Lo dicevamo da tempo, il renzismo è uno stato mentale, caratterizzato dall’opportunismo e dall’assenza di convinzioni.
C’è stato il tempo in cui bisognava fare come Tony Blair; c’è stato il tempo in cui bisognava fare come Cameron e grattare la pancia a Brexit fino a soccombere; c’è stato il tempo in cui bisognava fare come Obama; c’è stato il tempo in cui bisognava fare gli euroscettici, e allora via la bandiera europea dalle conferenze stampa e una cascata di luoghi comuni e rozzi argomenti antieuropei: battere i pugni sul tavolo a Bruxelles, all’Europa diamo più di quanto prendiamo, guerra senza quartiere agli eurocrati.
Poi è arrivato il tempo di Macron e con la stessa disinvoltura di quella manina che ha tolto la bandiera europea, nel corteo del 25 Aprile di Milano sono fioccate le bandiere blu dei patrioti europei.
Il contenitore vuoto è il vero simbolo del Pdr, vero e proprio dotto intestinale pronto a digerire qualunque sostanza pur di ridare ruolo al leader e pur di rassicurarlo sui progressi della marcia trionfale verso la vittoria.
Oltre a ricordare che Renzi non è Macron, vale la pena riflettere sul provincialismo esasperato di chi è sempre in cerca di un’ispirazione da fuori. Del resto gli stregoni dei principali insuccessi elettorali, da Brexit al referendum del 4 dicembre, sono anche i profeti del motto “né di destra né di sinistra”: è di questi giorni la notizia che Jim Messina guiderà anche la campagna elettorale di Theresa May.
Ai compagni patrioti del Pd ricordiamo che al blu noi preferiamo il rosso e a Coco Chanel, che nel 1939 fuggì da una Parigi bombardata, Sandro Pertini che il 25 aprile 1945 in un comizio a Milano si rivolse ai cittadini e ai lavoratori proclamando lo sciopero generale contro l’occupazione tedesca. E fu l’inizio della libertà italiana.