Siamo a pochi giorni da Fondamenta, la tre giorni programmatica di Articolo Uno che si terrà a Milano il 19/20/21 maggio.

Sarà una tappa fondamentale dell’ambizioso progetto di ricostruzione di una comunità politica di Sinistra, sarà una tappa fondamentale del processo costituente di Articolo Uno.
A Milano ci incontreremo, ci guarderemo negli occhi e ci prenderemo per mano, tutti insieme, per metterci a lavoro verso la formazione di un progetto politico serio, aperto, appassionato e che torni a parlare del paese reale, dei suoi problemi e delle possibili soluzioni.
Affronteremo questioni importanti come la crisi della sinistra internazionale, la globalizzazione, le nuove e vecchie disuguaglianze, giustizia, legalità, politiche fiscali e industriali. Parleremo di Italia e di Europa.
Dovremo metterci tutti a studiare, capire dove sta andando il mondo e quali sono le possibili soluzioni da mettere in campo. Dovremo affrontare seriamente la questione di cosa vuol dire oggi essere partito politico, quale organizzazione questo prevede, quali sono gli orizzonti e le novità che si possono abbracciare su questo tema.
Guarderemo il mondo, partendo da noi e dai nostri valori, affronteremo le questioni legate alle forze populiste ed estremiste che stanno mettendo in difficoltà il già precario sistema nazionale e internazionale.
Alla sedicente passione di Orban, Le Pen, Salvini, Trump e tanti altri, tenteremo di contrapporre l’autentica passione dei tanti che non si rassegnano a chiudere i cancelli e alzare muri, che si rompono la testa per far in modo che questo nuovo mondo sia possibilmente più equo di quello che è stato.
Bisognerà entrare nel merito e aprirsi alle nuove problematicità che lo sviluppo ci ha presentato. La tecnologia produce meno posti di lavoro di quanti se ne creavano prima. Il PIL torna a crescere, arricchisce sempre meno persone, pur migliorando “tendenzialmente” la vita, connettendoci al mondo e accorciando le distanze.
La situazione che si presenta oggi è ben diversa da quello della seconda metà dell’Ottocento, dove le grandi democrazie occidentali erano fondate sul Lavoro, oggi circa 1/3 del PIL è prodotto da Paesi non democratici mentre le grandi democrazie occidentali si fermano e lottano in maniera goffa contro la bestie nazional-populiste di Trump, Grillo, Front National, Alternative Für Deutschland, AKP, ecc.

A Milano bisognerà tornare a parlare di ceti popolari che sono stati impoveriti dal progresso, di ceti medi che vedono montare la minaccia sociale e in larga misura si affidano e rifugiano nel fronte populista lì dove sono privi degli strumenti intellettuali, formativi e culturali appropriati.
Dovremo parlare di rivoluzione verde, affrontando il tema del prossimo futuro che sarà green e smart, ma collegandoci all’enorme questione del problema occupazionale che questo sviluppo crea. Inutile nasconderlo, il tentativo ambizioso consta nel parlare di quello di cui la Sinistra da tempo ormai non parla più e ha rinunciato a fare.
Dovremo confrontarci per costruire una Sinistra non settaria ma che riparta da un nucleo forte e valoriale. Pochi punti forti che parlino a settori ampi della società, sperimenteremo nuove forme di organizzazione e comunicazione.
Dovremo discutere e affrontare le priorità, affrontare il tema della questione sociale e ambientale, sviluppare una forza politica socialista e ambientalista, che sta in Europa.
Infine si dovrà discutere di come attivare un processo popolare e democratico, attraverso forme che prevedano una seria selezione delle classi dirigenti rinnovate, riattivando la partecipazione alla formazione dei programmi e all’individuazione di un Leader.
Bisognerà innescare un processo positivo di partecipazione, di attivismo, di studio e approfondimento che riesca ad invertire l’opinione che la gente ha di noi “gli scissionisti”. Noi siamo coloro che vogliono passare dalla rottamazione alla ricostruzione, noi siamo i ricostruttori!

Il tempo stringe ma se sapremo interpretare i cambiamenti in atto questo processo sarà tanto ambizioso quanto appassionante.
È un progetto utopico e troppo ambizioso? Non credo, come scriveva Eduardo Galeano nel libro “Finestra sull’utopia”: “Lei è all’orizzonte. […] Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare”. Buon viaggio a tutti!

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