
New York Times: Preparatevi a un Jeremy Corbyn primo ministro
Traduzione dell’articolo di Rachel Shabi pubblicato sul New York Times con il titolo “Get Ready for Prime Minister Jeremy Corbyn” (5 ottobre 2017).
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Se qualcuno volesse scrivere una parodia dei Conservatori britannici, avrebbe difficoltà a superare la realtà della conferenza annuale, mezza vuota, del partito, tenutasi questa settimana a Manchester.
Le cose hanno raggiunto un tale livello di disastro che anche il palco è caduto a pezzi – durante il discorso di Theresa May, le lettere dell’ultimo, fiacco, slogan del partito, alle spalle del primo ministro, si sono staccate. Questo è stato solo l’ultimo comico dettaglio di un intervento disastroso, durante il quale la May ha avuto problemi con la voce fioca, con la tosse e si è beccata pure la derisione di un comico che le ha consegnato una finta lettera di licenziamento.
È stata la chiusura perfetta di una conferenza che ha evidenziato la rapidità della caduta libera dei Tory e quanto siano contati i giorni della May come leader del partito.
Tutto questo contrastava nettamente con la conferenza del Labour nella città costiera di Brighton della settimana prima. Lì, i leader di partito sono stati accolti come rockstar. Gli incontri per discutere delle politiche prioritarie per il Labour, una volta al governo, erano pieni zeppi. E i riferimenti a Jeremy Corbyn come il “prossimo primo ministro” suonavano non come chiacchiere sovraeccitate da campagna elettorale, ma come uno scenario possibile. Ogni giorno c’erano file lunghissime per partecipare agli eventi organizzati da Momentum […]. La sinistra in questo momento ha il fermento di un festival musicale e l’effervescenza di una forza politica ormai prossima al potere.
Lo cosa non si limita alla crescita del Labour durante la snap election di giugno, quando il partito, sotto la leadership di Corbyn, ha conquistato il 40% dei voti con un programma progressista e pieno di speranza. I Conservatori sono nel caos. In queste elezioni, che la May ha inutilmente convocato e poi fallito, hanno perso la maggioranza e il mandato. Il partito è preda dei litigi interni, diviso sulle negoziazioni per la Brexit e spaccato dalle lotte per la leadership. La posizione della May è fatalmente compromessa, ma non c’è nessun sostituto fattibile all’orizzonte. Una situazione tossica sta gettando nello scompiglio un partito un tempo noto per la sua disciplina spietata.
I sondaggi dicono che, se le elezioni si dovessero tenere oggi, il Labour potrebbe andare al potere, e chiariscono che gli elettori sono pronti per la politica redistributiva del partito. Tutto questo ha messo i Conservatori sulla difensiva: prendiamo ad esempio il discorso alla conferenza del cancelliere dello Scacchiere, Phillip Hammond, composto solo da attacchi alle politiche economiche del Labour, mentre la May ha cercato, senza però convincere, di dipingere il suo partito come interessato alla giustizia sociale. I Conservatori adesso tirano in ballo proposte che sembrano scopiazzature poco convinte del programma del Labour – versioni diluite che mancano di credibilità.
Alla luce di tutto questo, il Labour è impegnato ad assicurarsi di essere preso seriamente in considerazione per una prospettiva di governo. Sta già accadendo: le aziende sono accorse alla conferenza del partito e i loro rappresentanti hanno fatto la fila per incontrare il cancelliere ombra, John McDonnell. […]
Mentre le aziende hanno un sussulto di fronte alla prospettiva di aumentare l’imposta sui redditi di impresa, i consulenti del partito dicono che molti nel settore dell’imprenditoria hanno accolto positivamente l’impegno a investire in infrastrutture, soprattutto nella tecnologia. Un altro elemento che sta orientando le aziende verso il Labour è la gestione disastrosa della Brexit da parte del governo May, che, nell’opinione comune, potrebbe causare danni economici enormi.
Il progetto del Labour è ristrutturare l’economia e rompere con il consenso neoliberista degli ultimi 30 anni. Questo cambiamento ha il supporto popolare, ma potrebbe incontrare resistenze a livello istituzionale. […] Mentre i ministri ombra, alcuni di loro relativamente inesperti, vengono formati per lavorare con la macchina governativa, così da non rimanere impantanati nella burocrazia, i consulenti del partito dicono che stanno guardando a paesi come la Danimarca e la Germania per capire come implementare politiche progressiste.
Ma per realizzare tutto ciò è necessario un grande appoggio popolare. Corbyn ha dichiarato che il suo progetto di democraticizzare il Labour sta già prendendo forma. La rappresentanza del partito in Parlamento adesso è costantemente in contatto con la base […].
A Brighton, più di mille delegati – molti di loro eletti per la prima volta – hanno deciso di quali questioni discutere e hanno visto misure approvate il giorno prima, che sono apparse il giorno dopo nel discorso del leader. McDonnell ha lasciato intendere che proposte chiave come le rinazionalizzazioni potranno essere pianificate consultando sindacati, società civile, consumatori e autorità locali […].
Quindi, se le politiche del Labour adesso sono, come dice Corbyn, “mainstream“, se il centro si è spostato, se il libero mercato senza freni adesso viene pubblicamente indicato come causa di divisioni e difficoltà, se i Conservatori continuano la loro caduta libera – beh, sembra quasi che la sinistra britannica, dopo decenni trascorsi ai margini, potrebbe finalmente avere il suo momento.
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Foto di copertina: Jeremy Corbyn (di David McHugh)