Tanta passione oltre la politica. Se dovessi individuare due parole per descrivere lo stato d’animo che ho vissuto e che ho riscontrato a Piazza Santi Apostoli sabato 1 luglio, sceglierei queste: entusiasmo e speranza.
L’entusiasmo di migliaia di persone che, da tutta Italia, hanno preferito la politica al mare in una giornata afosa d’inizio estate. L’entusiasmo di Guido, un giovane di oltre 60 anni, che si è ritrovato a Piazza Venezia a distribuire bandiere per più di un’ora prima della manifestazione. L’entusiasmo di Ambra, 29enne, che dalla Sardegna è volata fino alla capitale dopo anni di distanza dai partiti politici. L’entusiasmo di chi sta costruendo una casa nuova, l’entusiasmo di chi vuole ritornare a combattere vecchie battaglie, l’entusiasmo di chi non si è mai arreso e di chi, invece, era ad un passo dall’abbandonare l’impegno politico. L’entusiasmo di chi vuole avere il diritto di essere rappresentato e autorappresentarsi di nuovo, senza più cedere a ricatti e prepotenze. L’entusiasmo di una rinnovata militanza.
E tanta speranza. Prima dell’inizio della manifestazione, una band di ragazzi molto bravi ha suonato la canzone di Rino GaetanoA mano a mano. “Non c’erano soldi, ma tanta speranza”, un verso della canzone del cantautore calabrese, sembra scritto apposta per chi era lì: non importa il potere, il carro del vincitore e così via. Importa la speranza. La speranza che un’altra storia per la sinistra è ancora possibile, che un’alternativa alla prepotenza e all’arroganza è ancora percorribile. La stessa speranza di poter, ancora una volta, ridare speranza. “Può nascere un fiore, nel nostro giardino”, continua Rino Gaetano: quel fiore è la sinistra, non facciamolo appassire.
Restituire dignità al lavoro e ai lavoratori, difendere chi un lavoro non lo ha mai avuto o lo ha perso. Trasformare le parole redistribuzione in giustizia, protezione in libertà. Rimettere in campo una cultura politica che la sinistra italiana ha smarrito da troppo tempo e condirla accettando le sfide che una globalizzazione che non è per forza progresso ci pone avanti al cammino. La speranza che il mito della governabilità e il richiamo al voto utile non siano più gli strumenti per mortificare il diritto rappresentanza , le nostre ambizioni, le nostre passioni. La speranza di poter avere un movimento politico che sappia arginare le nuove destre senza doversi mimetizzare a destra. La speranza di poter avere una classe dirigente che non offenda gli ultimi, che non li lasci indietro, che li tuteli e dia loro gli strumenti, le possibilità e la forza per andare avanti. La speranza di tornare tutti a un nuovo impegno: che siano tutti di nuovo protagonisti del proprio destino e non lo affidino più a deleghe in bianco. La speranza di riconsiderare le minoranze come qualcosa di prezioso, da tutelare, le differenze una grande ricchezza. La speranza di ritornare a pensare al voto come elemento di emancipazione e non semplice rito. La speranza di ritornare a essere quella grande forza che organizza le passioni del paese.
Senza entrare nel merito di questioni politiche, di scelte da compiere e provvedimenti da prendere, è questa, in breve, la tensione sentimentale, emotiva e psicologica che ha trasformato il 1 luglio 2017 in una data storica: perché il mondo ha un disperato bisogno di sinistra e lo spazio c’è, basta occuparlo. Insieme.
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Nella foto di copertina: Mariano Paolozzi, il terzo a destra, alla Manifestazione di Piazza Santi Apostoli
Mariamo Paolozzi: A mano a mano. Insieme
Tanta passione oltre la politica. Se dovessi individuare due parole per descrivere lo stato d’animo che ho vissuto e che ho riscontrato a Piazza Santi Apostoli sabato 1 luglio, sceglierei queste: entusiasmo e speranza.
L’entusiasmo di migliaia di persone che, da tutta Italia, hanno preferito la politica al mare in una giornata afosa d’inizio estate. L’entusiasmo di Guido, un giovane di oltre 60 anni, che si è ritrovato a Piazza Venezia a distribuire bandiere per più di un’ora prima della manifestazione. L’entusiasmo di Ambra, 29enne, che dalla Sardegna è volata fino alla capitale dopo anni di distanza dai partiti politici. L’entusiasmo di chi sta costruendo una casa nuova, l’entusiasmo di chi vuole ritornare a combattere vecchie battaglie, l’entusiasmo di chi non si è mai arreso e di chi, invece, era ad un passo dall’abbandonare l’impegno politico. L’entusiasmo di chi vuole avere il diritto di essere rappresentato e autorappresentarsi di nuovo, senza più cedere a ricatti e prepotenze. L’entusiasmo di una rinnovata militanza.
E tanta speranza. Prima dell’inizio della manifestazione, una band di ragazzi molto bravi ha suonato la canzone di Rino Gaetano A mano a mano. “Non c’erano soldi, ma tanta speranza”, un verso della canzone del cantautore calabrese, sembra scritto apposta per chi era lì: non importa il potere, il carro del vincitore e così via. Importa la speranza. La speranza che un’altra storia per la sinistra è ancora possibile, che un’alternativa alla prepotenza e all’arroganza è ancora percorribile. La stessa speranza di poter, ancora una volta, ridare speranza. “Può nascere un fiore, nel nostro giardino”, continua Rino Gaetano: quel fiore è la sinistra, non facciamolo appassire.
Restituire dignità al lavoro e ai lavoratori, difendere chi un lavoro non lo ha mai avuto o lo ha perso. Trasformare le parole redistribuzione in giustizia, protezione in libertà. Rimettere in campo una cultura politica che la sinistra italiana ha smarrito da troppo tempo e condirla accettando le sfide che una globalizzazione che non è per forza progresso ci pone avanti al cammino. La speranza che il mito della governabilità e il richiamo al voto utile non siano più gli strumenti per mortificare il diritto rappresentanza , le nostre ambizioni, le nostre passioni. La speranza di poter avere un movimento politico che sappia arginare le nuove destre senza doversi mimetizzare a destra. La speranza di poter avere una classe dirigente che non offenda gli ultimi, che non li lasci indietro, che li tuteli e dia loro gli strumenti, le possibilità e la forza per andare avanti. La speranza di tornare tutti a un nuovo impegno: che siano tutti di nuovo protagonisti del proprio destino e non lo affidino più a deleghe in bianco. La speranza di riconsiderare le minoranze come qualcosa di prezioso, da tutelare, le differenze una grande ricchezza. La speranza di ritornare a pensare al voto come elemento di emancipazione e non semplice rito. La speranza di ritornare a essere quella grande forza che organizza le passioni del paese.
Senza entrare nel merito di questioni politiche, di scelte da compiere e provvedimenti da prendere, è questa, in breve, la tensione sentimentale, emotiva e psicologica che ha trasformato il 1 luglio 2017 in una data storica: perché il mondo ha un disperato bisogno di sinistra e lo spazio c’è, basta occuparlo. Insieme.
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Nella foto di copertina: Mariano Paolozzi, il terzo a destra, alla Manifestazione di Piazza Santi Apostoli
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