LeU1

Bingo. Ultima nota tecnica a 48 ore dal voto

Quel che si doveva fare è stato fatto. Si poteva fare meglio? Può darsi. Ma si poteva anche fare peggio. Importante è avere la coscienza a posto. Il voto a LeU sarà soprattutto un voto ‘identitario’. Potrebbe fare cilecca, ma potrebbe anche scattare come una molla.

Quel che verrà fuori lo vedremo la notte del 4 Marzo. I sondaggi lasciano il tempo che trovano. Ci sono diverse variabili ora non preventivabili ma che determineranno l’esito.

1. Il livello di astensionismo. Nel 2013 i voti validi furono il 71 % del corpo elettorale. Un quarto esatto evaporò nell’astensione e quasi 4 su 100 emisero un voto nullo o una scheda bianca. Non c’è sondaggio che possa dare indicazioni sicure sugli astenuti. Tuttavia c’è ragione di pensare che il tasso di partecipazione sarà più basso che nel 2013. Probabilmente sul 65 %, non di più. Si tratterà di vedere dove e come si distribuirà la quota suppletiva. Se l’incremento delle astensioni sarà distribuito in modo disproporzionale gli effetti potrebbero essere considerevoli. Allo stato attuale sappiamo che il partito che più arranca nella mobilitazione del proprio elettorato è il Pd.

2. Gli effetti del generale inverno. Nessuna elezione si è mai svolta in condizioni climatiche peggiori delle attuali. Bisognerà vedere quanto il ‘gelicidio’ in atto si rifletterà nella partecipazione. A rigor di logica inibirà di più le persone anziane e le zone periferiche più svantaggiate orograficamente e quindi climaticamente. Pd e Fi primeggiano fra gli elettori anziani, mentre la Lega furoreggia nelle periferie montane. Il M5S ha un elettorato più giovane, ed anche LeU, per quanto la militanza sia attempata (ma eroica). Si vedrà.

3. L’effetto dei media. Dato il generale inverno tutta la campagna si è svolta in condizioni indoor: nei teatri, nelle sale civiche, nei ristoranti, davanti alla televisione. Mai i metodi classici della mobilitazione elettorale (banchetti, comizi sulle piazze, volantinaggi, porta a porta ecc.) hanno patito di una siffatta contrazione. I media, largamente condizionati dal Pd (e da Fi) han fatto la parte del leone. Tuttavia non è detto abbiano un esito conforme alle attese. Da qualche tempo la ‘spirale del silenzio’, cioè la tendenza degli elettori ‘marginali’ ad allinearsi alle idee dominanti, funziona a rovescio. Lo si è visto nel referendum del 4 Dicembre. In epoca di sfiducia dilagante, i media, proprio perchè la gente è ormai esperta delle artefazioni che mettono in campo, sono beneficiati di un dubbio preventivo.

4. Voto disgiunto ed effetto uninominale. Per quanto il sistema sia sostanzialmente proporzionale il dispositivo che avvicina la scheda all’elettore è all’insegna della fiction uninominale. La stragrande maggioranza degli elettori una volta entrata nella cabina si troverà davanti una scheda mai vista prima di allora. Con nomi e simboli. Si vedrà su cosa la gente preferisce mettere la croce. Ci sarà chi annulla il voto senza saperlo, chi sceglierà a caso, chi farà distinzioni (voto disgiunto) almeno fra Camera e Senato. Per quanto si sia certi della loro esistenza l’entità di questi fenomeni è aleatoria, ma potrebbe avere risvolti significativi, soprattutto in alcune realtà. In linea di massima il M5S è immune da conseguenze di questo tipo. Il suo è un voto di lista e i candidati sono di norma emeriti sconosciuti (cosa che potrebbe giocare a vantaggio, non essendo chiaro quando e dove l’utilità marginale della personalizzazione si risolve nel suo contrario). I votanti di destra sono più gregarili di altri ma non sono indifferenti al rapporto personale. Nel passato la visibilità e il riconoscimento dei candidati erano un valore aggiunto nel centro-sinistra, ma adesso la situazione che riguarda il Pd potrebbe rovesciarsi all’opposto. Molti candidati soffrono di una intrinseca disutilità marginale. Dividono anzichè unire. Dunque si vedrà.

5. Infine il voto ‘utile’. Il voto ‘utile’ è un voto bastardo e solo un personaggio cinico e scanzonato come Montanelli se ne vantava pubblicamente. Il voto utile non si da per qualcosa, ma contro qualcuno che si teme assai più della fiducia che emanano i propri a malapena preferiti. Raramente la gente si fa vanto di ‘turarsi il naso’. Se se lo tura lo fa di sua sponte nel segreto della cabina. Perchè questo voto sostanzialmente ‘vergognoso’ sia davvero ‘utile’ bisogna che sia spontaneo, cioè nelle mani (e nelle nari) dell’elettore. Non può essere ‘chiesto’. Anzi se la cosa avviene con insistenza gli elettori si convincono che chi glielo chiede, sto voto utile, puzza davvero tanto. In quale dei due sensi si rivolterà la merda non è dato sapere. Quel che è certo è che il Pd ha fatto un ricorso smodato all’argomento, e non è da escludere gli si rivolti contro. Magari innescando il bisogno di un voto di identità ed appartenenza. Vista la miseria che passa il convento, le costrizioni di una vita grama e i condizionamenti della mediocrità esistenziale, almeno un piccolo lusso da concedersi: votare come meglio aggrada.

6. Il voto degli incerti. Di norma gli incerti tendono a distribuirsi proporzionalmente secondo le espressioni di voto esplicite. A favore dell’ipotesi gioca il fatto che nessuna forza politica ha fatto un ‘colpo’ dell’ultimo giorno capace di bucare. Ma non è detto che qualcuna delle cinque condizioni di cui sopra possa creare qualche importante effetto random.

Tiriamo le somme. Se queste cinque condizioni/biforcazioni (la sesta è una conseguenza) evolveranno in modo lineare su uno stesso vettore di tendenza i risultati potrebbero differire di molto dalle previsioni demoscopiche.

Per quanto riguarda LeU la notte prego, la sera eviscero gli animali e di giorno guardo il volo degli uccelli. Scruto ogni segno. Ho detto altrove che il voto a LeU è una giusta concessione al lusso, un atto di sovranità. Lo zoccolo duro dell’identità che se ne fotte di ogni mediocre contabilità. Ma se i punti 1, 2, 3, 4, 5 e, quindi, 6 prenderanno una certa piega, al colpo di lusso si affiancherà un provvidenziale colpo di culo. E Dio sa di quanto ne abbiamo bisogno. Bingo.

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