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Una buona notizia: Battisti è in cella e sconterà la sua pena. Una brutta sceneggiata, un po’ paesana, un po’ di regime, andata in onda da Ciampino

Poteva quella di ieri essere una grande giornata per lo Stato italiano, per la Repubblica, per le istituzioni nella loro complessa continuità. E in parte lo è stata. Cesare Battisti pluriomicida latitante, condannato all’ergastolo, è stato consegnato dalla Bolivia alla giustizia italiana e da ieri sera è in isolamento nel carcere di Oristano. La cosa che onora il nostro Paese è che questo assassino terrorista è stato condannato in via definitiva nei tribunali. Pertini giustamente rivendicava a merito della Repubblica il fatto che le Br e il terrorismo sono stati battuti nella aule di giustizia e non abbattuti o additati al pubblico ludibrio nelle piazze.

Eppure c’è qualcosa di non secondario che offusca la bella giornata di ieri: ed è il comportamento dei rappresentanti del Governo gialloverde sulla pista di Ciampino. Dove il ministro della Giustizia Bonafede, che qualche competenza in materia poteva averla avuta, e quello dell’Interno Salvini, che non c’entrava nulla, si sono precipitati ad accogliere chi non era nè un capo di stato estero, nè un eroe nazionale, ma soltanto un bieco assassino che si dichiarava anche comunista. Qualcosa tra un parata di regime e una festa paesana con tanto di microfoni e palchetto piazzati sulla pista. Ha ragione Marcello Sorgi sulla “Stampa” a scrivere: “Pensate come sarebbe stato diverso se invece di queste quarantotto ore di commedia e tragedia attorno all’arresto di un terrorista di seconda fila, un laconico comunicato, solo quello, avesse annunciato che Battista era già ristretto nella sua cella“. Una volta nei Paesi civili usava così. Questa volta i due ministri hanno preferito autocelebrarsi in una passarella, offerta gratuitamente proprio all’ assassino.

Naturalmente, poi, si è aperto il dibattito teso ad una rivisitazione in chiave spesso strumentale degli anni di piombo. Salvini naturalmente non ha saputo contenere la sua propensione all’insulto e alla reiterata contumelia, insistendo su un punto: Battisti era un comunista vigliacco e assassino. Va bene, anzi no. Ma in questo caso vuol dire che gli anni di piombo sono da addebitare in tutto e per tutto all’album di famiglia dei comunisti, e magari del Pci, e visto che ci siamo della Cgil? In fondo qualcuno diceva che Marchionne ha fatto molto di più per l’Italia del sindacato. E quindi non c’è da meravigliarsi di nulla.

Ecco in quegli anni di piombo quelli che che oggi fanno queste oscene semplificazioni non c’erano. Non c’era Salvini, non c’era la Lega, non c’erano i grillini. Ma dinanzi a queste affermazioni credo che chi c’era (e il sottroscritto che non è mai stato del Pci c’era, sia all’Alfa Romeo sia alla vertenza dei 35 giorni alla Fiat) ha il dovere di rammentare che il contributo dato dalle forze democratiche italiane, quindi non solo dal Pci ma anche dal Pci per battere il terrorismo è stato enorme; che i primi a riconoscerlo sono stati socialisti, socialdemocratici liberali e repubblicani e soprattutto democristiani (si può dire soprattutto quelli delle correnti di sinistra?) E si può ricordare che Guido Rossa era un sindacalista della Cgil? Certo, per dirla tutta ricordo anche la freddezza e il disorientamento di alcuni militanti quando Lama dal palco affemava che i violenti non erano amici degli operai. Ma quel che conta è che Lama e con lui Berlinguer e Pecchioli e altri tennero duro, che il terrorismo fu battuto, e che di questo quelli che allora erano nel Pci e nella Cgil, possono menare vanto.

Per il resto qualcuno spieghi a Salvini e ai cinque stelle che la storia d’Italia si scrive e si è scritta nelle assemblee elettive e in casi drammatici nei tribunali e non si riscrive su una palchetto accanto a un aereo che ha riconsegnato, con troppo clamore, un assassino alla giustizia italiana.

Foto in evidenza: Il palchetto della sceneggiata di Ciampino

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