurista, non gli faccia difetto la conoscenza della Costituzione italiana, che descrive e regola il funzionamento della nostra democrazia. Che è, non sfuggirà all’esimio Professore, una “democrazia rappresentativa“, le cui istituzioni tutelano non gli “interessi” – non si capisce da chi minacciati – di un “popolo” che non si sa bene da chi sia costituito (chi ad esso appartenga e chi no), ma i “diritti” dei cittadini, dei cittadini tutti, senza distinzione fra “popolo” buono ed “élite” presunte cattive e ad esso nemiche.

L’esordio del Presidente è perciò avvenuto in perfetto stile populista – il che forse non era, o sarebbe stato auspicabile che non fosse, inevitabile, anche se il Governo sarà costituito da due forze politiche francamente populiste -, e questo non può non aumentare le inquietudini di chi ravvisa nel populismo – come una letteratura sterminata dimostra – un pericolo per le istituzioni della democrazia rappresentativa che è, e deve restare, la stella polare della nostra convivenza e deve perciò guardarsi dal populismo. Perciò quello del Presidente Conte non sembra un buon inizio.

Foto in evidenza: Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte

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