Non c’è una sola scissione nella storia della sinistra che, anni dopo, abbia trovato una sua giustificazione. La stessa scissione di Livorno che ha portato alla nascita del Pcd’I e poi del Pci ha prodotto un trauma nella sinistra di allora che si riflesso nel tempo negativamente. Con una sinistra unita la storia d’Italia sarebbe stata diversa. Lo stesso valore delle scissioni hanno avuto tutte le guerre civili a sinistra. Se oggi le rivisitiamo una per una, non c’è un solo tema che nel tempo abbia retto alla prova della storia. Penso all’anti-craxismo e , in contemporanea all’anti-berlinguerismo dei socialisti.
Tutto era evitabile. Tutto è stato condotto perché sembrasse invece, sia la guerra civile sia le scissioni, inevitabile. Sta accadendo anche oggi per il Pd.
Il Pd è nato da una accelerazione della componente prodiana, di cui potremo discutere le ragioni profonde, che ha spinto i due partiti del centro-sinistra, Ds e Margherita ad unirsi, ma soprattutto a dar vita a una Cosa nuova in cui i riformismi stessero insieme. Non solo riformisti di tipo socialista o cattolico democratico, ma tutte e anime progressiste del paese, comprese quelle radical purché non fossero antagoniste. Questo partito è per sua natura scalabile. Questo partito avrebbe dovuto essere, pur in forme ultra-moderne, un partito vero.
Purtroppo il partito si è rivelato solo scalabile ma non è mai stato un partito vero. La colpa non è solo di Renzi che ha raccolto quello che altri hanno seminato.
Il tema di oggi è far crescere e sviluppare questo partito. Non c’ democrazia senza partiti veri. Prendiamo il caso Usa dove si dice non esistano i partiti. Ce ne è uno, quello repubblicano, che combatte contro il suo candidato, il famigerato Trump, per non scomparire dalla faccia della società civile e politica e c’è l’altro, quello democratico, in cui un perdente radical come Sanders cerca di convincere i suoi seguaci a votare l’odiata Hillary.
In Italia, invece, sappiamo solo “menare le mani”. Renzi ha “menato” per primo, gli altri continuano a farlo. Il paese guarda attonito e quel che resta del partito si disorienta e spesso perde pezzi.
Il tema referendario ha avuto, in questo contesto, una centralità e un drammatizzazione esasperate. Non era e non è in pericolo la democrazia, neppure con il “combinato disposto” con la la legge elettorale. La riforma istituzionale avrebbe potuto e si potrebbe ancora correggere, è bene che l’Italicum sia sostituito da una legge più condivisa.
Renzi, terrorizzato dagli abbandoni, ha accetta di cambiare l’Italicum e ha accettato che per il nuovo Senato si vada con la proposta di elezione di Vannino Chiti, cioè le due schede per le regionali: l’una per i consiglieri e l’altra per i candidati senatori. Potrebbe essere una vittoria della sinistra….
Invece la sinistra sembra non voler accettare e sembra ancora sulla linea del NO referendario. Non discuto la legittimità dei singoli a dire NO. Osservo che il NO organizzato da un componente interna del Pd pone il tema dell’unità de partito. Osservo anche che la sinistra Pd non sembra padrona del proprio destino perché ormai i suoi buoi sono scappati. Chi segue i social sa che ormai la spinta alla scissione è penetrante, insistente, ultimativa. Solo grandi leader possono dire alla propria base: cara base, non ti seguo. I dirigenti storici del Pci l’hanno fatto centinaia di volte e hanno costruito un partito che era un “gioiello” della sinistra. I compagni della sinistra Pd invece sembrano prigionieri degli spiriti più avventurosi.
Rifiutare l’apertura di Renzi significa dire che Renzi non è un interlocutore. Se non lo è per Cuperlo non può esserlo per il militante di periferia che deve decidere se votare un partito diretto da un inaffidabile.
Mi stupisco sempre quando vedo che molti, per bassa auto-stima, non si rendono conto del danno che fanno a se stessi e ai propri militanti. Capisco che l’attentatore di Sarajievo non sapesse che le sue pistolettate avrebbero portato alla prima guerra mondiale. Ma un dirigente della sinistra deve sapere che se rifiuta un ragionevole compromesso, provoca una guerra. E poi, un ragionevole compromesso non è alla base di un partito plurale, fusione di riformismi? Sappia che Renzi è una vecchia volpe. Ma ora tocca alla sinistra dimostrare virtù e pazienza.
La pressione per la rottura sarà forte e verrà da tutti lati. Resistervi sarà prova di leadership. Fra vent’anni ragioneremo sull’oggi convinti tutti che questa guerra a sinistra è stata la più feroce e la più immotivata. La sentenza dei posteri a conosciamo già.
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Nella foto di copertina: Ressa di fotografi, operatori e giornalisti davanti alla sede del Pd del Nazzareno