CALCINAIA

TREDICI CONSIGLI (NON RICHIESTI) PER CHI LASCIA IL PD

13 CONSIGLI (NON RICHIESTI) A CHI LASCIA IL PD DA PARTE DI CHI DAL PD E’ GIA’ USCITO ANNI FA. UNA RISPOSTA AI CONSIGLI DI  PEPPINO CALDAROLA APPARSI SU LETTERA 43.

1. Stop agli insulti: quelli lasciateli al mondo di Renzi

1. Vietare gli insulti personali, mettere da parte le amarezze del divorzio, alzare l’asticella della politica

Inutile far finta di niente: i media e parte dell’opinione pubblica sostengono che la scissione si stia consumando su questioni di “calendario” e regolamenti. Una mitologia che aiuta Renzi e lo stato maggiore del Partito Democratico a demonizzare i fuoriusciti e a non affrontare le loro sconfitte storiche: dal fallimento del Jobs Act che ha portato deflazione salariale alla vittoria del NO al referendum costituzionale sul quale si è spaccato il paese sulla Carta che dovrebbe unirlo, passando per una riforma della pubblica amministrazione giudicata incostituzionale, la sconfitta alle amministrative, una legge elettorale cestinata e molto altro. Si vuole dare l’immagine di una scissione operata su vicende di palazzo che non hanno a che fare con i problemi delle persone comuni che invece potrebbero cercare da una nuova forza di sinistra risposte alle loro istanze. Le regole in politica sono importanti e le formalità sono spesso sostanza: la forzatura sul congresso che diventa invece che un momento di confronto su programmi diversi e ambiziosi una mera procedura di incoronazione di un capo è inaccettabile, lo sarebbe in qualunque partito. Tuttavia la spoliticizzazione della maggioranza delle persone fa sì che le questioni procedurali siano difficilmente comprese nella loro pregnanza dai cittadini disattenti alle pratiche politico partitiche. Esplicitate la necessità di rifondare un’alleanza sociale su basi programmatiche e ideologiche differenti da quelle del renzismo, una parte consistente di italiani e italiane chiede proprio questo.

2. Definite i vostri contenuti: l’asse culturale dev’essere ridurre le diseguaglianze

2. Serve un fronte internazionale contro le diseguaglianze: state dalla parte giusta della storia

Uscire dal PD significa chiudere con la stagione di illusione maggioritaria e di fittizio bipolarismo che ha contribuito a far divorziare la rappresentanza politica da quella degli interessi sociali. La sfida è ricostruire un punto di vista autonomo sulle sfide del nuovo millennio: cambiamenti climatici, messa in sicurezza del territorio dal rischio sismico e dal dissesto idrogeologico, questione medio-orientale, regolamentazione dei mercati finanziari e della circolazione delle merci, preminenza dell’obiettivo della piena occupazione su quello della stabilità dei prezzi, ruolo del potere democraticamente eletto di controllo sull’economia, lotta ai paradisi fiscali, lotta al terrorismo, integrazione e multiculturalismo, ricostruzione del welfare e delle reti di protezione sociale, abbattimento delle diseguaglianze di reddito e ricchezza tramite redistribuzione e lotta alla povertà, governo del processo della quarta rivoluzione industriale e molto altro. Queste sono le questioni (alcune delle) su cui ricostruire una proposta politica che sappia rappresentare interessi popolari e della classe media che si impoverisce. Quest’ultima da tempo scivola verso le derive della destra xenofoba e autoritaria o dell’antipolitica grillina, è urgente recuperarla ad un programma di avanzamento sociale non di reazione. Bernie Sanders sarebbe stato un avversario più temibile per Donald Trump, Jeremy Corbyn ha riportato nel Labour giovani e tesserati non appartenenti alle élites dei centri città colti e raffinati, Hamon prova a spostare l’asse del dibattito in Francia perché la linea di Valls avrebbe condotto il PS alla pasokizzazione (cosa che probabilmente succederà comunque poiché si vota a ridosso del governo impopolare e avverso ai lavoratori dei socialisti), Podemos ha bloccato l’emergere di forze antisistema di destra in Spagna. Il vero argine ai populismi è la sinistra socialista, ecologista, avanzata sui diritti civili ma salda nella difesa e nell’avanzamento di quelli sociali. Siate alternativi.

3. Niente temi, argomenti o governi di destra: se non ce la fate state all’opposizione

3. Federare i conflitti, governare i conflitti.

La sinistra politica ha concesso troppo alle destre: sconta oggi una strutturale perdita di credibilità, in Italia in Europa e in Occidente, data dalla prolungata subalternità a parole d’ordine altrui. La polarizzazione dello scenario politico deriva da una più strutturale e profonda polarizzazione della società: il ceto medio scompare lasciando spazio ad una minoranza di individui che si arricchiscono e una maggioranza di persone a rischio marginalizzazione. L’Ulivo e il centrosinistra erano grandi tentativi di federazione di culture politiche diverse nel campo progressista. Oggi si può e si deve federare ma sono cambiati i riferimenti sociali di questa federazione: servono i socialdemocratici “pentiti” della terza via, e i cattolici (chi è più radicale e anticapitalista di Papa Francesco oggi?), ma anche gli ecologisti, i comitati per i beni pubblici, i rappresentanti del mondo del lavoro e della scuola che il Governo Renzi ha umiliato, gli studenti, coloro che già a Genova mettevano in guardia dai rischi della globalizzazione neoliberista, le liste civiche che nei territori combattono contro malavita, affarismo e depauperazione degli enti locali. Avete le competenze amministrative e al contempo il capitale politico di credibilità per farlo.

