Pizzolo

Un senso a questa storia

Due articoli in sequenza, il 15 e il 16 maggio, due sonore sberle di Peppino Caldarola a tutta la sinistra italiana. Sberle che, spero, raggiungano il bersaglio, facciano male e ci inducano a riflettere seriamente.

Partiamo da una domanda di fondo che entrambi gli articoli spingono a porci: ha senso dar vita ad una nuova (ennesima) forza politica di ispirazione socialista mentre assistiamo al rovinoso tracollo di tutte le socialdemocrazie del nord Europa, ai risultati rovinosi del PS francese e i sondaggi annunciano un altrettanto rovinoso risultato del Labour di Jeremy Corbyn in Inghilterra? L’esito delle elezioni nel nord Reno – Westfalia, una sorta di Emilia Romagna (o Toscana, volendo) della SPD possono stupire solo se si fa finta di non rendersi conto che i partiti socialisti europei perdono dappertutto per una sola e semplice ragione: il socialismo europeo non esiste più.

Da tempo. E’ paradossale, ai limiti del comico, pensare ad una Europa che abbia una comune identità in materia fiscale, sui temi della difesa, del lavoro, dell’immigrazione quando all’interno dello stesso PSE non esiste un solo partito nazionale che su questi temi abbia identità di vedute con un altro. Proprio Caldarola, nel saggio scritto con Enrico Rossi (Rivoluzione Socialista) ha individuato lucidamente le ragioni di tale inesorabile e inarrestabile declino del socialismo europeo: la rottura del compromesso (dell’equilibrio) tra capitale e lavoro. Il venir meno, quindi, dei presupposti della “rivoluzione socialista” di Bad Godesberg. Nel momento in cui le politiche di welfare che hanno garantito per oltre mezzo secolo che classi più disagiate della società e hanno prodotto un progressivo ed oggettivo benessere sono entrate in crisi a causa non solo del più grande shock finanziario della storia, ma per gli effetti negativi e distorti della globalizzazione, che ha trasferito dall’economia reale alla rendita le leve e i destini della politica e degli Stati, la sinistra di ispirazione socialista ha rivelato ciò che si poteva temere, e cioè che il Re è nudo.

L’aver rinunciato, per decenni, ad ogni sforzo di elaborazione di una visione della società e della democrazia nuove ed originali, in considerazione della novità e dell’originalità delle sfide politico-economiche, ha ridotto il socialismo europeo, e non solo, ad un triste sepolcro imbiancato. Non più il punto di riferimento di tutti coloro che in ogni parte del mondo lottano per i loro diritti e la loro dignità, la pace. Ha ragione Maurizio Crozza, da giovani scendevamo in piazza per sostenere il popolo vietnamita, e magari non sapevamo nemmeno individuare con esattezza il Vietnam sull’atlante geografico, invece oggi mostriamo assoluta indifferenza per ciò che avviene in Turchia, in Siria, al popolo Curdo. E’ triste appassionarsi a qualche decina di giovani che si improvvisano netturbini a Roma, ma è il massimo della mobilitazione oggi possibile.

Se il quadro è questo, ha ragione Peppino a scrivere che “servono grandi idee, suggestioni potenti, proposte di riorganizzazione sociale, indicare ai ceti più colpiti che c’è una possibilità e spingerli a cercarla”

Al di fuori di questo sarà vincente sempre lo “schema Macron”, che prima di Macron stesso ha avuto fortuna in Olanda e in Austria, per cui la nuova e “moderna” contrapposizione non è destra/sinistra ma populismo/antipopulismo, sistema/antisistema, rimanendo comunque all’interno dello stesso perimetro. E in questo perimetro ci sono le garanzie contro l’avventurismo ma con meno diritti, meno protezione sociale. Questa è la posta in gioco.

Per quello che ci riguarda più da vicino, la domanda da porci è: Art. 1 – MDP, in tutte le sue componenti, è consapevole dell’enorme carico di responsabilità che la fuoriuscita dal PD (e in parte da Sinistra Italiana) ha provocato? Non la responsabilità della “rottura”, del “tradimento”, ma quella che abbiamo nei confronti di tutti coloro che ci hanno seguito e di quelli che si stanno avvicinando, nell’indicare una prospettiva politica seria, credibile, forte. Il pessimismo della ragione mi indurrebbe a rispondere negativamente. Non ho scorto, sino ad oggi, il necessario protagonismo che dovrebbe caratterizzare un neonato movimento politico sui temi di cui si discute maggiormente. Legge elettorale, immigrazione, contrasto alla povertà, legittima difesa, per citarne alcuni, ci hanno visto giocare unicamente di rimessa. Avendo più volte manifestata la mia assoluta e cieca fedeltà alla filosofia calcistica di Zdenek Zeman, si intuisce quando sia poco propenso a questo tipo di atteggiamento “tattico

L’ottimismo della volontà vorrebbe vedere, nell’importantissimo contributo di Vincenzo Visco alla prossima Conferenza Programmatica, il tentativo e l’esortazione per tutti noi a tornare a studiare seriamente la società e le sue dinamiche, per non ricorrere a ricette preconfezionate e velleitarie se non supportate da proposte politiche credibili e seducenti. E in quel documento, di spunti interessanti in tal senso, c’è ne sono e pure tanti.

E’ giunto quindi il momento, come ebbe modo di dire D’Alema quando fu eletto segretario del PDS, sfidante Walter Veltroni, di “togliersi le magliette” della propria squadra e fare squadra. Fare politica per dare un senso a questa storia.

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