Sinistra

Riscriviamo le nostre parole: Sinistra

C’è un senso di timore, il quale per troppo tempo ha avuto a che fare con una percezione di pudore e vergogna, che la generazione nata poco dopo la caduta del muro di Berlino e formatasi nel ventennio berlusconiano ha avuto nel definirsi socialista, progressista, o più comunamente di sinistra. Una perdita del nostro vocabolario che più di tutto ha svuotato il nostro linguaggio e traviato la nostra identità. Questa generazione non è stata in grado di trovare una sua radicata presenza e un senso di appartenenza a una comunità sociale e politica, a lungo sfilacciata, perché vittima di una sterile nostalgia o affetta dalla sindrome dell’epoca d’oro: quella negazione del presente che ti getta all’inseguimento di una felicità e un’identità ormai passata. Non potevamo definirci comunisti perché questa ideologia non aveva più nomenclatura in un partito di massa e plurale, perché non avevamo il diritto di sentirci alternativi all’impostazione neoliberista che l’Occidente aveva imposto, di dichiararci socialisti perché quel partito aveva drammaticamente tradito il suo messaggio e la sua funzione. Allora molti di noi hanno cercato surrogati, panegirici inutili, che ci hanno posizionati in un’ambigua zona grigia irriconoscibile al nostro popolo. Facevamo paura al dibattito politico e non capivamo bene il perché. Avevamo idee alternative, che però dovevamo mascherare, perché c’era nella nostra storia, quella che non avevamo scritto e non avevamo condiviso, un’ombra dittatoriale che spaventava l’elettorato.

A quale prezzo ci siamo liberati delle nostre parole se non quello di non riconoscere chi la pensava come noi, chi come noi aveva un progetto di solidarietà comune e di senso della morale e dello Stato. Scissioni e progetti comuni hanno fallito e proliferato perché non c’era l’audacia di rendere in una definizione un programma chiaro. Le discussioni interne sono state lungamente terreno di guerre di potere mascherate dietro al nome di una lista o di un partito privo di un suo concetto e di una sua definizione fondante. Sparpagliati e livorosi abbiamo scelto di prendere parte a progetti politici differenti, spinti dall’egoismo a cui la difficoltà di comunicazione e comprensione conduce. La stessa comunicazione è divenuta materia di vigliacca persuasione, di raggiri, svuotando il suo senso etimologico di impegno e compito da svolgere insieme.

Ora, sull’esempio di grandi e ambiziosi progetti europei e progressisti sentiamo il dovere di farci carico di una sintesi, un progetto collettivo che ci renda nuovamente parte di un unico popolo, di un riscatto da cercare insieme. L’attendismo della socialdemocrazia ha frammentato una classe dirigente che ha vissuto stesse vessazioni, stesse ambizioni, che non è stata capace di legarsi attorno a una definizione netta quanto semplice: chi guarda il mondo con gli occhi dei più deboli è una persona di Sinistra. Chi promuove i principi di integrazione e di giustizia sociale è una persona di Sinistra.

Chi crede in idee radicali, che nulla hanno a che fare con l’intransigenza del radicalismo, è una persona di Sinistra (per quanto si possa mitigare con ‘centro-‘). Di più, è terminato il tempo che ci obbligava a sottostare a regole economiche e sociali marchiate a fuoco nella nostra cultura, perché non può esserci alcuna alternativa a questo sistema. Ora, la sfida è questa: riconoscersi come portatori di nuove, nette e semplici idee; ricominciare a parlare di noi, non come guardiani scomodi di una deriva inevitabile ma come reale e chiara alternativa strutturale. Questo processo passa da un linguaggio chiaro, quello che nei decenni del dopoguerra ci ha resi collante sociale e culturale e che per altrettanti decenni ci ha resi distanti e incomprensibili. La precisione delle nostre parole sarà, nei mesi seguenti, la nostra identità. Precisione come sottrazione di barocchismi e politicismi, una scelta razionale e passionale di chiarezza e alleggerimento. Liberi dal timore di non essere compresi, di essere tagliati fuori dal dibattito appiattito, il compito della generazione nata con la caduta del muro è rintracciare poche, condivise e semplici definizioni. Riscriviamo le nostre parole, torniamo Sinistra e ritorneremo a essere.

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