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Spagna, il miracolo socialista, la vittoria del PSOE undici anni dopo

Nella tornata elettorale del 28 aprile (28A in Spagna), il PSOE dopo undici anni torna a vincere, arrivando quasi al 29% e conquistando 123 seggi alla Camera (contro gli 85 del 2016) e 121, più i 18 eletti dalle autonomie, al Senato (alle ultime elezioni erano 43). Inoltre, è la prima volta, dal 1993, che i socialisti conquistano la maggioranza assoluta alla Camera alta.

Ma se il PSOE cresce, il PP si distingue per il suo crollo. Il Partito Popolare di Pablo Casado passa, infatti, dal 33% del 2016 al 16%, perdendo 61 seggi alla Camera (da 137 a 66) e 74 al Senato (da 130 a 56).

Anche Podemos (nella veste elettorale di Unidos Podemos) subisce un arretramento notevole. Passa dal 21% al 14%, perdendo oltre 1,3 milioni di voti. Alla Camera passa da 71 a 42 seggi, mentre al Senato non riconferma nessuno degli 8 ottenuti nel 2016.

Cresce, invece, Ciudadanos, di Albert Rivera, che si afferma come terzo partito (ma per un soffio avrebbe potuto essere secondo) con quasi il 16%, 57 seggi alla Camera e 4 al Senato. E crescono anche i partiti nazionalisti: l’ERC (Sinistra Repubblicana di Catalogna), il PNV (Partito Nazionalista Basco), la coalizione di Puigdemont JxCat (Uniti per la Catalogna) e il Bildu (Paesi Baschi Uniti).

Poi c’è il ventre nero della Spagna, che si pensava sepolto con Franco e invece covava sotto la cenere. È il partito di estrema destra VOX, che conquista il 10% dei voti e 24 seggi alla Camera. È la fine definitiva dell’eccezionalismo spagnolo, ossia la presunta immunità del Paese, dopo la fine della dittatura, ai partiti di estrema destra.

In questo quadro, con chi governerà il PSOE? Il partito di Sánchez ha vinto le elezioni, ma non ha i numeri per formare un governo di maggioranza.

Carmen Calvo, l’attuale vicepresidente del governo, ha affermato che i socialisti proveranno a formare un governo di minoranza da soli. Ma anche un governo in coalizione con Unidos Podemosnon creerebbe nessun problema”. Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha già chiamato il segretario generale del PSOE per congratularsi e comunicare la sua volontà di allearsi. PSOE e UP, tuttavia, dovrebbero comunque formare un governo di minoranza, perché non arrivano ai 176 seggi necessari per avere la maggioranza assoluta alla Camera.

Nel frattempo, Albert Rivera di Ciudadanos si è autoproclamato leader dell’opposizione al governo Sánchez, continuando così nell’operazione di sostituzione del PP con il suo partito.

Ha vinto il futuro. “Abbiamo dimostrato al mondo che si può avere la meglio sui moti reazionari e le involuzioni”, ha dichiarato Sánchez gioioso, in piazza, davanti alla folla di militanti che sventolava le bandiere rosse del partito. “Ha vinto il futuro e ha perso il passato”.

La vittoria viene definita da Xavier Vidal-Folch de El Paísil miracolo socialista”. “I profeti della morte della socialdemocrazia – scrive – contemplano oggi, devastati, i loro pronostici falliti. […] Il socialismo spagnolo ha portato a termine un miracolo, nella sua famiglia europea ridotta all’osso. […] Il partito di Pedro Sánchez è adesso alla guida – per grandezza del paese e pienezza della sua vittoria – della rinascita delle sinistre continentali, già avviata, di recente, da quelle scandinave e tre anni fa da quelle portoghesi. […] Il PSOE ha capitalizzato con efficienza la sua brevissima tappa al Governo”.

E conclude: “È chiaro che, nonostante tutto, il PSOE né da solo né con il suo vicino più prossimo è in grado di tornare al governo. Avrà bisogno di altri alleati. E perciò, dovrà proporre un programma per una nuova modernizzazione della Spagna – dopo quello che portò al suo ritorno in Europa – capace di affascinare una società ancora inquieta”.

Foto in evidenza: Pedro Sánchez (Reuters)

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