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Se la politica chiede aiuto al sindacato per recuperare la cultura operaia e un po’ della nostra storia

Oggi è l’anniversario della morte di Luciano Lama, e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, insieme ad altri compagni è andato a ricordarlo al cimitero del Verano. Opportunamente questa mattina “Strisciarossa” riporta una passo del suo discorso di commiato dalla guida del sindacato: “Abbiamo sempre cercato di parlare ai lavoratori come a degli uomini, di parlare al loro cervello, e al loro cuore, alla loro coscienza. In questo modo il sindacato è diventato scuola di giustizia ma anche di democrazia, di libertà“.

Proprio in questi giorni Massimo D’Alema, prima in un’intervista televisiva a Bianca Berlinguer, poi in un’altra pubblicata su “Repubblica”, ha dato questo consiglio al neosegretario del Pd Nicola Zingaretti: “Mi piglierei uno dei pochi capi operai della sinistra, e gli farei fare un seminario di una settimana per spiegare come si parla agli operai, in 50 per cento dei quali ha votato Lega“. Aggiungendo poi: “Nel mio partito ideale in campagna elettorale, tutti i lunedì i candidati sarebbero mandati a fare comizi davanti alle fabbriche“.

Vecchie ricette, ha pensato e detto qualcuno anche all’interno del Pd. E poi: Landini è uno troppo di sinistra, un massimalista. Qualche altro ha pensato invece all’autonomia sindacale e alle incompatibilità tra mandato parlamentare e attività sindacale introdotto da tempo proprio nel Pci e nei partiti della sinistra. Eppure io credo che l’ipotesi di D’Alema sia di un’attualità sconcertante e, persino, di assoluta praticabilità e, forse, necessità. E il fatto che sia una vecchia ricetta potrebbe essere un pregio, visto come hanno funzionato le nuove. La sinistra ha bisogno come il pane del recupero di quella che è stata ed è ancora la cultura operaia. La quale ha il diritto di vivere anche e soprattutto nell’era delle tecnologie e delle fabbriche robotizzate. I problemi del precariato e della disoccupazione hanno bisogno come mai della sinergia tra sinistra e sindacato.

Guardiamoci intorno. La destra avanza e si presenta nel modo peggiore; le diseguagliaze crescono; le categorie più disagiate sono attratte dalla Lega e da altre proposte reazionarie. I partiti di sinistra non sono più strutturati organizzativamente e stentano ad essere presenti sul territorio e, soprattutto, nelle periferie. I sindacati almeno sono ancora abbastanza solidi dal punto di vista organizzativo e in grado di mobilitare più di quanto lo siano altri.

Nè possiamo dimenticare il grande contributo che i sindacati e la Cgil, forti della loro cultura operaia, sono stati in grado di dare alla politica e al Paesi in momenti drammatici come quelli del terrorismo. Il riferimento a Guido Rossa è doveroso. Ma c’è soprattutto da chiedersi se, senza l’impegno del movimento sindacale e operaio, l’Italia sarebbe stata in grado di sconfiggere le Brigate rosse.

Naturalmente anche il sindacato dovrebbe innovare alcuni suoi capisaldi. Oggi i suoi principali interlocutori non sono più soltanto o prevalentemente i già occupati e i pensionati. Ci sono i giovani, i disoccupati, soprattutto quelli delle regioni meridionali e il vasto mondo dei precari, le cui tutele sono praticamente assenti. Forse partiti di sinistra e sindacati dovrebbero riscoprire la polemica di Salvemini nei confronti delle rappresentanze sindacali del suo tempo che, a suo giudizio privilegiavano i già occupati organizzati rispetto ai disoccupati meridionali.

Ecco, io penso che l’attualità della proposta di D’Alema sia anche nel fatto che anche i sindacati, come i partiti di sinistra, debbono rilanciare e ripensare le proprie culture politiche cercando tra esse quanta più convergenza possibile. In fondo, la storia della sinistra italiana e in particolare quella dei riformisti ha sempre potuto contare sul concretismo e il pragmatismo dei gruppi dirigenti sindacali. I grandi capi della Cgil, da Di Vittorio a Novella e a Lama e, perchè no, a Cofferati sono parte della storia del riformismo. E considerare, per esempio Landini, un massimalista, è fuori della realtà. Landini, come altri sindacalisti non necessariamente della Cgil (penso a Carniti e a Benvenuto), sono soprattutto sindacalisti a tutto tondo. Che, oltre a organizzare le lotte, sapevano e sanno portare a casa risultati concreti. E, quindi, dare soprattutto buoni accordi con le controparti. E di loro oggi ha bisogno come mai la politica della sinistra e soprattutto quello che un tempo si chiamava il mondo del lavoro.

Foto in evidenza: Comizio di Luciano Lama

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