zedda2016

Quando la sinistra fa la sinistra, vince, come a Cagliari

Cagliari è una città, capoluogo di regione, 150 mila abitanti, non proprio l’ultimo dei paesini dell’Italia minore: è fra quelle città andate alle elezioni amministrative che, unico capoluogo di regione, al primo turno ha confermato il suo sindaco Massimo Zedda con il 51% dei voti. Eppure nessuno, o quasi, nel tourbillon delle dichiarazioni post elettorali ne parla. Che strano. Renzi, nel complessivo “risultato non soddisfacente” (come ha ammesso con bersaniano aplomb) di questa tornata elettorale, avrebbe potuto annetterselo con più decisione, se non altro per lenire un po’ il dolore. Ma no, si è preferito sottolineare un generico “risultato positivo in quasi 1.000 comuni su 1.300” o un non pervenuto risultato del “PD intorno al 40% quasi ovunque”. Perché? Naturalmente perché il risultato di Zedda fuoriesce dallo schema interpretativo della realtà di Renzi e ancor più dalla sua “narrazione” del partito che ha voluto costruire. Zedda passa al primo turno, migliorando il risultato del 2011 quando fu costretto al ballottaggio partendo da un 45,15% , con una coalizione di sinistra e Partito Sardo d’Azione.

QUANDO LA SINISTRA FA LA SINISTRA – Questo mi sembra un primo dato interessante per questa rubrica di “Cose sinistre”: quando la sinistra fa la sinistra, viene riconosciuta come tale e premiata. Di contro possiamo dire che quando la sinistra si traveste da destra, perde (v. Napoli e l’unica occasione in cui si è vista la candidata PD Valente nella conferenza stampa in cui Verdini l’affiancava annunciandole il suo sostegno); quando la sinistra non si caratterizza, pareggia e rischia di perdere (v. Milano dove, per quanto sforzi a parole fatti da Sala, non mi pare sia riuscito a convincere gli elettori di essere “uno di sinistra”). Certo, conta anche il profilo del candidato e nel risultato c’è anche un giudizio sull’operato locale dell’amministrazione da lui guidata. Ma su questo potremmo dire che la narrazione che di Zedda e la sua amministrazione si faceva, era di un governo dei cantieri aperti (Lungomare Poetto) e delle piste ciclabili, che però, alla luce dei fatti, deve aver convinto i cagliaritani. Certamente più di quanto Fassino abbia convinto i torinesi, o Cosolini i triestini (quest’ultimo superato dall’ex sindaco di centrodestra Dipiazza, la cui amministrazione deve essere sembrata ai triestini certamente non peggiore di quella di Cosolini).

Venendo in Toscana, su questa scia, cosa dovremmo concludere dopo il risultato del primo turno a Grosseto, dopo dieci anni di amministrazione di centrosinistra? Oppure a Sesto Fiorentino dove, evidentemente, peserà un giudizio sull’amministrazione cittadina di Sara Biagiotti (e di cui il candidato PD Zambini è stato vicesindaco e che ora, candidamente, dice che “il nostro obiettivo sarà spiegare perché rappresentiamo il cambiamento di una città da troppo tempo ferma e isolata”).
Ecco, a me convince di più la spiegazione politica: la sinistra non vince camuffandosi da qualcosa che non è o che non dovrebbe essere nell’immaginario degli elettori. Certo, la sinistra vince rinnovando la sua analisi, le sue ricette politiche, il suo personale dirigente e finanche la sua immagine, ma il cambiamento richiede anche coerenza ad alcuni valori, principi, idee costituenti dell’essere, appunto, sinistra. Penso, non conoscendolo, che a questi capisaldi si sia attenuto Zedda quando è diventato sindaco, durante il suo primo mandato e quando ha costruito la sua candidatura per il secondo mandato, con una campagna elettorale tranquilla, non urlata, senza trasformismi per ricercare il consenso di tutti. Il suo progetto si è presentato come un progetto di sinistra, nonostante che il Partito Sardo d’Azione sia un partito in questo senso non caratterizzato, e come tale è stato riconosciuto e premiato dagli elettori. Mi sembra una conclusione incontrovertibile, che non ha bisogno della conferma del ballottaggio fra 15 giorni.

SENZA SPAZIO LA SINISTRA “PURA” – Per contro, i risultati delle altre grandi e medie città, per quanto riguarda la sinistra ci dicono un’altra cosa, interessante se letta in combinato disposto con il risultato di Cagliari: non c’è spazio elettorale rilevante, almeno al momento, per una sinistra pura (o purista) che si opponga frontalmente al PD. I casi di Torino e Roma dimostrano che la sinistra non riesce ad attrarre in modo significativo i consensi dell’elettorato di sinistra del PD, che più volentieri vota M5S o, più probabilmente, si astiene. Il caso di Cagliari ci dice, invece, che la sinistra che si allea con il centrosinistra (SEL e PD oggi, domani chissà), rafforza i singoli partiti e può vincere nel complesso.
Chiaramente una Cagliari non fa primavera, ma nell’inverno gelido in cui è piombato il PD in questa prima tornata di elezioni amministrative anche un tiepido sole sardo può aiutare.

Nella foto di copertina: Massimo Zedda, il sindaco di Cagliari, riconfermato al primo turno 

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