Roberta D'Amico Enrico Rossi

Roberta D’Amico: Articolo Uno deve ripartire dai giovani

Roberta D’Amico, a 15 anni la sua prima tessera di partito fino a ricoprire incarichi regionali e nazionali. A 18 anni si candida alle elezioni comunali della sua città risultando la più votata. Candidata alla carica apicale all’Università degli studi di Salerno risulta la più votata della storia al nucleo di valutazione. Presidente dell’associazione provinciale ” insieme” con sede a Pontecagnano. Ideatrice della lista LiberaMente che ottiene il 67,5% alle elezioni. Si dimette dai giovani democratici di Salerno per ritrovare l’entusiasmo della Sinistra in un nuovo progetto.

Nei testi sacri troviamo un chiaro riferimento a un rivoluzionario programma politico di sinistra: “gli ultimi saranno i primi”. Quest’idea, che è alla base della convinzione sociale e umanitaria della religione, si è trasformata, grazie alla politica, in norme che concretamente hanno cercato di renderlo vivo e reale già nel nostro mondo, senza aspettare i rintocchi delle campane ultramondane. La libertà di espressione, il riconoscimento e la difesa della proprietà privata; l’uguaglianza di fronte alla legge; il diritto di scegliere attraverso il voto chi ci governa. Tutte queste conquiste sono state fatte negli anni grazie a lotte senza quartiere, a movimenti che non sempre hanno portato a casa il risultato al primo tentativo.

Articolo Uno è il nostro movimento. Un movimento che vuole riportare al centro della politica proprio gli ultimi, coloro i quali la politica ha messo da parte, preferendo una difesa ad oltranza dello status quo. Possiamo continuare ad avere una società bloccata dove gli ascensori sociali non ci sono o al massimo sono fuori servizio? E’ proprio questo arretramento delle prospettive che costringe giovani come me a cercare, lontano dalla nostra amata Italia, quello che qui non trovano: la possibilità di realizzarsi e di essere felici. Davvero possiamo permettere che milioni di ragazzi smettano definitivamente di credere di sviluppare sé stessi e la propria vita nella terra natale?

Bene abbiamo fatto, già dal nome, a richiamarci al valore sacro e fondamentale del lavoro. Ma il lavoro può essere declinato in molti modi. È da ascrivere a questa categoria una ragazza che, per pagarsi gli studi universitari, fa la barista a nero per 20 euro al giorno? Si può considerare un lavoro qualificante e degno, una occupazione pagata meno di 500 euro al mese? È da valutare positivamente l’eliminazione dell’art. 18 e l’introduzione di contratti fintamente a tempo indeterminato? “Esci partito dalle tue stanze e torna amico dei ragazzi di strada”. I ragazzi di strada sono coloro i quali vivono queste situazioni sulla loro pelle. E quando ci si chiede perché i giovani sono disinteressati alla politica la risposta è ovvia: un giovane deve dedicare tutto il suo tempo a capire come risolvere i suoi problemi e vivere con dignità. La politica, che è una delle cause principali per le quali egli non ha tempo, non può rientrare nemmeno nei suoi pensieri, se non come qualcosa da abbattere, da superare. Proprio questo è il confine tra politica e anti-politica ed è qui che nasce il cortocircuito che ha alimentato i populismi e i partiti che interpretano questo sentimento.

Articolo Uno deve dare di nuovo la possibilità ai giovani di occuparsi dello Stato, di quella comunità di valori che ci unisce tutti sotto la stessa bandiera. E per farlo deve innanzitutto partire dal principio, da dove l’individuo si forma e costruisce il suo domani: la scuola. La scuola è stata distrutta negli ultimi vent’anni, è stata ridotta a un supermercato fatto di crediti, debiti, offerte formative e saldi stagionali. La scuola è la base della comunità e deve ritornare ad assumere un valore alto. Gli insegnanti devono essere messi nella posizione di essere liberi e non costantemente sotto ricatto dai dirigenti scolastici, dai ragazzi e dai loro genitori. Lo scopo dell’insegnamento non è quello di rientrare in determinati parametri e soglie per avere finanziamenti pubblici, ma quello di creare conoscenze e di diffonderle. I ragazzi devono tornare ad avere timore e rispetto dei loro maestri e delle loro decisioni: devono ritornare ad ascoltare. Va poi abolito immediatamente quest’ultimo ritrovato del finto e perverso capitalismo all’italiana applicato all’istruzione: l’alternanza scuola-lavoro. La scuola serve a formarti ma già dall’etimologia greca della parola possiamo dedurre che la sua funzione è proprio quella di essere “ ”. Libero dalle costrizioni e dalle logiche del mercato. Mercato che tra l’altro in Italia è completamente bloccato. Bisogna tornare a darsi tempo: nulla si crea dal nulla ma nulla si crea in un istante. Tutto è un processo fatto di passi in avanti e arretramenti, l’importante è avere ben chiara la direzione di marcia.

Articolo Uno deve quindi ripartire dai giovani. Ridare loro il tempo per formarsi, per amare la propria comunità; il tempo per creare un futuro attraverso un lavoro degno di questo nome e pieno delle giuste garanzie per immaginarsi nel domani; il tempo per ritornare a occuparsi non solo della immancabile lotta per la sopravvivenza, ma anche per impegnarsi in prima persona in politica da persone libere; il tempo per far sì che gli ultimi possano avere la possibilità di diventare davvero i primi. Se riusciremo a fare tutto questo, il nostro tempo sarà quello giusto.

Nella foto di copertina: Roberta D’Amico ed Enrico Rossi

 

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