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Pugliesi, vituperio delle genti

Parafrasando il grido di rabbia e dolore del conte Ugolino nel XXXIII canto dell’Inferno, potremmo a nostra volta urlare: “Ahi Pugliesi vituperio de le genti del bel paese là dove ‘l sì suona”. Ma lo strale non sarebbe diretto a tutti i pugliesi nel loro insieme, ma a quella particolare e singolare fattispecie umana denominata “classe dirigente del centrosinistra”. Pugliese, appunto. Ovviamente, la particolarità negativa di cui si dirà è estendibile a tutta la classe dirigente nazionale. Insomma, manco il tempo di gioire per il clamoroso (nei numeri, non sull’esito) e meritatissimo successo di Antonio De Caro a Bari, che si è (ri)aperta immediatamente la battaglia in vista delle regionali del 2020. Elena Gentile, eccellente ex assessore regionale al welfare e, per un breve periodo, alla sanità regionale, nonché ex parlamentare europeo del PD, da sempre piuttosto critica nei confronti dell’amministrazione Emiliano, fa intendere la sua disponibilità a scendere in campo e sfidare lo stesso Michele Emiliano in vista di eventuali primarie.

Nella foto: Elena Gentile (Pd)

La deputata democratica, salentina ma eletta in Emilia Romagna, Teresa Bellanova, assai capace nella gestione di crisi aziendali e nel confronto con le parti sociali, rilascia dichiarazioni ed interviste in cui attacca a testa bassa, senza alcuno sconto, l’attuale Presidente della Giunta regionale. Il consigliere Regionale e coordinatore regionale di ART. 1, Ernesto Abaterusso, tira fendenti all’una e all’altra paventando che tali iniziative personali comprometterebbero il prossimo anno un possibile successo – sondaggi alla mano – del centrosinistra. Il PD regionale, nella persona del suo segretario, cerca di barcamenarsi alla meglio partorendo una segreteria regionale in cui sono presenti tutte le componenti del PD pugliese (e, credetemi, sono tante con tendenza ad aumentare) nella speranza che ciò serva ad abbassare i toni e a trovare una soluzione quanto più possibile unitaria.

Nella foto: Michele Emiliano (Pd)

Sul gruppo consiliare del PD stendiamo un pietoso velo. Emiliano, intanto, ostenta tranquillità nonostante un paio di suoi assessori e personaggi di spicco della sua maggioranza, che hanno alloggiato in quasi tutti gli schieramenti politici, hanno pensato bene di sostenere alle ultime europee uomini del capitano, ma Totò lo avrebbe definito caporale, Salvini. C’è, infine, un’associazione “La Giusta Causa”, animata dall’ottimo avvocato Michele Laforgia, anch’essa assai critica nei confronti di Emiliano e che, tra le altre, ritiene che il perimetro della possibile e futura maggioranza debba essere delineato con nettezza, non lasciano spazio ad avventurieri della politica, a quelli che offrono il proprio peso elettorale in cambio di vantaggi più o meno confessabili. Ritiene, a questo proposito, che vada replicata proprio l’esperienza vincente di De Caro. Dimentica, però, che nella selva di liste che hanno sostenuto il Sindaco di Bari, qualche personaggio non proprio politicamente cristallino ha trovato alloggio.

Nella foto: Michele Laforgia (La giusta causa)

Bene, se questa è la fotografia sostanzialmente reale della situazione, è possibile scindere nel mare variegato delle posizioni la ragione dal torto? No, non è possibile. Per quanto paradossale possa sembrare, hanno tutti ragione. Ha ragione Emiliano nel difendere la sua esperienza di governo (e ci mancherebbe); ha ragione la Gentile nel ritenere dal suo punto di vista che questa esperienza è fatta da più ombre che luci e nel voler spendere a livello regionale il cospicuo patrimonio di consensi ottenuto alle recenti europee; ha ragione la Bellanova a criticare ciò che ritiene dannoso per i pugliesi; ha ragione Abaterusso quando indica nel fuoco amico la possibile causa di una prossima sconfitta; ha ragione Laforgia nel reclamare chiarezza nelle alleanze. Più che di ragione, in realtà, dovremo parlare di legittimità e, quindi, concludere che tutti quegli attori hanno piena legittimità ad esprimere ciò che pensano, a manifestare ciò che vorrebbero.

Nella foto: Ernesto Abaterusso (Art. 1)

Ma, al netto dei toni un po’ troppo urlati da parte di alcuni, è la forma che lascia perplessi. E mai come in questo caso la forma è sostanza politica. Non so se è la conseguenza di essersi formati ad una particolare scuola politica, la stessa, sia detto per inciso, a cui si è formata la quasi totalità degli esponenti politici citati, ma sono affezionato all’idea che nessuno a te vicino, qualsiasi posizione politica e/o istituzionale occupi, debba essere assunto a moglie di Cesare ed in ragione di ciò al di sopra di ogni sospetto. Di compagni di partito cialtroni ed incapaci ne ho conosciuti tanti nella mia – oramai – lunghissima militanza, ma non l’ho mai detto pubblicamente sui giornali o sui social. A dire la verità, neanche privatamente.

Credo che Emiliano o chi per lui possa e debba essere criticato se si ritiene di doverlo fare, ma ci sono le sedi deputate per farlo. L’unico che obietterebbe che questo è un modo vecchio di intendere e fare politica è Giggino Di Maio e questo basterebbe per chiudere qui la questione. In realtà non è un modo vecchio, ma sano di fare politica. Quando vediamo e ascoltiamo Giggino stesso litigare con il Caporale, quale naturale reazione abbiamo? Quella di pensare e di dire che se litigano tra di loro, come fanno ad essere credibili? Perché tale domanda non ci dovrebbe riguardare?

Personalmente ho criticato anche ferocemente Renzi e altri dirigenti nazionali del PD, ma l’ho fatto all’interno del mio circolo e, pubblicamente, quando ho abbandonato quel partito.
E sta proprio qui il problema. Il problema è ancora quel partito. Un partito in cui sono saltate tutte le regole, in cui si è gradualmente affermata una sorta di “costituzione materiale”, che ha fatto carta straccia di quella formale tranne che in alcuni passaggi, tipo quei regolamenti di conti interni che continuano a chiamare congressi. In attesa che Maurizio Martina definisca le nuove regole di convivenza nel PD e considerando che il centrosinistra non si esaurisce nel PD, è lecito e legittimo chiedere che chiunque sia interessato al futuro della Puglia,  – ma la cosa, si sarà capito, vale per l’intero Paese – inizi ad incontrarsi e a discutere senza alcuna pregiudiziale? Come per ogni auto che ha percorso un bel po’ di chilometri, si faccia un tagliando alla giunta pugliese e si verifichi se su alcuni punti, tipo sanità pubblica, ciclo integrato dei rifiuti, agricoltura, lotta alla povertà, è stato fatto tutto bene o tutto il possibile e si cerchino, eventualmente, dei correttivi. Poi, se lo si riterrà opportuno, si facciano pure ste benedette primarie. Ma dovrà essere una competizione su chi si ritiene sia il profilo giusto nell’attuare un programma di governo che già c’è, non un programma diverso per ogni competitore! Ed infine, in casi come questo, l’individuazione del candidato Presidente, le primarie che io ricordi erano di coalizione non di partito. Ma anche questi due aspetti sono parte di quel problema.

Foto in evidenza: La sede della Giunta Regionale della Puglia

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