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Quando lo Stato fa l’imprenditore coraggioso e generoso

Questo articolo, di Rutger Bregman, è apparso il 12 luglio 2017 sul Guardian, con il titolo “Look at the phone in your hand – you can thank the state for that”. Ne pubblichiamo di seguito una sintesi.

Chi sono i visionari che guidano il progresso umano? La risposta la conosciamo tutti: gli spiriti liberi e i sognatori. I Mark Zuckerberg e gli Steve Jobs. Giganti con una visione inflessibile e una volontà di ferro. «L’innovazione è ciò che fa la differenza fra chi guida e chi segue», per dirla con le parole dello stesso Steve Jobs. E, come tutti sappiamo, fra “chi guida”, fra i leader, non possiamo certo annoverare il governo. Del resto, quasi tutte le imprese innovative dei nostri tempi sono statunitensi, paese in cui lo Stato è decisamente più piccolo che in Europa. Il ruolo del governo è solo quello di creare le giuste precondizioni: buona istruzione, infrastrutture solide, incentivi fiscali attrattivi per le imprese innovative. E basta. È impossibile che lo Stato abbia un qualsiasi ruolo nello scoprire la “next big thing”.

Tutto vero, no? Non proprio.

La nostra storia inizia il 1° aprile 1984 in un capannone di fortuna in una zona isolata di Veldhoven, una città nel sud dei Paesi Bassi. Qui nasce una piccola start-up chiamata ASML: un’iniziativa imprenditoriale congiunta fra Philips e ASM International per produrre “sistemi di litografia hi-tech”. In parole povere: macchine che disegnano piccole linee sui chip. Ci lavorano una dozzina di esperti informatici.

Venticinque anni dopo, la ASML è una grossa azienda che impiega più di 13.000 ingegneri in 70 sedi in 16 differenti paesi. Con un giro di affari di 5,9 miliardi di euro e guadagni per 1,2 miliardi, è una delle compagnie olandesi di maggior successo di sempre. A livello globale, controlla l’80% del mercato delle macchine per produrre chip.

È il motore principale dietro internet, i computer moderni e le macchine senza conducente.

Ma chi c’è alla base del successo della ASML? La storia raccontata dall’azienda segue i canoni classici: una manciata di rivoluzionari che si sono messi insieme e hanno cambiato il mondo. Duro lavoro, sudore e determinazione indomabile contro mille difficoltà. “Una storia di individui – spiega l’azienda – che insieme hanno raggiunto la grandezza”.

In tutti questi racconti manca sempre, però, uno dei protagonisti: il governo.

Sin dal principio, l’ASML ha ricevuto finanziamenti statali. A palate. Quando nel 1986 la crisi globale nel settore dei chip aveva messo in ginocchio l’azienda olandese e mentre molti competitor finivano gambe all’aria, l’ASML ha ricevuto una spinta dal governo nazionale.
E così coloro che erano sopravvissuti alla crisi non avevano più fondi per sviluppare la “next big thing” e, mentre i competitor erano impegnati a leccarsi le ferite, la ASML è balzata al primo posto.

Ma l’ASML è un’anomalia nella storia dell’innovazione, no? Non proprio.

Lo spiega bene Mariana Mazzucato nel suo libro “Lo Stato innovatore”. L’innovazione radicale inizia sempre con il governo. Prendiamo ad esempio l’iPhone, il simbolo del progresso tecnologico moderno. Ogni singola briciola di tecnologia che rende l’iPhone uno smartphone è stata sviluppata da ricercatori a libro paga dello Stato.

Ma, quindi, perché quasi tutte le aziende innovative dei nostri tempi provengono dagli Stati Uniti? La risposta è semplice. Perché è la patria di un imprenditore coraggioso: il governo degli Stati Uniti d’America.

Al giorno d’oggi, è opinione comune che i governi dovrebbero intervenire solo quando i mercati “falliscono”. Ma la verità è che il governo può creare veri e propri mercati. Il vero segreto del successo della Silicon Valley, o dei settori delle bio e nanotecnologie, è che gli investitori privati hanno potuto fare affidamento su una grande quantità di investimenti pubblici.

La vera innovazione ha bisogno di almeno 10/15 anni per svilupparsi, mentre gli investitori privati vogliono attendere al massimo 5 anni e non partecipano al gioco finché tutti i rischi principali sono superati. Dai governi.

Non è quindi la “mano invisibile” del mercato che indica la strada, ma quella generosa dello Stato. Il governo non esiste solo per amministrare la vita e supportare i mercati in crisi. Senza il governo, molti di questi mercati non esisterebbero nemmeno.

Lo Stato non deve attendere le indicazioni del mercato, ma avere una visione e prendere decisioni. Le più grandi sfide del nostro tempo – dal cambiamento climatico all’invecchiamento della popolazione – necessitano di un governo imprenditore che non abbia paura di correre dei rischi.

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