Rosso

Un’idea pazza. Sciogliamo Pd e LeU e milioni di persone per assemblee rifondative

Vogliamo, noi che scriviamo qui sull’Argine, tutti la stessa cosa. Vogliamo una nuova sinistra che si ponga quotidianamente il problema di come far avanzare chi sta indietro, che faccia a cazzotti col capitalismo, che immagini un’Italia pacifica e pacifista che accolga gli immigrati, che sappia rivoluzionare l’economia dando precedenza alle idee produttive eco-compatibili anche ad alto tasso tecnologico, che abbia una sanità che tuteli i poveri e gli anziani, che abbia una scuola e una università in cui prevalgano i migliori ma tutti possano diventare “i migliori”.

Una sinistra con valori forti e una idea di futuro concentrata nel termine da rimettere orgogliosamente in circolo: “socialismo”. Una sinistra larga, larghissima ma che sia un esercito disciplinato che faccia paura all’avversario e l’avversario non è solo il lepenista o il populista stronzo ma soprattutto chi ha il potere economico-burocratico-giudiziario in questo paese.

Questa sinistra parte dal basso e dall’alto. In basso non apre solo sezioni per rispondere così al partito liquido ma dà a questi organismi territoriali il compito di diventare sede di solidarietà e di mutualità accogliendo tutte le più fantasiose formule “di strada”, dal maestro, all’avvocato, al medico. Non entra in concorrenza con le associazioni laiche e cattoliche ma rivendica il ruolo politico di queste scelte che lavorando per togliere gli ultimi dalla loro miseria è già in sé una forma di lotta al sistema.
E’ una costruzione dall’alto perché richiede che gente generosa, stia un passo avanti e organizzi tutto questo e lavori a progettare percorsi politici da realizzare con il consenso ma che escano fuori dal filantropismo.

Servirebbe un “botto”, un effetto d’annuncio. L’ideale è se Pd e LeU riconoscessero che le esperienze storiche che hanno svolto si sono esaurite. Io sono per far miei i versi della canzone che annunciò la fine della guerra a Napoli: “Chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato…”. Mi interessano poco le autocritiche. Faccio parte di una famiglia, quella comunista, imbattibile nel fare autocritiche che non cambiavano nulla, tanto meno la classe dirigente.
Non credo che esista la Colpa, anche grave, di un solo dirigente. Ho sempre avuto in testa la frase di papa Roncalli che distingueva errante da errore. Il nostro assillo è l’errore. L’errante può riprendere la strada e peggio per lui se insiste nell’errore.

Il botto ci sarebbe se venissero convocate in tutta Italia assemblee rifondative che abbiano al centro una discussione il cui punto di partenza sia questo: mai più come ieri. Dovremmo immaginare una grande partecipazione popolare, con gente di sinistra e gente che ha vissuto accanto alla sinistra o si duole che stia morendo.
Mentre lepenisti e populisti staranno là a ingegnarsi su come spartirsi il bottino, noi dovremmo essere l’elemento vitale di un popolo che si rialza. Il solo fatto di farlo metterebbe paura ai vincitori del 4 marzo.

Immagino un processo faticoso al termine del quale possono uscire, ma non me lo auguro, anche due formazioni. Una democratico-liberale e una socialista ma entrambe avrebbero riacquistato una vicinanza con gli elettori, i cittadini, il popolo.
L’Associazione socialista dovrebbe svolgere il ruolo di promotore di questo processo, di animatrice del confronto civile e senza vendette, di area che spinge per il formarsi di una sinistra di tipo socialista. Se non immaginiamo qualcosa di nuovo, saremo per anni prigionieri di renziani o di antirenziani, di oppositori di Grillo o di dialoganti. Che palle!

Ecco, io vorrei che queste due contrapposizioni venissero bandite dalla discussione. Il nostro futuro va oltre Renzi, va oltre Grillo, va oltre Salvini. Renzi, infine, è il capo della disfatta. Ma molti dirigenti di LeU a questa disfatta hanno partecipato. L’età dell’innocenza l’hanno tutti superata. La mucca era in corridoio anche quando Renzi non c’era.
In questo processo il campo è libero per vecchi e giovani. I vecchi elefanti dovrebbero avere la saggezza di fare un passo indietro, di dare esperienza, saggezza, disinteresse “chi ha avuto, ha avuto”). Non c’è mai stato fra di loro un Enrico Berlinguer. I nuovi dirigenti, vecchi che non hanno avuto o giovani, devono portare la freschezza di una non condivisione del potere. Nuovi in questo, ma nuovi anche perché dovranno dimostrare di non saper solo fare una trattativa politica, ma avere la costanza, l’umiltà, la continuità per fare cose in mezzo alla gente. Mai sentito parlare di Di Vittorio?

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