Caro Segretario, Caro Nicola,
ho letto con attenzione la tua intervista dei giorni scorsi e ne condivido solo lo spirito.
A sinistra servono contenuti nuovi, non contenitori nuovi.
Come dice, secondo me giustamente, Cofferati su Huffingtonpost.
Serve un Partito vero, non nuovo. Si chiami Pd o in altro modo, ti assicuro, interessa solo a qualche nostalgico dei tempi recenti.
Serve un Partito forte che esca da un congresso vero che affronti le questioni più sentite nel Paese, perché, come dicevo, serve un progetto nuovo di Paese e di Europa (almeno), efficace e coerente nel tempo, opposto a quello della destra, non di maniera ma nei contenuti. Un’idea che racconti di una crescita reale legata all’innovazione e alla conoscenza, senza dimenticare l’ambiente. Un’angolazione di sinistra capace di piantare radici profonde e di germogliare nelle teste e nei cuori delle persone. Delle tante persone che in questi ultimi anni ci hanno voltato le spalle. E dei giovani che, sono convinto, non comprendono molte delle scelte che continuiamo a fare. Quasi in modo ineluttabile. Senza tenere conto dei loro occhi.
Serve un orizzonte nuovo, Nicola, diverso, che ci aiuti a reinventare il mondo. Un mondo di pace nel quale nessuno può più rimanere indietro e dove, nello stesso tempo, riusciamo a valorizzare le nostre eccellenze, invece di strozzarle con burocrazia e tasse costringendole a fuggire dal nostro Paese o, peggio, a chiudere.
Un mondo che si fa carico di chi soffre e valorizza chi ce la fa. E li tiene insieme.
Questa era l’ambizione del Partito Democratico, secondo me Nicola, e di una sinistra nuova che fa i conti con la più grande rivoluzione industriale e del lavoro della storia. E con questa ambizione, con questa carica coraggiosa, con un programma chiaro di azioni a breve e lungo termine, possiamo aprirci a chiunque voglia partecipare a una riscossa democratica contro l’odio e la chiusura della destra. Chiunque. Senza, però, inseguire movimenti e associazioni, provando a fagocitarli, ma dimostrando che esiste un’alternativa. Che non è tutto perso.
Perché vedi, Nicola, io credo in un Partito aperto e plurale. Penso che il PD debba esserlo.
Un Partito è, in fondo, un coro. Una polifonia di voci e strumenti che, però, al fondo, recitano lo stesso spartito. Altrimenti non può funzionare.
Tu hai preso in mano un partito dilaniato, lo so. Imbrigliato tra correnti di potere e non di idee. Uscito dalla sconfitta peggiore della sua storia.
Lo hai preso in mano con generosità e con la consapevolezza che in molti casi le sue articolazioni non rispondevano a te ma ad altre logiche. Distanti dalla vita delle persone. Perdenti.
Ancora, però, te lo dico con franchezza, non si avverte uno slancio nuovo, positivo, entusiasmante.
Non si sentono declinare con voce nuova e forte parole come femminismo, ambientalismo, lavoro, welfare, industria, infrastrutture. Parole che possano riunire e rimettere in moto il grande popolo del centro sinistra, che possano rifare di tante energie sparse un’unica forza.
E, ti aggiungo Nicola, non ci sono neanche azioni di governo tangibili in questo senso.
Azioni chiare, inequivocabili, per una volta.
Forse per responsabilità di questa esperienza così farraginosa e difficile.
Sei sicuro che non stiamo sbagliando? Che non stiamo investendo tempo e energie a ricucire quotidianamente coi 5 Stelle quando invece dovremmo lavorare pancia a terra nei paesi e nelle città per capire cosa abbiamo sbagliato e qual è il mondo che ci scorre sotto i piedi e del quale abbiamo perso la bussola. Non solo a caccia di voti, anche per queste elezioni regionali. Non più con la logica del comitato elettorale permanente, ma per tornare al ruolo della politica. Per ricreare un profilo politico chiaro che apra una breccia luminosa sul nostro Paese e che sia in grado di offrire una rappresentanza a tanti milioni di persone disorientate. Disgustate da Salvini ma orfane di un’alternativa.
Un Partito forte che sia capace di tornare con autorevolezza in quelle periferie, non solo in quelle famose e ci metto dentro anche la mia isola, di cui tanto parliamo ma che non abbiamo saputo rappresentare adeguatamente. Le periferie geografiche ma anche quelle sociali.
Senza un partito radicato, reale, te lo dico sinceramente Nicola, ogni sforzo che facciamo è vano. La gente sul territorio ci saluta con una pacca sulla spalla e capisce che siamo soli, che quello che diciamo non ha valore, se non per il nostro impegno. Le persone, soprattutto chi si iscrive a un Partito, vogliono contare. Vogliono sapere che quello che dicono al circolo arriva a te. A voi.
Insomma, Segretario, spero che tu possa leggere queste poche righe scritte con affetto e senza retorica e cambiare concretamente il corso di questo nostro Partito perché sono convinto che questo contribuirebbe a cambiare anche il corso del nostro Paese.
Ti saluto caramente.
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Simone De Rosas è il segretario della Federazione Pd Val di Cornia e Isola d’Elba
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