La stazione di Sant'Ilario

Sant’Ilario, il Furioso e La Guerra di Piero

“Appena scese alla stazione nel paesino di Sant’Ilario tutti si accorsero con uno sguardo che non si trattava di un missionario”. Ho estratto qualche parola da una canzone di Fabrizio De André perché domani nella mia provincia, nel paese di Sant’Ilario d’Enza, farà tappa il treno di Matteo Renzi.

La nota comparsa sulla stampa locale parla di “una toccata e fuga e poi via, verso il parmense”. Mentre il Segretario del PD continua a transitare per paesi e città italiane cercando di ricompattare la base del suo Partito e ricevendo molte contestazioni, da diversi giorni si è intensificata la campagna di alcuni grandi testate giornalistiche a sostegno “dell’unità del centrosinistra“.

Il Segretario del PD però non è impegnato in questo tentativo. Continua a fare il suo viaggio in treno e lascia ai “Padri Nobili” la responsabilità di trattare con i propri ex compagni di Partito.

Anche se la praticabilità di questa operazione esistei solo nella testa di alcuni redattori, la campagna mediatica sta avendo una certa risonanza nell’elettorato democratico.

Proprio questa mattina un professore di lettere che ho incontrato nella piazza del Municipio di Reggio Emilia mi ha fermato per raccontarmi un episodio tratto da un poema di Ludovico Ariosto. L’episodio, tratto dal canto I dell’Orlando Furioso, descrive il duello tra i cavalieri Rinaldo e Ferraù. Entrambi innamorati della bella Angelica, si battono a lungo non accorgendosi che nel frattempo lei – rubando il cavallo di uno dei due – è fuggita. Smettono, quindi, di lottare comprendendo che l’unico vero obiettivo da perseguire è cercare di raggiungerla. I cavalieri Ferraù e Rinaldo, nell’esempio del R, rappresenterebbero la sinistra ed il PD.

Nella foto: Il duello tra Rinaldo e Ferraù (Orlando Furioso)

Non voglio ripetere interventi già fatti ma se leggiamo le azioni compiute negli ultimi tre anni non c’è mai stato un solo gesto distensivo e unificante del centrosinistra. L’ambiente, la scuola, il lavoro e le riforme sono state occasioni per sostenere e rilanciare una certa strategia: rivolgersi a destra nella ricerca dei voti parlamentari (e non solo). La legge elettorale è stato il colpo finale: 8 voti di fiducia su una legge per la quale oggi ci si lamenta perché “consegnerà il paese alla destra”.

Ed allora mi pongo una domanda: c’è ingenuità “nei Padri Nobili” o c’è semplicemente disperazione? Dov’era Piero Fassino quando si votavano i provvedimenti per bypassare il referendum sul lavoro o quando i toni della campagna sulle riforme costituzionali diventavano grotteschi?

Quale film stava girando, Walter Veltroni, nei giorni in cui si alzava il tetto all’uso dei contanti o si decideva di lasciare l’esenzione dell’IMU anche sulle case di valore?

E’ abbastanza lampante il fatto che chi è uscito dal PD in dissenso con determinate politiche non accetterà di fare da stampella per salvare qualche collegio elettorale. Ugualmente ragionerà chi nel PD non c’è mai entrato e già dalla primavera 2013 è all’opposizione. E’ altrettanto evidente che anche qualora ci fossero dirigenti della sinistra disposti ad aderire alla retorica dell’unità, difficilmente un elettorato di sinistra stanco e deluso seguirebbe questa linea.

E quindi? Credo che la verità sia che uno dei due contendenti del duello, a differenza del poema di Ariosto, avesse da tempo deciso di non avere nessun interesse per Angelica. Nessun interesse per l’unità del centrosinistra, nessuna ambizione di fermare i populismi e nessuna reale disponibilità nel mettersi in discussione.

Stiamo assistendo ad un’operazione di comunicazione che nasce da quel lontano passato in cui si chiedeva sempre e comunque “l’unità del Partito“. In questo caso non c’è il nobile intento di riaprire una discussione approfondita per riparare agli errori e riunire un popolo, c’è solo la ricerca di un colpevole per il risultato elettorale di marzo.

E’ la prima vera iniziativa di campagna elettorale, nulla di più.

Credo che chi ha diviso un paese ed accolto sorridendo una delle più profonde spaccature della sinistra affronti le prossime elezioni con un obiettivo ben diverso da quello dichiarato in queste ore: portare in parlamento una pattuglia di propri fedelissimi con la quale condizionare il futuro governo.

Un governo che per forza di cose dovrà unire i voti democratici e quelli della destra, questa volta a parti invertite. Fra un anno da oggi avremo modo di rileggere i fatti e dare dei giudizi.

Nel frattempo, non perdiamo tempo con la guerra di Piero. Con tutta la stima e la simpatia che posso nutrire verso colui che è stato segretario del mio Partito, la sua è una guerra fuori tempo massimo e contro la realtà.

Foto di copertina: La stazione ferroviaria di Sant’Ilario d’Enza (Reggio Emilia)

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