In una giornata nera di nuvole gonfie di pioggia, una inquietante e altrettanto nera destra sovranista e illiberale si prende l’Italia. Appena sveglio sto ascoltando la rassegna stampa su Radio Radicale. La sinistra sta cercando di capire cosa è successo, divisa tra coloro che stavano sgranocchiando i pop corn, sognando di prendersi una rivincita interna e coloro che, pur generosi e puri, si sono ridotti a pura testimonianza. Poi ci sono le due o tre stelle rimaste  senza bussola e travolti in pieno dalla loro inadeguatezza e presunzione.

Il PD, con il nuovo segretario Zingaretti, ha un compito più difficile degli altri. E’ andato avanti bene, in percentuale più che in voti assoluti, ma ora deve rinboccarsi le maniche. Portare fuori la sinistra da un disagio profondo. E si esce da questa malattia solo lasciandosi alle spalle il pensiero unico e una stagione piena di compromessi di potere e per il potere e di “cerchi magici” opachi e litigiosi che, come un sasso in uno stagno, si riproducevano dal centro alla periferia. Zingaretti può farlo questo cambiamento? Credo che possa farlo ma deve avere più coraggio usando il consenso che gli è venuto dalle primarie e il segnale di ripresa da queste elezioni. Osando finalmente quanto necessario per rinnovare il PD fin dalle fondamenta. D’altronde lo ha promesso con quella sua frase dopo le primarie: “cambieremo tutto“.

Su questo non deve esserci arretramenti di sorta. Ma i partiti oggi, tutti, anche nella sinistra, malgrado le grandi risorse popolari che esistono in una forza come il PD, sono deboli e, spesso, culturalmente inconsistenti. La loro dinamica è dettata dalle consultazioni elettorali e dai destini personali delle loro leadership, impegnate a riconfermarsi o rafforzarsi nelle proprie funzioni. Zingaretti, deve dare un segnale subito. Ha promesso di cambiare metodo. Cambiare richiede coraggio. Spero che dentro il suo partito ci siano consensi a una politica che prescinda da certi personaggi. Qualche segnale di apertura sulla linea politica in direzione di un campo largo che apra a sinistra è un fatto positivo e Zingaretti, anche se con contraddizioni, lo ha dato. Il risultato ottenuto da Pietro Bartolo è significativo e simbolico in questo senso. Ma un’opera di avvicinamento a un’idea di sinistra che guardi alla lezione spagnola e portoghese è urgente. E non per svilire un’idea di centro sinistra vincente ma per sostanziarla di un pluralismo che però parta da un recupero indentitario.

E io continuo a sognare un’altra Italia.
Un’Italia con un nuovo rapporto tra etica e politica. Tra valori e riforme. Tra radicalità e concretezza. Tra indignazione e azione. Con un nuovo orizzonte e nuove parole dalla sinistra: calde, vere, emozionanti che diano senso a una speranza di un paese diverso e normale. Alternativo senza se e senza ma alla destra salviniana.

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