Rivoluzione socialista, le proposte di Rossi per cambiare l’Italia e rifondare l’Europa
Bisogna chiudere la stagione dei bonus e delle detassazioni indiscriminate. Per ripartire servono gli investimenti: “Rivoluzione socialista”, la nuova edizione del libro di Enrico Rossi, presidente della Toscana e cofondatore di Articolo Uno-MDP, a cura di Peppino Caldarola, traccia una prospettiva ideale e mette in campo proposte concrete e di governo. Dalla manutenzione del territorio alla creazione di lavoro e ricchezza.
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Territorio e prevenzione
Il nucleo più corposo di proposte riguarda la cura del territorio e la difesa del suolo per la messa in sicurezza del nostro Paese. Opere idrauliche, argini e divieto di edificabilità nell’alveo dei fiumi. Destinazione dell’1% di investimenti degli utili delle società di gestione dell’acqua per l’ammodernamento delle tubazioni. La creazione di un Ministero della prevenzione per la sicurezza antisismica, la manutenzione degli specchi d’acqua, il rafforzamento del sistema antincendio, la bonifica dei siti inquinati. Centrale in questa strategia il sostegno all’agricoltura, in particolare biodinamica, vero e proprio elemento di “autogoverno” del territorio e del paesaggio.
“Eserciti del lavoro”
Investire nella cura e nella manutenzione dell’ambiente attiverebbe “eserciti del lavoro”, composti da giovani italiani assunti nella PA e da decine di migliaia di migranti regolarizzati e richiedenti asilo, impiegati nella salvaguardia del territorio e nel ripopolamento delle aree disabitate e più interne del Paese, soprattutto quelle appenniniche.
Ambiente e lavoro. Legalità e accoglienza
In questa relazione tra ambiente, lavoro e accoglienza, Rossi indica una possibile via d’uscita dall’intreccio di tensioni croniche tra l’emergenza della questione sociale e pulsioni di chiusura e istinti razzisti. Il capitolo dell’accoglienza e del governo dell’immigrazione deve prevedere, secondo Rossi, una dura e sistematica repressione dei fenomeni di sfruttamento e illegalità. Questo è possibile attraverso l’attività ispettiva nei luoghi di lavoro, la separazione dei tempi e dei luoghi di vita di lavoro (che Rossi, da presidente della Toscana, ha ideato con ottimi risultati nel distretto “cinese” delle confezioni “pronto moda” di Prato) e un processo d’accoglienza diffuso sul territorio e coordinato dai Comuni, cui dovrebbe spettare la gestione diretta delle risorse attualmente in capo alle Prefetture. La regolarizzazione dei migranti irregolari, circa mezzo milione di persone, può invece avvenire immediatamente con l’approvazione della legge di iniziativa popolare promossa dai Radicali Italiani con la campagna “Ero straniero” e con l’abolizione del reato di clandestinità per via parlamentare.
La questione sociale
La questione sociale può essere affrontata sin da subito finanziando a pieno regime il Reis (reddito di inclusione sociale) con le risorse indicate da Alleanza contro la Povertà e innalzando le pensioni minime e sociali con risorse da reperire attraverso una patrimoniale sulle rendite finanziarie e un’aliquota Irpef progressiva.
Il mercato del lavoro
Quanto al mercato del lavoro, è noto che il Jobs Act non ha ridotto il dualismo tra garantiti e precari. Esso ha aumentato le decine e decine di tipi di contratti flessibili, che potrebbero essere depennati con un decreto da approvare in tempi rapidi; prevedendo una componente di lavoro stagionale adeguata alle esigenze degli operatori del settore turistico. Inoltre la lunga crisi ancora in corso ha intensificato i ritmi produttivi e lo sfruttamento. La risposta ai nuovi conflitti nei luoghi di lavoro per Rossi non è l’esclusione dei corpi intermedi ma la partecipazione attiva dei lavoratori nei processi decisionali delle aziende, compresi i risultati economici e la redistribuzione degli utili, per creare quel clima di responsabilità favorevole alla crescita. Analogamente, l’avvento dell’industria 4.0 e dei sistemi di produzione cibernetici non può esser salutato come un processo spontaneo di progresso. L’Ocse chiede alla politica prospettive realistiche, evidenziando come la Quarta rivoluzione industriale, in assenza di azioni compensative – riduzione dell’orario di lavoro e processi di formazione permanente – finirà per escludere ben 7 lavoratori su 10 nel settore manifatturiero.
Più Europa: fisco e welfare
Cambiare l’Italia non basta. Occorre rifondare l’Europa, fare quella che Spinelli, Rossi e Colorni chiamavano la “rivoluzione socialista europea”. Il punto di partenza è l’uniformità fiscale e del mercato del lavoro. In questo senso vanno il sostegno alla Tobin tax sulle transazioni finanziarie e la proposta di introduzione di una misura di protezione universale contro la disoccupazione di lungo periodo che riguarda trasversalmente gli Stati membri.
Una spesa giusta e efficiente
Compito delle Regioni e dello Stato è assicurare una spesa europea giusta e efficiente, non solo chiedere nuova flessibilità. Ad esempio assicurare che i contributi in agricoltura non vadano a sostegno di imprese che sfruttano il lavoro nero attraverso il caporalato. In Italia spendiamo meno della metà delle risorse disponibili attraverso i finanziamenti europei. Molte di queste risorse vengono polverizzate con interventi a pioggia che non hanno ricadute strutturali. La proposta di Rossi è semplice: destinare i fondi strutturali a grandi progetti di reti e infrastrutture innovative nell’industria, nel terziario, nella formazione e nella logistica. Emanare bandi selettivi verso i soggetti d’impresa più dinamici, in grado di assicurare aumento del fatturato e dell’occupazione con valore aggiunto. Se gli enti di governo attivano un processo di spesa di questo tipo e aprono i loro uffici all’ascolto delle esigenze del mercato possono attrarre investitori privati e internazionali, moltiplicare i buoni effetti di una spesa efficiente e di un’impresa dinamica, creare ricchezza e mettere le imprese in condizione di esprimere capacità di crescita e contribuire alla modernizzazione del Paese.
Rilanciare la Sanità pubblica
Infine la sanità pubblica. Per il rilancio del sistema sanitario nazionale Enrico Rossi propone nuovi investimenti, almeno un miliardo in più per il fondo sanitario già dalla prossima finanziaria. L’abolizione dell’intramoenia per abbattere le liste d’attesa e l’assunzione di giovani medici per rigenerare la qualità complessiva del sistema. Infine la necessità di campagne vaccinali, come quella destinata all’eradicazione dell’epatite C, che nel lungo periodo ridurrebbero notevolmente i costi sanitari legati alla cure delle patologie.