Carro socialdemocratico

Socialismo, si parte da qui

Vorrei dire basta. Vorrei dire basta a due cose. Basta a quell’accusa rivolta verso di noi che “veniamo da lontano” di essere nostalgici. Basta al disuso, fino al disprezzo, di due parole fondamentali per la storia del mondo contemporaneo, “sinistra” e “socialismo”.

Il primo “basta” si regge su due concetti. Innanzitutto la nostalgia, ne ho già parlato qui: la nostalgia è un sentimento forse malinconico, sicuramente “caldo” e “mite” ma che ci mette in connessione con quel che siamo stati.

Il progresso funziona se innova, se rompe persino, ma non c’è progresso se cancella. In secondo luogo perché la memoria conserva vere pietre preziose. Queste sono le lotte che sono state fatte per far cambiare “verso” al mondo. Oggi posiamo anche dire che è tutto più brutto, ma ci sono paesi in cui si muore meno di fame, ci sono Stati che non sono più emarginati ma vere potenze economiche.

In questo cambiamento c’è la memoria della storia dell’uomo. Neppure Adamo pensò che il mondo fosse cominciato con lui e cercò Dio. I romani scomodarono due gemelli litigiosi e via via ricordando. L’obnubilazione della memoria è il frutto cattivo di questi tempi stupidi ed è esercitata come “instrumentum regni”. Se tutto quel che c’era era brutto, beccatevi il presente così com’è, nella sua arrogante immutabilità.

Sinistra e socialismo sono altre due dimenticanze a cui dire basta. Sinistra è termine generico. Mi piace ma meriterebbe approfondimenti. Un po’ persino si usa, lo fanno qualche volta anche i renziani, quelli nativi e quelli che vengono dal mondo dei pentiti del comunismo.

Socialismo” è, invece, una parola in disuso. La responsabilità è di quella storia che ha confuso socialismo con socialismo reale e quindi col dramma epocale del comunismo realizzato.

Il socialismo, invece, è stato tante altre cose. E’ stato, ad esempio, la fonte di ispirazione di lotte di emancipazione e di progetti di governo dei paesi più avanzati di Europa. In Italia “socialista” era un grande partito e socialista sarebbe potuto diventare un altro grande partito che si sciolse.

Invece la parola resta impronunciabile. Molti dicono che è una parola che dice poco ai giovani. Strano! Negli Usa, dove se dicevi socialista ti tiravano le pietre, un candidato alla Casa bianca ha fatto l’intera campagna con quel nome nella sua variante socialdemocratica.

Qui socialismo, dicono altri, vuol dire Craxi. Non è vero, vuol dire Nenni, Lombardi, Giolitti e poi dopo tanti anni, e dopo tutto quello che abbiamo visto nella politica e nei processi, dobbiamo dividerci ancora sul “tesoretto” di Craxi che nessun magistrato ha trovato? La sua stessa Grande riforma era meno radicale di quella che stiamo discutendo.

Socialismo , si sente dire, fa pensare a società irregimentate e irrigidite. Ma dove? Quella era la degenerazione del socialismo di stampo stalinista.

Il socialismo è libertario, emancipatorio, programmatore, ha al centro la persona umana. I neo-liberisti dicono che se parliamo di socialismo evochiamo la Stato onnipotente. Se parliamo di socialismo parliamo, invece, di Stato che deve avere limiti, che deve rispondere a criteri sociali e alle libertà di ognuno.

Dicono che il socialismo non è meritocratico. La verità è che oggi si parla troppo di meritocrazia e troppo poco di ineguaglianze che sono la formula più anti-meritocratica che esista.

Penso che su questa parola e sui suoi significati bisogna riprendere a lavorare perché qui c’è la chiave di volta di nuovi tempi in cui le ineguaglianze e le ingiustizie stanno ridiventando insopportabili, in cui il comando di pochi sta diventando dilagante, in cui il pensiero tende a diventare unico.

La prima cosa da fare è avere la schiena dritta. Chi vuol lavorare sul socialismo non deve rispondere a nessuno, né ai nuovisti né ai vecchi. Non è un marchio, non è l’Idrolitina, non c’è più né un proprietario né un erede.

Oggi socialismo è di chi rilancia la parola sulla scena della politica nazionale, incurante dei sorrisini e chiedendo alle persone di riflettere sulle ingiustizie, sui rimedi, sul fare assieme. Si parte da qui.

Commenti