4. L’Europa rappresenta il futuro: restate fuori dalla battaglia anti-globalizzazione

4.Gli elettori stanno facendo la de-globalizzazione che le élites politiche non vogliono fare: ponete un punto di vista autonomo di sinistra socialista in questo dibattito, solo così tornerete popolari

La politica serve a chi non ha voce e potere per organizzarsi e trovarne una, essere rappresentati e opporsi alle ingiustizie; chi ha potere e ricchezze si difende benissimo da solo. Allo stesso modo, la globalizzazione ha eccellenti alfieri fra le fila dei neoliberisti impenitenti che hanno causato una crisi economica mondiale che paga la classe media e non loro, ha squisiti difensori fra le fila dei sostenitori dell’austerità che ha bloccato la crescita e l’ascensore sociale e riduce popolazioni intere alla disperazione del mancato accesso ai servizi di assistenza e welfare e ha orgogliosi fan fra le fila dei politici del partito bipartisan conservatori-progressisti più invisi alla cittadinanza d’Occidente. State uscendo da un partito che ha sostenuto Marchionne, Apple, Amazon, che si fregia di aiutare le multinazionali e i capitali stranieri ad utilizzare il lavoro a buon mercato offerto dai bassi salari degli italiani: non fate l’errore di ricadere dalla parte sbagliata della faglia. O si crede al primato della politica su ogni tentazione demagogica e leaderistica o si cede al primato degli interessi economici. O si crede nel socialismo come governo pubblico dei processi di mercato o si concede al mercato di autoregolamentarsi e provocare le diseguaglianze che conosciamo. Non lasciate alla destra estrema il tema della difesa degli ultimi e dei lavoratori.

5. Ristabilite i rapporti col sindacato: non è certo lui la causa della crisi italiana

5. Ripartire dalla creazione di lavoro dignitoso, buono, garantito, per tutti e dalla difesa di quello che c’è e resiste.

I lavoratori organizzati sanno: sanno chi li difende e sanno chi non li difende. I lavoratori non organizzati sanno di non essere oggi nel radar della politica: siate ossessionati dall’investire risorse umane e materiali nella loro rappresentanza. I fattorini di Foodora, gli operai della logistica, i precari con contratti a chiamata che non denunciano perché non hanno alternativa: organizzateli per fare opposizione alla deriva di umiliazione del lavoro fuori dalle istituzioni, e datevi la funzione di proporre politiche per la creazione di lavoro dignitoso dentro.

6. Basta con le parole gonfie renziane: immergetevi nella società che soffre

6. Dal momento in cui si è fuori, meno si parla del PD meglio è: tornate al radicamento sociale

A sinistra tutti analizzano i problemi, tutti enunciano principi e soluzioni auspicabili. Nessuno le pratica. Mettete a servizio la vostra esperienza e la vostra capacità del “come” risolverli non del “cosa auspicare”. Il PD ha governato senza contrastare le diseguaglianze ma ampliandole: voi potete invertire la rotta incalzando il Governo Gentiloni che è espressione di una classe dirigente ormai del tutto sconnessa con il Paese come ha dimostrato il 4 Dicembre. Migliaia di persone considerano ancora Bersaniil mio segretario”, tornate nei circoli dove queste persone sono pronte a ricostruire fuori con voi e con tanti nuovi compagni di viaggio.

7. Non cercate “arricchimento” o “provvidenza”: il tema dev’essere “lavoro per tutti”

7. Fuori dalla narrazione dell’”Italia che ce la fa” c’è un’Italia da ricostruire, piena di giovani, donne e persone umili che lottano quotidianamente contro le ingiustizie.

Hillary Clinton ha perso le elezioni USA anche perché da membro dell’establishment e del Governo uscente non riusciva a capire cosa non andasse nelle ricette che aveva sempre applicato, oltre a non percepire quanto profondo fosse lo scollamento fra i democratici e il ceto medio, la working class in rivolta che ha votato Trump e i giovani che si sono astenuti pur di non votare per “il meno peggio”. Uscire dalla narrazione renziana dell’”Italia che ce la fa” è doloroso perché porta a riscoprire un’Italia esterna agli spazi protetti dei centri città dove abitano persone benestanti e molto istruite, ma c’è un mondo di persone e realtà che vogliono costruire a sinistra anche fuori dalle cerchie dorate. Basta rimettersi in sintonia con quel mondo e non arrendersi al fatto che la base sociale del centro sinistra debba coincidere per forza solo con i privilegiati.

