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Solo incentivi e bonus: l’Italia, una storia di dissipatori di denaro pubblico

Non solo la rottamazione bis nella legge di bilancio: il provvedimento include lo stop all’aumento IVA nel 2018, il bonus pubblicità ampliato alle testate online, l’estensione dello split payment, l’incremento del Fondo Garanzia PMI, oltre a misure di sostegno per le grandi imprese in crisi. Nel provvedimento c’è di tutto, tra rottamazione delle cartelle esattoriali e la revisione delle norme sulla della golden power per settori ad alto interesse strategico.

Una manovra snella e utile per la nostra economia“. Così presenta il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni la legge di Bilancio. Dopo i discorsi sul “sentiero stretto“, ripetuti per mesi, ora il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, parla di “punto di svolta dell’economia”, di crescita robusta, incentrata sulle fasce più povere e sul meridione, e di risorse limitate, ma efficaci.
Il primo obiettivo era di evitare gli aumenti dell’Iva e delle accise e, in effetti, due terzi della manovra (14,7 miliardi) riguardano questo aspetto. L’obiettivo era di promuovere il lavoro, con una decontribuzione al 50% per le assunzioni di giovani per tre anni: per il 2018 tocca gli under 35, mentre negli anni successivi si scende a 29 anni. Per le assunzioni al Sud lo sgravio è del 100%.
Nel decreto trova spazio la norma contro le scalate ostili voluta dal ministro Carlo Calenda. Al supero del 10% nel capitale di una società quotata, l’investitore dovrà dare comunicazione specifica dei propri intendimenti, dichiarando altresì se intende modificare gli organi di comando o controllo della società. E’ stata esclusa la retroattività e dunque non varrebbe per il caso Mediaset – Vivendi.

Mancano, ma non è escluso che qualcosa arrivi durante l’iter parlamentare, gli interventi chiesti da MDP sulla sanità (abolizione del superticket) e sulla pensione di garanzia giovani, mentre arriva “il rafforzamento del reddito di inclusione e misure per i contratti a termine“. Ci sono anche limitati fondi per investimenti. Padoan è convinto che l’Italia sia uscita dalla crisi più grave dal dopoguerra e che stia entrando in una fase, in cui serve sostegno alla produttività. Da qui la conferma degli interventi verso le imprese private, con super ammortamento e fondo di garanzia.
Si prevede il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e c’è la new entry della detrazione del 36% per la cura del verde privato (terrazzi e giardini, anche condominiali). Sulla previdenza ci sono incentivi e anticipi pensionistici: l’Ape sociale e condizioni particolari per alcune categorie di lavoratrici. Manca invece il blocco dell’allungamento dell’età pensionabile per le aspettative di vita.
In tutto la legge di Bilancio vale 20,4 miliardi di euro, di cui 9,5 sono di coperture non tutte certe: dai tagli alla spesa a diverse fonti di entrate, lotta all’evasione e altre misure. 10,9 miliardi arrivano dalla flessibilità rispetto al piano di rientro dal deficit concesso da Bruxelles (1,6% di deficit/PIL).

Inoltre, nel decreto fiscale del 13 ottobre sono state inserite varie spese, quali la proroga della restituzione del prestito ponte ad Alitalia, che sale da 600 a 900 milioni, nuove risorse per la bonifica di Bagnoli, interventi su Matera e il nuovo fondo per finanziare le grandi imprese in difficoltà finanziarie per continuare l’attività produttiva e il mantenimento dell’occupazione.
Un discorso a parte merita la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, riedizione di quella dello scorso anno. Una sanatoria per chi ha violato gli obblighi, che diventa una beffa per i contribuenti onesti, rafforzando la tesi che è meglio evadere in attesa di nuove rottamazioni. Il tutto con l’affermazione che questo è un successo in quanto si recupereranno somme sottratte. Se la rottamazione 2017 peggiorava la credibilità del governo, quella attuale va oltre premiando chi non ha adempiuto alle norme, cui aveva aderito a sanatoria di inadempimenti precedenti.
Insomma, una vittoria dell’inaffidabilità: dei governanti, desiderosi di nuove spese con qualunque provento, sia dei contribuenti, inaffidabili negli obblighi cui sono tenuti poiché certi che ogni violazione sarà sanata. Dalla rottamazione si spera di ricavare 700 milioni, che si sommano a 400 milioni di incassi oltre le attese per la rottamazione delle liti fiscali. Un incasso che copre il buco quasi uguale della voluntary bis.

Sul campo delle spese gli ultimi governi si sono caratterizzati per incentivi e bonus per ogni cosa: per la maternità, per aggiornamento professionale, culturale e altro; bonus di cui si vanta il successo in termini di spesa (a parte la difficoltà di accedervi, come segnalato per il bonus per i neo 18 enni). Insomma, si tende a rendere strutturali i bonus. Ormai è un crescendo di spese fiscali a fini elettorali, dando l’illusione che “le tasse scendono”. Un paese incapace di ridurre in via strutturale le imposte, ma che inventa crediti d’imposta e bonus. Con la giustificazione che così si fa emergere il “nero”, si aumenta la giungla delle agevolazioni fiscali che tolgono miliardi di gettito.

Ora, con la crescita del PIL che potrebbe far calare il rapporto rispetto al debito, rischiano di prendere forza i portatori di interesse per redistribuire, a questa o a quella categoria, le risorse create dalla congiuntura. Magari giustificato per combattere i “populismi”, il calo del debito rischia di essere destinato alla spesa, anche a quella corrente. Forse è un eccesso di pessimismo ma l’Italia ha una storia di dissipatori del denaro pubblico.

Legge di Bilancio_scheda pdf

Nella foto di copertina: Il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan presentano la legge di Bilancio per il 2018

 

 

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