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Renzi, la Bonino e le insidie del Rosatellum

E’ passato un po’ di tempo da quando all’indomani dell’approvazione a colpi di reiterate fiducie fu approvato il Rosatellum e Matteo Renzi si affannava che questa nuova legge elettorato avrebbe favorito la formazione di coalizioni, in vista delle quali il Pd avrebbe fatto valere la sua capacità di aggregazione. Ora alla vigila della presentazione delle liste le cose non sembra stiano proprio così. Chi ha mostrato più capacità di aggregazione è stato Berlusconi che la sua coalizione con leghisti e fratelli d’Italia l’ha messa in piedi estendendola anche ad una quarta gamba di ex democristiani, ex alfaniani e Quagliariello. Certo, una sorta di armata Brancaleone in grado di promettere tutto e il contrario di tutto, ma in grado di arrivare senza rotture clamorose al 4 di marzo.

Quanto a Renzi e al Pd per ora hanno definito soltanto l’alleanza con gli alfaniani, guidati da Beatrice Lorenzin, con la lista Insieme (il socialista Nencini, il verde Bonelli e il già prodiano Santagata). In arrivo sarebbe comunque anche una lista Verdini magari arrichita da qualche presenza repubblicana. Insomma: non tanta roba (termine caro a Renzi e all’ingegner De Benedetti). E neanche di particolare brillantezza: con la lista Lorenzin e il probabile arrivo di Verdini che caratterizzano l’alleanza come aperta a destra, e la lista Insieme preoccupa non poco anche alcuni esponenti del Pd che ritengono quei voti sovrapponibili a quelli già del Pd. Laddove sovrapponibili vorrebbe dire sottratti al Pd. Insomma per ora liste, un po’ di arredamento, un po’ civetta.

Naturalmente è ancora aperta la possibilità di un’alleanza (questa sì di una certa sostanza politica e, perchè no, organizzativa) con la lista Più Europa, vale a dire dei radicali più Tabacci. Una lista, che proprio per la generosità dell’esponente di Centro democratico, consentirà ai radicali di non dover raccogliere le firme. Finora però la Bonino, che ha spiegato come il Pd non sia un suo nemico, non ha ancora dato il via libera definitivo. Per motivi politici e, credo, anche organizzativi.
Va detto e ricordato che i radicali più volte si sono presentati da soli. Addirittura nelle Europee del giugno 1999 proprio la lista Bonino prese più di due milioni e mezzo di voti (8 e rotti per cento in percentuale). Ora la Bonino potrebbe scegliere, visto che non ha più l’incombere della spada di Damocle delle firme sul proprio capo, di andare al giudizio degli elettori in solitaria o meglio con a fianco il solo Tabacci. E in questo caso sarà più facile cercare di avere voti fuori del perimetro dell’elettorato Pd. Naturalmente pesano anche questioni politiche: la Bonino non ha mai nascosto di considerare pessima la legge elettorale voluta da Renzi e da Gentiloni a colpi di fiducia. E soprattutto ha dato un giudizio durissimo sugli accordi fatti dal ministro Minniti in Libia che affidano i migranti e i richiedenti asilo che fuggono dalle guerre alla custodia delle forze di polizia libiche.
Insomma ottenere dalla Bonino il via libera all’ingresso di “Più Europa” nella coalizione a guida Pd è possibile, forse probabile, ma non scontato. Peraltro in questi giorni il segretario del Pd è impegnato in un altro difficile negoziato interno per scegliere le candidature del Pd tra richieste di deroghe statutarie e necessità di non scontentare del tutto quel che resta della minoranza interna. In quest’ambito il segretario dovrà dire anche diversi no. Magari dopo aver dovuto dire qualche sì in più al tavolo della trattativa per ottenere l’ingresso in coalizione dei radicali.
Non c’è dubbio che il Rosatellum, voluto da Renzi e avversato dai radicali, concede, al tavolo della trattativa, un vantaggio a questi ultimi e non al primo. E’ l’eterogenesi dei fini, che spesso, le brutte leggi elettorali provocano.

Nella foto: Emma Bonino e Matteo Renzi

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