8. Non polemizzate coi media: l’influenza di una cronaca maliziosa è zero

8. State facendo una cosa coraggiosa, anticiclica e che serve “il basso” non “l’alto”: più cattiva stampa avrete più elettori arriveranno

Il motivo per il quale in tutto Occidente i media non colgono mai i fenomeni nascenti (tanto a destra quanto a sinistra) o li sottovalutano sistematicamente è che anche i media fanno parte di quell’establishment contro cui si rivoltano i ceti popolari e la classe media. Avere cattiva stampa è normale e non scalfirà in nessun modo la popolarità di una proposta politica utile al paese se si è capaci di porla in essere.

9. Fate presto: se si provoca la rottura non si torna indietro

9. Fate presto: ogni giorno di polemica in meno è un giorno per la ricostruzione

Assumo il punto di Peppino Caldarola: “Fate presto. In pochi giorni deve essere chiaro che la rottura è consumata e che non si torna indietro. Appelli e commozioni non servono. Né serve dire chi si separa da chi. C’è un mondo che non vuole la rottura e una che non aspetta altro. Difficile decidere sentendo il sentimento dei primi. Forse col tempo comprenderanno che non è stata una scelta facile”.

10. Il Pd e Renzi non devono essere i nemici: anzi, bisogna immaginare un’alleanza

10. Immaginare un’alleanza pre elettorale col PD è suicida, ricordatevi di Bersani che ha perso dicendo “l’agenda Monti con qualcosa in più

Il proporzionale è il terreno delle alleanze, che si fanno in parlamento dopo aver proposto una visione di società e Paese ai cittadini. Pensare ad alleanze prima significa azzoppare il proprio potenziale di crescita e soprattutto allontanare tutti coloro che pensano che la rottura sia una cosa seria e che non ci siano stati i termini per combattere da dentro il renzismo. Chi vuole condizionare il PD è rimasto dentro e sta facendo il congresso.

11. Non pensate subito a un partito: confederate movimenti e associazioni, per ora

11. Pensate a nuove forme di partecipazione ma senza dimenticare la tradizione: anche negli USA di Bernie Sanders si torna all’organizzazione radicata

Persino nella patria del partito liquido, gli Stati Uniti, i progressisti si stanno organizzando in modo capillare “candidando ed eleggendo dai consigli scolastici al livello nazionale” come ha detto Bernie Sanders il giorno dopo la sconfitta alle primarie democratiche. Segno che per portare avanti le istanze più significative in materia di eguaglianze, giustizia sociale, rispetto ambientale e diritti è necessario costruire movimenti e organizzazioni radicate, che abbiano una propria riconoscibilità e continuità di presenza nei luoghi del conflitto e della sofferenza sociale.

12. Sobrietà: quelli che parlano a bassa voce sono meglio degli urlatori

12. Concretezza: la sinistra radicale è considerata infantile, voi potete offrire esperienza e serietà

Anche a sinistra ognuno deve fare il suo mestiere: viviamo nell’era del “capitalismo senza opposizione della classe lavoratrice”, ed è per questo che la sinistra tutta deve ricostruire questo fronte di opposizione dentro e fuori dalle istituzioni. Alcuni lo possono fare con modalità rivendicative più movimentiste e altri con profili più istituzionali, ma l’importante ora è unire all’autorevolezza di alcuni personaggi in uscita dal PD i contenuti di rottura necessari per una proposta di emancipazione collettiva concreta e non meramente protestataria. La sinistra radicale si è spesso chiusa nel settarismo e nell’oltranzismo: voi avete la cultura politica che serve a costruire qualcosa di più ampio, non sprecatela al servizio di errori già fatti.

13. Finitela con le autocritiche: difendiamo la nostra storia vissuta

13. L’autocritica non porterà il perdono degli elettori colpiti da politiche inique del centrosinistra ma vi dà una credibilità rinnovata imprescindibile alla ricostruzione

Una volta rottamata la rottamazione serve un’alleanza intergenerazionale per trasmettere ai giovani quanto di buono avete fatto e quanto di buono si traghetta fuori dal PD in termini di memoria e tradizione. L’autocritica è necessaria a riacquistare credibilità verso quel popolo che ha già abbandonato il PD prima di voi ma che ora è pronto a rimettersi in cammino se viene convinto. Per chi non viene dalla tradizione dei DS e dell’Ulivo sarà più complicato: con meno cooptazioni di fedeli e fedelissimi e più spazi per l’organizzazione anche i più giovani potranno animare il nuovo soggetto. A condizione di non tornare indietro ma di costruire per andare avanti, di non rimpiangere un’età dell’oro del centrosinistra che nella quotidianità delle persone comuni non trova riscontro ma di lavorare per una stagione di rinnovamento del panorama politico. Se si riusciranno a fare anche metà delle cose che qui si suggeriscono, se ne gioverà la sinistra e anche il paese.

Nella foto di copertina: Affollata assemblea per Enrico Rossi a Calcinania, nel pisano, dove ha presentato il suo libro “Rivoluzione socialista”. Il primo incontro pubblico dopo l’annuncio che non rinnoverà la tessera del Pd.

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