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“Una lezione per i progressisti”: le elezioni italiane viste dalla stampa estera

Anche oggi, vi proponiamo per questa rubrica una rassegna dei commenti della stampa estera sulle elezioni politiche italiane. La selezione odierna si concentra sulla crisi della sinistra, che s’inserisce in quel trend ormai consolidato (salvo rare eccezioni) dell’indebolimento – quando non addirittura della “pasokizzazione” – dei partiti della tradizione socialdemocratica europea.

L’editoriale del Guardian parla di queste elezioni come di “una lezione per i progressisti”. Infatti:

I populisti possono promettere il mondo senza affrontarne i problemi. I partiti tradizionali non hanno questo lusso. Devono avere idee credibili per riformare le istituzioni europee, in modo che possano rispondere al meglio ai bisogni dei cittadini ed essere sensibili alla condivisione del rischio fra le economie nordiche in surplus e quelle periferiche in deficit. Ci sono dei segnali positivi da parte di Francia e Germania, che lavoreranno insieme per rendere tutto ciò possibile. Cosa poi cruciale, i partiti di centro-sinistra hanno bisogno di politiche che si concentrino sul lavoro stabile e ben retribuito, servizi pubblici decenti e sulle sfide globali dell’immigrazione. Devono resistere alla tentazione d’impossessarsi delle politiche di destra. Quando i partiti di centro-sinistra abbandonano l’agenda progressista, finiscono per assomigliare a quei conservatori con cui volevano competere. I progressisti in Europa non dovrebbero confinarsi in spazi dai quali poi non riescono a uscire e lasciare così che i malvagi populisti occupino il loro terreno.

David Broder, che si occupa di politica e storia contemporanea italiana per Jacobin Magazine, la rivista dei socialisti statunitensi, conclude i suoi “appunti sulle elezioni italiane” con una citazione dagli echi gramsciani:

L’ascesa della Lega è del M5S è una triste novità per chiunque creda in posizioni progressiste, o per chi abbia memoria delle glorie passate della sinistra italiana. In Francia, quando Macron e Le Pen sono andati al ballottaggio, almeno avevamo visto che France Insoumise aveva lasciato un segno. Nel Regno Unito il Labour è avanzato e anche negli Stati Uniti la campagna di Sanders ha fornito un programma per il rinnovo della sinistra. Il 4 marzo non ha offerto alcuno spazio per la speranza. E nemmeno il panico per una presunta “avanzata del fascismo” la offrirà. Come disse un vecchio marxista: il vecchio sta morendo e qualcosa di appena diverso, ma non così nuovo, è nato. Possano quindi nascere altre cose. E presto.

Secondo Paul Mason, collaboratore assiduo di Novara Media, rivista online vicina a Corbyn e al suo movimento Momentum, “le elezioni italiane dimostrano che il compito più difficile per la sinistra è vincere il discorso sull’immigrazione”.

[…] La cosa più difficile è costruire una proposta sull’immigrazione che plachi le paure delle persone e rivolga la loro rabbia contro i ricchi, i corrotti e la criminalità organizzata (nel caso dell’Italia), che oliano gli ingranaggi del sistema. […]

I mezzi d’informazione dell’alt-right stanno conducendo una campagna internazionale per per incendiare la questione dei rifugiati, campagna contro la quale i media liberali – e la politica centrista – hanno poche risposte. […]

La sinistra in questi due paesi [Germania e Italia, n.d.R.] adesso deve rapidamente ricostituirsi attorno a un programma sociale radicale, combattere il fascismo, difendere i rifugiati e offrire rotte umane ma limitate per la migrazione economica verso l’Europa.

Se le vecchie classi dirigenti italiane e tedesche, ancora legate all’era della terza via, non lo capiscono e continuano ad appigliarsi alla vecchia strategia, è giunto il momento di nuove forme istituzionali.

Sia in Italia che in Germania ci sono abbastanza socialdemocratici radicali e gente appartenente alla sinistra radicale per formare partiti di opposizione efficaci. Dovranno fare quello che fai quando non sei al potere, ma che hanno dimenticato: lottare.

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