Terremoto

Rossi: “100 miliardi in 10 anni per dire basta all’economia della catastrofe”

La terra nell’Appennino Centrale continua a tremare, questa mattina alle 6.28 c’è stata una scossa di magnitudo 4.8, Amatrice, Campotosto, Capitignano e Montereale i centri più vicini all’epicentro.

Il bilancio, ancora provvisorio, delle vittime: al momento, i morti accertati sono 268. Le persone tratte in salvo 238. La Protezione Civile ha annunciato che “nelle Marche non ci sono più dispersi”. Domani, giornata di lutto nazionale, ad Ascoli Piceno si svolgeranno i funerali di stato delle vittime marchigiane, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Il problema della ricostruzione e della messa in sicurezza antisismica delle abitazioni e degli edifici pubblici. Il Presidente della Toscana Enrico Rossi ha scritto un articolo sul blog che cura per l’Huffington Post, dal titolo “Renzi chieda all’Europa tutta la flessibilità per la ricostruzione”, che vi riproponiamo.

La scienza ci dice che non si possono prevedere l’ora e il giorno dei terremoti, ma i luoghi a rischio si conoscono e c’è una mappa per l’Italia, anche sa va aggiornata perché è ferma al 2006.

L’unica strategia possibile è una grande opera pubblica del valore di decine e decine di miliardi, con il sostegno ai privati che investono per le loro abitazioni. Occorre mettere al sicuro gli edifici pubblici: scuole, ospedali, stadi e chiese, per assicurare assistenza e copertura in caso di calamità. Secondo la protezione civile per rendere antisismico il patrimonio nazionale servono 50 miliardi. Bisogna rilanciare gli eco-bonus per i privati (sgravi del 65% dell’Irpef e dell’Ires) estendendoli alla manutenzione e all’adeguamento antisismico anche per i prossimi anni a partire dall’imminente manovra finanziaria. Non sono sufficienti le proroghe, essi vanno resi stabili. Devono cambiare anche i criteri di accesso.

La platea di chi deve beneficiarne va estesa anche a quei contribuenti che hanno un reddito così basso da non presentarne denuncia o da non beneficiare di detrazioni. È il momento di farlo, trovare questi soldi per un piano pluriennale per dare al paese sicurezza, serenità e occupazione. Ho letto fonti governative che stimano inoltre una spesa di 5 miliardi in 10 anni per la messa in sicurezza del territorio. Sommando a questi gli interventi antisismici serve una massa di investimenti di almeno 10 miliardi per 10 anni, che potrebbe generare occupazione per almeno 200.000 persone, da destinare per metà alla sicurezza antisismica e per metà alla difesa ambientale e idrogeologica.

L’Europa conservatrice e la Troika direbbero di no? Lo facciamo lo stesso e restiamo nell’Ue; un continente nato per ricostruire i paesi e le industrie distrutte dalla guerra. Renzi deve chiedere su questo piano il sostegno convinto di tutto il paese, di tutto il suo partito, di tutte le forze politiche, delle forze sociali e delle massime cariche istituzionali. Il parlamento deve operare come un sol uomo su questa materia. Abbiamo alle spalle anni di malcostume e cattiva spesa. Un’economia della catastrofe che dall’Irpinia in poi ha dissestato le casse dello Stato senza porre veri argini all’alto rischi che corre il paese.

Siamo campioni dell’emergenza e dei soccorsi, e questo è un merito, ma la nostra reputazione dipende anche da pagine vergognose del nostro passato più o meno recente. Per invertire la rotta, la rimozione colpevole della nostra fragilità e la cattiva spesa devono finire. A chi ritiene questo progetto troppo ambizioso ripeto che basta un piano decennale da 100 miliardi d’investimenti fuori dal patto di stabilità. Una spesa sostenibile. Per realizzarlo in certezza bisognerà però istituire un gruppo nazionale con forti poteri di monitoraggio, controllo e commissariamento per la realizzazione dei lavori e per contrastare infiltrazioni e corruzione.

Le opere ferme devono sbloccarsi e proseguire. L’interesse prioritario dovrà essere la sicurezza per la vita dei cittadini, pena la tenuta della nostra democrazia. Nel paese ci sono troppi cantieri in sospeso. Usiamo tutta la flessibilità per uscire concretamente da questa palude. Daremo un contributo a consolidare lo Stato italiano e l’unità europea, spendendo nell’unico modo razionale e possibile risorse che, in quanto quota debito, saranno a carico di chi verrà dopo di noi.

Le alluvioni, i terremoti e i dissesti ambientali riguardano tutti. Come scrive Antonio Polito sul Corriere della Sera, i cittadini europei hanno bisogno di una forza “utile” che sappia risolvere i problemi concreti invece di perdersi in summit e chiacchiere. Ora ad esempio non basta più parlare di ricostruzione, abbiamo già visto all’opera con Berlusconi macchine sceniche di questo tipo. Al buon cuore dei cittadini servono le ragioni fondanti dell’essere uno Stato e una democrazia. Forza Renzi, “qui si parrà la […] nobilitate” tua e di un’intera classe dirigente.

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