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Sinistra leggi e non avere paura

E’ domenica mattina, la prima domenica di luglio, e finalmente decidi che un po’ di sole e di mare male non ti farebbero. Però il mare fa veramente schifo, e ti chiedi se i criteri con cui vengono assegnate le “Bandiere Blu” siano davvero trasparenti, e il vento ti impedisce una lettura rilassata dei quotidiani. Che poi, anche se non ci fosse stato il maestrale, non ti saresti rilassato lo stesso, a leggerli.

Salvini, Toninelli e Di Maio a parte, leggere Eugenio Scalfari che paragona Calenda a Ugo La Malfa ti fa chiedere per l’ennesima volta perché continuo a spendere Euro 2,50 per l’acquisto de “la Repubblica” la domenica. E sì, perché la domenica ti appioppano anche “L’Espresso” e ti tocca il fondo di Marco Damilano che di qualsiasi cosa parli non può non scrivere di quegli stolti fuoriusciti dal PD (stranamente questa domenica Scalfari non lo ha fatto) usando la data di un congresso come pretesto. Il bello è che Damilano lo scrive anche quando denuncia che uno dei motivi che hanno portato alla débâcle di quel partito è stata la volontà di Renzi e del suo entourage (i due francesismi non sono casuali) di non riconoscere alcuna legittimità a chi proponeva un percorso diverso.

Però questa volta Damilano lo perdono e sono contentissimo di aver speso quei soldi, perché il settimanale da lui diretto ha riportato una testimonianza tanto bella quanto drammatica. Una testimonianza che parte da un fatto privato (è un fatto privatissimo) e si allarga alla politica, sino a sfociare nel mare piatto della sinistra.
La testimonianza è quella di Francesca Mannocchi, una giovanissima collaboratrice de “L’Espresso” che all’improvviso scopre di essere affetta da una patologia terribile: sclerosi multipla degenerativa. Inizia così il suo coraggioso calvario tra reparti di neurologia e farmacie territoriali, per le periodiche visite di controllo e il ritiro di farmaci. Condivide questa condizione con centinaia di altri individui, di diversa condizione sociale, economica, religiosa. Individui che affrontano in maniera diversa la vita, la loro nuova vita. C’è chi parla dei propri problemi serenamente, chi si vergogna e cerca di mimetizzare i farmaci nella busta del pizzicagnolo, chi è disperato e lo si legge negli occhi.

Ma tutti accomunati da un dato: si visitano e si curano grazie a quello straccio di sanità pubblica che ancora resiste. E’ questo ciò che spaventa Francesca più della sua patologia, che le annunciate politiche fiscali del nuovo governo possano far venire meno anche quest’ultimo diritto universale: la speranza di cure che altrimenti non potresti permetterti. Perché le risonanze magnetiche o certi farmaci costano maledettamente tanto e puoi permetterti di curarti grazie a quel unico istituto odiato da tutti: le tasse. Odiate soprattutto da chi non le paga. “Sono fortunata – scrive Francesca – perché vivo in un Paese che partecipa oppure copre le mie spese sanitarie.(…)entriamo in un pronto soccorso, pubblico, senza alcuna assicurazione sanitaria, uomini e donne, italiani e non italiani, anziani giovani e bambini e veniamo curati. Tutti allo stesso modo” . Come è possibile tutto questo? E’ possibile grazie all’art. 53 della Costituzione che ci dice che alle spese pubbliche sono tenuti a concorrere tutti in ragione della loro capacità contributiva: chi ha di più paghi di più.

Se leggiamo storie come quelle di Francesca deve per forza tornarci in mente Tommaso Padoa Schioppa, ministro dell’Economia dell’ultimo governo Prodi, e dobbiamo chiedergli che da lassù ci scusi. Ci deve scusare per averlo deriso quando disse: “le tasse sono belle”. Sì le tasse sono belle perché danno speranza e dignità a milioni di persone. E a proposito di fatti che ci tornano in mente, ricordo un confronto proprio sulle tasse con un mio amico commerciante. Rivendicava la legittimità, anche morale, di eludere o, peggio, evadere per quanto possibile le tasse. In quel periodo la sua anziana suocera era ricoverata in un ospedale pubblico ancora convalescente per una delicata, vista l’età, operazione al femore. Gli chiesi quanto gli fosse costata l’operazione e la degenza. Mi rispose, guardandomi perplesso, che gli interventi chirurgici e l’ospedalizzazione non costavano nulla. Invece costano, obiettai, e anche tanto. Ma non le pagano direttamente i degenti ma tutti quelli che, onestamente, pagano le tasse. E che erano contenti di farlo perché così permettevano ad un’anziana signora che viveva della sua pensione di curarsi senza problemi.

Cara sinistra, se non sei più capace di ascoltare ciò che emerge nella società, almeno leggi.
Leggi l’articolo di Francesca e non aver paura di parlare di tasse da far pagare a chi può permetterselo perché così salvi non solo lei ma quei 12 milioni di italiani (e non ) che hanno rinunciato alle cure mediche. Non aver paura di riaffermare e rivendicare questo patto sociale.
Leggi e non aver paura di chiedere un’Europa dove le aliquote fiscali siano armonizzate e che non si ripetano esperienze, grazie a Tony Blair, dove l’Inghilterra possa di fatto diventare una sorta di Isole Cayman del vecchio continente.
LeggiLacrime di sale” di Pietro Bortolo, il medico di Lampedusa, e non solo balbetterai di meno sui migranti ma magari al prossimo giro lo candidi davvero perché meglio lui al fianco e in prima linea (ci è pure abituato) che uno strapuntino per quei parlamentari di Leu che si sono fatti eleggere laddove avremmo eletto anche il cavallo di Caligola.
Leggi i reportage di Fotia su Terni e di Cuperlo su Tor Bella Monaca e capirai finalmente perché ti sei numericamente e culturalmente ridotta come mai prima nella tua storia.
LeggiRivoluzione socialista” per capire da quale socialismo ripartire per dare una base teoretica alla tua politica, alla tua azione.
Leggi Pasolini e ricorderai che i quasi 8 milioni di poveri di questo Paese un tempo li chiamavi “sottoproletariato”, categoria sociale storicamente difficilmente organizzabile e quasi impossibile da guidare, perché risponde solo al proprio rabbioso istinto. Categoria sociale che storicamente si è sempre indirizzata verso soluzioni estreme e spesso autoritarie. E tu hai contribuito a crearli.
Leggi e abbi il coraggio di dire che se mi batto contro le ingiustizie sociali, il mio nemico è il capitalismo finanziario e ciò che accumula io lo redistribuisco.
Leggi e magari quando presenti un documento che dovrebbe essere alla base del percorso congressuale di Art. 1 – MDP verso un nuovo soggetto della sinistra, almeno un paragrafo lo dedichi alla irrisolta “questione meridionale”, al Sud. Non fosse altro perché in questa parte d’Italia ti capita spesso di non toccare palla.

Leggi e abbi il coraggio di tornare a pensare. E osare.
Vedrai, cara sinistra, come ti sembreranno lontane e inutili le dispute su Zingaretti, Renzi, Speranza, le bizze di Fratoianni, ecc.
Sinistra, occupati di Francesca e non lasciare morire la sua speranza.

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