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I dolori della sinistra tedesca

Traduzione dell’articolo di Tobias Buck pubblicato sul Financial Times con il titolo “Germany’s left fears years in the wilderness” (26 ottobre 2017).

Martedì, per la sessione inaugurale del parlamento, non meno di 709 deputati si sono riversati nel Bundestag – il numero più alto di sempre. Le fila dei deputati di sinistra, però, raramente sono apparse così sguarnite.

Infatti, dopo il pessimo risultato delle elezioni federali del mese scorso, solo 289 membri del parlamento appartengono ai tre partiti che tradizionalmente popolano lo schieramento di sinistra. I socialdemocratici (SPD), i Verdi e la Linke, insieme, raggiungono solo il 38,6% del voto, il risultato peggiore per i partiti di sinistra dal 1961.

«C’è stato un chiaro spostamento a destra. Nel vecchio Bundestag c’era ancora una piccola maggioranza per la sinistra» commenta Bernd Riexinger, co-segretario della Linke. «Il blocco di sinistra non è mai stato più debole».

Le settimane successive alle elezioni sono state piene di introspezioni e recriminazioni, con i dirigenti di partito che si sono scontrati su questioni come le politiche migratorie e dell’accoglienza, ma anche […] sulla leadership.

Ma il pessimo risultato ha anche rinforzato la convinzione di molti politici e analisti: se la sinistra vuole tornare al governo, partiti come la SPD e la Linke devono mettere da parte le loro rivalità storiche e le antipatie personali e trovare un modo per unirsi.

«In un sistema con sei partiti in parlamento, l’SPD ha solo una strada per andare al potere» dice Gero Neugebauer, uno scienziato politico dell’Università libera di Berlino. «Devono formare un’alleanza con la Linke e con i Verdi».

Questo, tuttavia, sarà difficile. Per il momento, i Verdi in particolare non sembrano minimamente intenzionati ad approfondire i propri legami con la sinistra. Al contrario, il partito si sta confrontando con il blocco conservatore della cancelliera Angela Merkel e con il Partito Liberale per formare un nuovo governo di coalizione. Nonostante sia ancora poco chiaro se si arriverà a un accordo, la prontezza dimostrata dai Verdi nell’associarsi al centro-destra sottolinea la difficoltà della sfida che attende la sinistra tedesca.

Anche i due partiti che probabilmente rimarranno sui banchi dell’opposizione, l’SPD e la Linke, hanno i loro problemi. Dopo anni passati al governo con la Merkel, i socialdemocratici sono stati i principali sconfitti delle elezioni dello scorso mese, ottenendo il loro peggior risultato dalla seconda guerra mondiale. I guai dell’SPD echeggiano quelli di altri partiti europei di centro-sinistra, molti dei quali hanno visto il proprio elettorato operaio fuggire tra le braccia dei partiti anti-establishment appartenenti sia alla sinistra radicale che all’estrema destra.

«La questione che la sinistra si trova ad affrontare in Europa è come ci posizioniamo in un momento in cui la destra e il populismo nazionalista sono in crescita» commenta Jens Zimmermann, deputato dell’SPD. «Un ulteriore fattore presente in Germania è lo sviluppo economico, che è stato molto positivo. Questo ha nascosto alcuni dei problemi sociali che ancora abbiamo».

La Linke è riuscita a migliorare lievemente il proprio risultato rispetto a quattro anni fa, aiutata dal supporto dei giovani e dagli elettori dei grandi centri nella Germania occidentale. Ma nelle ultime settimane, il partito […] ha dovuto affrontare una nuova serie di scontri intestini. Malgrado la propria capacità di recupero durante il voto, la Linke è un complesso amalgama di forze politiche che includono la sinistra radicale, i socialisti dell’ex-Germania dell’Est e i fuoriusciti dall’SPD dopo la virata del partito verso il centro.

Nella Germania dell’est, la Linke ha mostrato tradizionalmente un approccio più pragmatico e condivide responsabilità di governo con l’SPD in due stati, così come nella città-stato di Berlino. Nell’ovest, i militanti […] sono profondamente scettici riguardo a ogni riavvicinamento con l’SPD.

I leader della Linke e dell’SPD dicono di comprendere l’aritmetica elettorale e il bisogno di mettere da parte le proprie differenze. Ma entrambe le parti credono che sia l’altro partito a doversi adattare e cambiare.

«Dobbiamo arrivare al punto in cui due partiti con approcci differenti – l’SPD con un chiaro approccio socialdemocratico e noi, socialisti democratici – lottano insieme per diventare egemoni nella società. Dobbiamo batterci con programmi differenti ma insieme contro il campo di destra e conservatore» dice Riexinger. Ma affinché questo accada, aggiunge, l’SPD si deve spostare a sinistra.

Axel Schäfer, parlamentare dell’SPD, dice che il suo partito deve chiarire che una coalizione con i Verdi e la Linke è un’«opzione positiva» – e che questo dovrebbe essere stato dichiarato esplicitamente prima delle elezioni di settembre. Ma insiste anche che è la Linke a dover «decidere se vuole stare per sempre all’opposizione o assumere responsabilità di governo».

Se la coalizione “Jamaica” diventerà realtà, l’SPD e la Linke avranno quattro anni per esplorare i propri punti di contatto e lottare per cause comuni, accordandosi, ad esempio, per candidare un solo candidato in collegi particolarmente in bilico. Per adesso, però, il loro campo è debole e diviso – e le cose potrebbero ancora peggiorare.

L’SPD, in particolar modo, è stato scosso dal collasso degli altri partiti della famiglia socialdemocratica in paesi come la Grecia e la Francia. «Il 20% è storicamente un risultato debole per noi» commenta Zimmermann. «Ma quando guardi alla situazione degli altri partiti del PSE, ti rendi conto di dove sta il fondo».

(Foto © Thomas Peter/Reuters)

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