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Sogesid S.p.A. La prossima crisi aziendale

La prossima importante crisi aziendale potrebbe coinvolgere i lavoratori di Sogesid S.p.A., società completamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che vede nella sua principale attività l’assistenza tecnica al Ministero dell’Ambiente. La crisi è iniziata benché non siano ancora presenti concreti atti formali. Nell’era dei social network le preoccupazioni dei lavoratori derivano infatti da tweet, post e dichiarazioni a mezzo stampa a cui si è affiancato il decreto di indirizzo politico dell’azione ministeriale. Malgrado l’assenza di atti formali, i primi licenziamenti potrebbero scattare nelle prossime settimane, tanto che i sindacati territoriali hanno dichiarato lo stato di agitazione propedeutico a proteste e scioperi.

La decisione ha motivazioni complesse concernenti la storia di Sogesid e i rapporti con il soggetto tenuto a controllarla, il Ministero dell’Ambiente. La società è stata costituita nel 1994, a seguito della soppressione della Cassa del Mezzogiorno, e in un primo periodo ha svolto il ruolo di concessionaria della gestione di alcuni impianti di depurazione nelle regioni meridionali. La legge finanziaria del 2006 ha trasformato Sogesid in società strumentale al Ministero dell’Ambiente.
Sogesid ha ampliato le sue competenze occupandosi di interventi di bonifica nei siti di interesse nazionale (SIN), i principali luoghi che soffrono di inquinamento industriale, e ha esteso la propria azione a tutti i settori di competenza del Ministero dell’Ambiente. Per lunghi anni Sogesid, come altre società, ha prestato personale precario al Ministero. La pratica era resa necessaria dalla perenne carenza di organico dell’amministrazione pubblica, dato che non si è mai svolto un concorso pubblico volto ad acquisire personale.

La svolta è arrivata nel 2015 quando la società ha usufruito degli sgravi fiscali connessi al Jobs Act per assumere 353 dipendenti che si sono sommati agli 81 dell’epoca. L’operazione ha permesso a Sogesid di garantire in via esclusiva l’attività di assistenza tecnica al Ministero dell’Ambiente. L’allora Ministro Gianluca Galletti e il presidente Sogesid Marco Staderini, entrambi uomini vicini a Pier Ferdinando Casini, hanno fatto sponda per ovviare il problema della pianta organica della pubblica amministrazione. Sono stati assunti giovani lavoratori qualificati e sono stati stabilizzati i precari che svolgevano da anni la medesima attività.

L’assunzione di personale esterno rappresenta un mezzo improprio per sopperire alle carenze della pianta organica, ma privo di alternative. I vincoli di bilancio non hanno, infatti, permesso lo svolgimento di concorsi pubblici i cui costi sarebbero gravati sulle spese di parte correnti incidendo in negativo sul deficit dello stato, fumo negli occhi del paradigma neoliberista e dei parametri di Maastricht. Tale soluzione è stata di fatto avallata da parte della magistratura contabile, visto che l’attività di assistenza tecnica è stata regolata tramite una convenzione quadro approvata dalla Corte dei Conti. Tale convenzione, firmata ad inizio 2015, aveva durata triennale e stabilisva i costi standard del personale per ciascun livello. Sulla base di tali parametri, ogni direzione generale del Ministero ha stipulato proprie convenzioni attuative, ugualmente vagliate dalla magistratura contabile, che hanno determinato il numero e le tipologie di lavoratori da impiegare.

La Corte dei Conti ha avallato le convenzioni attuative malgrado alcuni richiami che sottolineano come, per rispettare i vincoli imposti dalle politiche di bilancio, si utilizzano spese a tutti gli effetti di personale senza incidere sulle partite correnti. Alcuni mezzi di informazione hanno preso spunto da tali richiami per creare scalpore ventilando una serie di elementi: consulenze dai prezzi troppo alti, indagini penali verso i vertici della società, amicizie politiche, selezioni poco trasparenti di dipendenti raccomandati. Tali affermazioni, se fossero confermate, rappresenterebbero solo una parte della realtà, composta da un’ampia maggioranza di impiegati con alto livello di istruzione che percepiscono stipendi legati al IV e al V livello del CCNL Acqua e Gas, ovvero poco più alti di un normale salario operaio.
Gli stessi mezzi d’informazione hanno inoltre ventilato la possibilità che Sogesid fosse la principale causa della mancata bonifica dei SIN italiani, in quanto spesso incaricata della progettazione e realizzazione degli interventi di competenza pubblica. Al contrario, le varie relazioni delle Commissioni Parlamentari di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati hanno sempre evidenziato come i principali nemici delle bonifiche siano la lentezza e la complessità delle procedure amministrative previste dalla legge.

Le tesi dei mass media hanno però fatto breccia nell’opinione pubblica, tanto che il Movimento 5 Stelle ha incluso la liquidazione di Sogesid nel proprio programma elettorale. A pochi giorni dall’insediamento il Ministro Costa ha rilasciato dichiarazioni presto accantonate che paventavano la possibilità di internalizzare i dipendenti Sogesid nella pianta organica del Ministero dell’Ambiente. Nel decreto che delinea l’azione politica del Ministero si dichiara l’intenzione di ampliare sensibilmente la pianta organica tramite un concorso pubblico aperto, ma non si fa alcun cenno a meccanismi che salvaguardino le competenze e le professionalità di chi ha svolto quel lavoro per lunghi anni. Un lavoro svolto sotto forma di assistenza tecnica, che nel medesimo, viene bollato come costoso, problematico e sterile.

Nel frattempo, la convenzione quadro del 2015 è scaduta e la nuova, seppur firmata, non è stata ancora registrata dalla Corte dei Conti. Ad ottobre scadono le prime convenzioni attuative inerenti le attività di due direzioni generali del Ministero. Se la convenzione quadro non sarà approvata in tempi brevissimi, gli impiegati non potrebbero più continuare a prestare servizio presso il Ministero se non tramite una forzatura istituzionale. Se invece cessassero le commesse, la Sogesid si troverebbe costretta a licenziare i lavoratori, molti dei quali assunti con il Jobs Act perché tale fattispecie è contemplata tra le giuste cause. Ancora più semplice sarebbe cessare i rapporti di lavori degli impiegati assunti con contratti a tempo determinato.

Questa situazione di incertezza potrebbe comportare la cessazione di tutte le convenzioni attuative entro il 2019. Per tale motivo, i lavoratori Sogesid hanno convocato il 12 settembre un’assemblea alla presenza dei sindacati territoriali di FILCTEM-CGIL, FEMCA-CISL e UILTEC i quali hanno dichiarato dello stato di agitazione. Il Ministero dello Sviluppo Economico potrebbe quindi dover affrontare una nuova vertenza sindacale che coinvolge più di 500 lavoratori. Tale vertenza avrebbe la peculiarità di essere causata non tanto da difficoltà economiche oggettive o da interessi di multinazionali senza scrupoli ma da voci e posizioni che arrivano da parte dello stesso governo che dovrà affrontare la questione. Posizioni ideologiche precostituite spesso basate su pregiudizi mediatici relativi a fatti più o meno leciti le cui colpe, se accertate, non ricadono in ogni modo sui lavoratori che oggi rischiano il posto di lavoro.

Foto in evidenza: Taranto, lavori di rimozione dei rifiuti marini nel Mar Piccolo (lavori progettati e diretti da Sogesid)

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