Banca d'Italia

Visco e vigilanza

Mentre le parole del Governatore Ignazio Visco su economia italiana e finanza pubblica sono passate con generale consenso, più sofferta è stata la parte sul credito e la vigilanza.
Visco inizia parlando della Bad Bank – sostenuta dal 2013 – per gestire col supporto pubblico i crediti deteriorati. Un intervento all’epoca impedito dalla Commissione Europea in quanto giudicato non in linea con le norme sugli aiuti di Stato.
Secondo il Governatore, la crescita dei crediti anomali sarebbe quasi tutta causa della lunga crisi. Ciò è vero solo in parte: oltre alla crisi, dalla fine del 2012 ha pesato molto la maggiore severità nelle valutazioni ispettive sulla classificazione dei “non performing loans” e, soprattutto, gli aumenti, senza fine, delle previsioni di perdita, sotto la spinta della Vigilanza di Francoforte (SSM Supervisory Board), diretta da Danièle Nouy.

La crisi delle banche italiane è stata scatenata anche dal recepimento, all’ultimo minuto, a fine 2015, della direttiva europea sul “bail in”, introdotta senza una preventiva e ampia informativa al pubblico. Questo più per colpe del Governo di allora, che non ha avuto piena consapevolezza fin dalla fase di negoziazione dei rischi di adottare norme che avrebbero coinvolto i risparmiatori nelle crisi bancarie. In un Paese che, nei tanti fallimenti bancari dal dopoguerra in poi, aveva sempre visto l’integrale tutela dei depositanti.

Il Governatore fa una parziale ammenda: “Abbiamo appreso, non solo che non vi e’ stata piena consapevolezza, a livello politico, nei media, da parte della clientela della trasformazione in atto, ma anche e soprattutto abbiamo visto che anche al momento della vendita al dettaglio, ben prima che si parlasse dei rischi di risoluzione, la comprensione del rischio connesso con obbligazioni subordinate – la cui offerta era del tutto legittima e prevista dalle regole internazionali sul capitale delle banche – era già molto bassa” . Vero che le “subordinate” sono assimilate al patrimonio ed erano rischiose pure prima della normativa europea ma è anche vero che ne è stato consentita la vendita anche a persone non consapevoli del rischio.

La non brillante gestione della “risoluzione” delle quattro piccole banche e le perdite subite dai citati obbligazionisti, alimentarono una crescente sfiducia, abbattutasi con violenza sulle banche più deboli ed amplificando oltremisura un problema tutto sommato gestibile.

Sulla cessione delle sofferenze la posizione di Visco è ineccepibile. Dall’Europa si richiede velocità ma i tempi di recupero crediti sono troppo lunghi, con procedimenti che durano in media otto anni per i fallimenti e quattro per le esecuzioni immobiliari. La Banca d’Italia è contraria alla richiesta europea di vendere a terzi le sofferenze perché, in un mercato di tanti venditori e pochi compratori “conducono, di fatto, a un trasferimento di risorse dalle banche italiane a pochi investitori specializzati”, cioè alla loro svendita.

Se una autocritica velata Visco la inserisce in alcune frasi pronunciate “a braccio”, ben più ampie sono le critiche rivolte alle banche e alla politica. Una politica che non avendo previsto per tempo gli effetti devastanti delle crisi bancarie, ha ora posto argine col fondo Atlante e con i 20 miliardi pubblici del decreto “salva risparmio“; un decreto senz’altro utile per MPS, dopo l’accettazione dell’Europa del piano industriale, ma in dubbio per la Popolare Vicenza e Veneto Banca, a rischio “bail in”, sull’onda di quanto accaduto ieri in Spagna, dove il Banco Santander ha acquisito a 1 euro il Banco Popular. Un’azienda che secondo il Single Resolution Board di Francoforte era “incapace a pagare i suoi debiti” e “sul punto di fallire“. La risoluzione tramite la vendita a “Santander”, senza aiuti pubblici, rappresenta un triste presagio per la sorte delle due aziende venete, salvo che i due gruppi bancari più grandi (Intesa e Unicredit) non decidano di aquisirne una ciascuno con una operazione analoga.

Visco mette in evidenza la frammentazione delle istituzioni europee, che valutano con tempi lunghi e inadeguato coordinamento le questioni delle banche. Pur senza ammettere carenze proprie, da cui non può essere esentato, il Governatore dice: “Non sta a me giudicare, posso solo dire che l’impegno del Direttorio è stato massimo”. E su questo non c’è dubbio alcuno.

Visco ha richiamato pure il potere di rimuovere i vertici della banche, assegnato a Banca d’Italia due anni fa, promettendo di utilizzarlo con maggior forza:  “Se ci si accorgerà che gli azionisti, dopo essere stati messi sull’avviso, ritardano a prendere i provvedimenti necessari, si dovrà intervenire con tempestività e decisione. E’ stato fatto, lo si farà quando necessario“. Con ciò sottolineando l’importanza del controllo della correttezza dei comportamenti e la tutela delle parti deboli: “Oggi più che mai e’ importante partire dalla valutazione delle persone che guidano una banca. Quando si consolidano posizioni di dominio assoluto aumenta il rischio che si sfrutti la propria intoccabilità per abusi e favoritismi“… “Abbiamo avuto conferma – conclude il Governatore – che le crisi bancarie vanno risolte prima possibile. Lasciare che si trascinino per mesi, per anni è deleterio perché con il passare del tempo cambiano le regole, cambiano le persone, cambia la congiuntura, cambia il mercato bancario. Da noi, rispetto al passato le leve della Vigilanza per affrontare le crisi sono oggi meno efficaci: l’utilizzo dei fondi pubblici e’ limitato a pochi casi eccezionali e persino l’intervento del Fondo di tutela dei depositi e’ considerato un improprio aiuto di Stato. Tra stabilita’ ed efficienza, inclusa la minimizzazione, che va ricercata, dell’intervento pubblico a fini di tutela della concorrenza, le norme ormai privilegiano decisamente quest’ultima“.

Nelle parole di Visco c’è la consapevolezza che la crisi non è finita. In successivi passaggi ha affrontato il problema delle banche più piccole e di quelle cooperative, la cui solidità e i cui livelli di copertura dei crediti malati verranno valutati in una prossima “asset quality review”, cioè un check up generalizzato dal quale è lecito attendersi altre problematiche.
La crisi delle banche italiane ha forse superato il suo culmine, i crediti deteriorati lentamente calano e le coperture dei capitale proprio crescono. Nel riassetto complessivo non mancheranno tuttavia altre situazioni, anche importanti e costose, da risolvere.

 

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