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Viaggio nella Gran Bretagna dell’austerità / Seconda parte

Traduzione del reportage di Peter S. Goodman pubblicato sul New York Times con il titolo “In Britain, Austerity Is Changing Everything” (28 maggio 2018). Seconda parte.

Come qualsiasi altra città, Liverpool ha assistito a cambiamenti radicali nelle proprie sorti economiche.

Nel diciassettesimo secolo, la città si è arricchita sulla miseria umana. Compagnie locali mandavano navi in Africa Occidentale, trasportando schiavi verso le colonie americane e tornando con i frutti della schiavitù – cotone e tabacco, principalmente.

Il cotone alimentava i mulini di Manchester, lì vicina, producendo prodotti tessili destinati a svariati continenti. Nel tardo diciannovesimo, il porto di Liverpool era diventato la porta d’ingresso all’Impero Britannico […]. Il secolo successivo – con la Grande Depressione e i bombardamenti tedeschi della Seconda Guerra Mondiale – Liverpool cadde in quello che sembrava essere uno stato di declino terminale. […]

Oggi, più di un quarto dei circa 460.000 abitanti di Liverpool è ufficialmente povero, il che rende l’austerità traumatica: le istituzioni pubbliche incaricate di aiutare le persone vulnerabili sono a loro volta in difficoltà per i tagli.

Negli ultimi otto anni, il servizio anti-incendio della contea di Merseyside, che opera anche nell’area metropolitana di Liverpool, ha chiuso cinque stazioni e licenziato 620 vigili del fuoco su 1.000.

Ho dovuto presiedere il sistematico smantellamento del sistema”, afferma il capo dei pompieri,Dan Stephens.

Il suo dipartimento ha recentemente analizzato le 83 morti avvenute in incendi domestici accidentali dal 2007 al 2017. La maggior parte delle vittime – 51 persone – viveva da sola quando è accaduto l’incidente. Diciannove di quelle cinquantuno persone avevano bisogno di assistenza domestica. La perdita dell’assistenza domestica – una vittima dell’austerità – significa che sempre più persone anziane vengono lasciate da sole, senza sorveglianza.

In teoria, tutti gli enti pubblici adesso hanno difficoltà a fare di più con meno, mentre devono anche occuparsi di problemi aggiuntivi che una volta erano gestiti da altri reparti, che adesso hanno a loro volta il budget a pezzi.

Stephens afferma che le persone che stanno perdendo i sussidi non riescono a pagare le bollette dell’elettricità e quindi ricorrono alle candele per l’illuminazione – che aumentano enormemente il rischio d’incendi. La città ha tagliato anche i servizi di salute mentale, quindi ci sono meno addetti che vanno a visitare le persone inclini ad accumulare giornali – lasciando così che veri e propri falò si accumulino dietro le porte, non visti.

Ci sono effetti a catena in tutto il sistema”, afferma Stephens, che recentemente ha annunciato di volersi dimettere e trasferirsi in Australia.

Il Servizio Sanitario Nazionale in teoria è stato risparmiato dai tagli al bilancio. Ma la spesa è stata congelata in molte aree, con la conseguenza di avere una serie di tagli per paziente. […]

Al Fulwood Green Medical Center di Liverpool, il dottor Simon Bowers, un medico di base, individua nell’austerità un fattore aggravante per la serie di malattie legate allo stress che incontra – pressione alta, problemi cardiaci, insonnia, ansia. […] “L’austerità non è una necessità – spiega – è una scelta politica precisa […]. Non riesco a trovarvi una logica oltre a quella di voler arricchire ulteriormente i ricchi mentre si rendono le vite dei poveri ancora più miserabili”.

Foto di Andrea Bruce per il New York Times

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