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Veleni e rancori di una brutta campagna elettorale tra banche e minacce

Cominciamo da una buona notizia: ieri il Senato ha approvato, in via definitiva e con una solida maggioranza, le norme sul biotestamento. Un passo avanti deciso e rilevante per l’Italia civile. Come dire: pur nella concitazione del fine legislatura i diritti civili vanno avanti. Giusta la commozione di Emma Bonino e Mina Welby, da sempre in prima fila su queste battaglie. Tuttavia quella che poteva essere una bella giornata per la politica ha subito riproposto i tanti veleni, rancorie vizi che stanno caratterizzando il pessimo avvia di una difficile e complicata campagna elettorale.

Subito dopo che il presidente del Senato Piero Grasso, nel corso dell’incontro di auguri con i giornalisti parlamentari, aveva invitato le forze politiche a condurre una campagna elettorale, evitando il più possibile toni rissosi, pur nella legittima e vigorosa affermazioni delle proprie opinioni, riesplodeva il caso banche. Il presidente della Consob Vegas riferiva di aver incontrato l’allora ministro delle Riforme Boschi, su richiesta di quest’ultima e che in quell’occasione il ministro gli aveva parlato della Banca Etruria, della quale poco dopo il papà della Boschi sarebbe diventato vicepresidente. Immediate le richieste di dimissioni del ministro da parte delle opposizioni, Cinque Stelle in testa. Durissima la replica di Boschi e del segretario del Pd, con interventi e interviste fiume in televisione. Una sorta di rissa permanente, destinata ad avere nuove puntate viste le previste prossime audizioni in commissione banche del Governatore di Banca d’Italia Visco e dell’ex amministratore delegato di Unicredit Ghizzoni (caso de Bortoli).

E qui vale la pena fare una piccola riflessione. A volere a tutti i costi e subito quella Commissione era stato soprattutto Renzi, il quale alzando il tiro su tutto il sistema bancario e coinvolgendo e mettendo sotto accusa chi sulle Banche doveva vigilare, Banca d’Italia in testa, aveva l’obiettivo di dimostrare che il caso Etruria era pressochè nulla rispetto alle responsabilità di altri. Insomma, la Commissione sarebbe dovuta servire anche a spostare, in campagna elettorale, l’attenzione dell’opinione pubblica dalla piccola Banca aretina a tutto il sistema bancario. Un’operazione che al momento si sta rivelando maldestra. Cosicchè chi voleva fare il martello rischia di diventare incudine.

Del resto qualcosa di simile si era verificato anche con la legge elettorale. Il Rosatellum, imposto dal Pd a colpi di fiducia, rischia ora di diventare l’asso nella manica del centro-destra che bene o male una coalizione (di comodo) la sta mettendo in pista, e di andare tutto a discapito, del Pd, in evidente affanno a trovare coalizzati sia al centro (vedi Alfano) che a sinistra (vedi Pisapia). A conferma del fatto che spesso il diavolo riesce a fare le pentole ma non i coperchi.

Tornando alle banche giustamente su “RepubblicaStefano Folli osserva che “Banca Etruria è come la foresta semovente di Macbeth: preme ormai sul Pd renziano e tende a soffocarlo giorno dopo giorno“. In questo contesto anche Berlusconi comincia a non fidarsi più della tenuta della leadership renziana, che magari potrebbe subire un forte contraccolpo da un’eventuale sconfitta elettorale proprio sul fronte interno, perdendo il controllo del partito. Un osservatore attento come Fabio Martini su “La stampa” attribuiva a questa preoccupazione la robusta apertura dell’ex cavaliere all’ipotesi di un governo Gentiloni.

Come si vede: tanti veleni e tanta confusione. Particolarmente nel Pd. Proprio. mentre in televisione Renzi sottolineava il giro delle sette chiese di Piero Fassino per trovare coalizzandi a sinistra, il suo stato maggiore annunciava che i rappresentanti del partito non sarebbero andati in telegiornali, talk show e quant’altro, ai quali fossero invitati esponenti di Liberi e Uguali, quasi a voler imporre a direttori e conduttori di reti e trasmissioni televisive i rispettivi palinsesti. Per la serie: se non fosse da piangere sarebbe da ridere.
E così a mitigare i bollenti spiriti di una brutta campagna elettorale si prova proprio dalle parti di quella che gli zelanti conformisti chiamano “la sinistra rancorosa“. In un’intervista al “Corriere della sera“, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, dopo aver ribadito che il Pd e Liberi e Ugualihanno prospettive che non coincidono“, spiega che questo non vuol dire che “dobbiamo identificarci come i principali nemici dell’uno e dell’altro” e che magari sarà possibile evitare nei collegi sfide dirette tra i leader delle rispettive liste. Come dire che si deve provare anche a pensare al dopo. Quando, magari, il risultato elettorale, avrà provveduto ad attenuare i tanti veleni della propaganda.

Foto di copertina: Maria Elena Boschi e Matteo Renzi

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