E’ in libreria la nuova edizione di “Rivoluzione Socialista”, di Enrico Rossi, a cura di Peppino Caldarola, Castelvecchi Editore. La prima parte è composta da una lunga intervista che Rossi, presidente della Toscana e confondatore di Articolo Uno-MDP, ha rilasciato a Caldarola.
Di seguito alcuni stralci.
Trump e il ritorno delle destre
«Trump è una sciagura. In assenza di un vero antagonista di sinistra, come sarebbe stato Bernie Sanders, il voto degli operai e dei lavoratori colpiti o sconfitti dalla globalizzazione ha scelto la protesta demagogica impersonata da un controverso miliardario. […] Per la sinistra costituisce un vero e proprio grido di dolore. […] Anche nel nostro Paese registriamo l’emersione di una destra identitaria in grado di vincere in territori e settori sociali dove non aveva mai attecchito. […] Dobbiamo mettere in campo proposte radicali. Investimenti, istruzione, Stato, protezione sociale e difesa del lavoro sono le grandi battaglie del nostro tempo».
Macron, l’indifferentismo e la trappola delle larghe intese
«È un segnale positivo che in Olanda e in Francia l’ondata nazionalista e neofascista sia stata fermata. Macron, però, dietro il suo slogan gollista, porta avanti le larghe intese. […] Per questo l’europeismo senza questione sociale, à la Macron, diventa sempre più generico e acritico. […] Le larghe intese sono una trappola politica e teorica. […] Spetta a noi socialisti prendere l’iniziativa. Penso a un programma di governo centrato sulla protezione sociale, sui diritti universali e su un new deal europeo. […] La vera sconfitta delle destre potrà esserci solo con l’avanzata di una sinistra rinnovata e popolare».
Né di destra né di sinistra. Quindi di destra
«Se grattiamo sotto l’espressione “né di destra né di sinistra” ritroviamo la destra, soprattutto quella economica e finanziaria, che è la vera ispiratrice di questo neo-centrismo genericamente democratico. Una nuova ideologia che nega ogni ideologia, un pensiero dell’indifferenza. Continuare a definirsi “né di destra né di sinistra” è la nuova langue de bois, il cui correlato è l’opposizione sistema/antisistema. Ma a veder bene, sia nel campo del presunto sistema sia in quello del presunto antisistema, ritroviamo lo stesso discorso: “non siamo né di destra né di sinistra”. Vale per Le Pen, Grillo e, infine, anche per Renzi».
Il dispotismo a Cinquestelle
«Sono incapaci di gestire il successo elettorale perché privi di una classe dirigente. La loro piattaforma digitale si chiama strumentalmente “Rousseau” e allude a un modello di democrazia diretta, estranea alla nostra Costituzione, che sta avendo sviluppi dispotici. L’attacco continuo ai corpi intermedi e all’istituto della rappresentanza risveglia vecchie pulsioni di destra e qualunquiste. […] È evidente che tra noi e loro non c’è alcuna compatibilità».
Il fallimento di Renzi, il “patriottismo costituzionale”
«Se la Costituzione è il patto che tiene assieme il Paese, non puoi pensare di cambiarla dividendo gli italiani. Questa è una delle principali ragioni della sconfitta di Renzi. L’altra è la questione sociale. I famosi “mille giorni” di governo, con il correlato racconto propagandistico di “sorti magnifiche e progressive” per il Paese, hanno prodotto una disconnessione grave e acuta. Dal 2014 a oggi circa 50 miliardi di spesa pubblica sono stati utilizzati in bonus e detassazioni senza alcuna progressività fiscale. […] Invece che ridurre le sperequazioni, le ha aumentate. […] Renzi non ha visto questo baratro e ha continuato a scagliarsi con sarcasmo contro i suoi oppositori. Ha ignorato il macigno del suo fallimento. Molti commentatori continuano a leggere il 60% dei No come un voto populista e antisistema. Quel voto, in buona parte, ha un valore progressivo, rappresenta un nuovo “patriottismo costituzionale” e un forte e profondo richiamo alla politica e alle istituzioni per un programma di vera giustizia sociale».
Governo Gentiloni: serve discontinuità
«Il nostro sostegno, d’ora in avanti, sarà finalizzato a una discontinuità profonda da attuare con provvedimenti e misure efficaci: nella lotta contro la povertà, per l’occupazione giovanile, l’estensione di ammortizzatori sociali per i disoccupati. Il banco di prova decisivo sarà la legge di bilancio dalla quale ci attendiamo una svolta. […] Ottenere nuova flessibilità per nuovi bonus e favori fiscali non serve a niente. L’unica flessibilità che ci aiuta è quella destinata agli investimenti. Gentiloni e Padoan si battano per la piena attuazione della golden rule e per la revisione della disciplina della concorrenza. Noi li sosterremo».
La subalternità della sinistra sul governo dell’immigrazione
«Chi si ostina a imitare la destra, perde perché gli elettori scelgono l’originale. La propaganda delle destre non propone alcuna soluzione.
Specula e basta e si accompagna a disinformazione e manipolazione dei numeri. […] In Italia ci sono 500mila persone senza permesso di soggiorno. Davvero pensiamo di rimpatriarli tutti? Sarebbe una spesa enorme. […] Il primo passo necessario è procedere a un’integrazione di queste persone per far cessare la disponibilità di manodopera a basso costo per il lavoro nero e la criminalità organizzata. E per questo mi convince molto la proposta di legge di iniziativa popolare “Ero Straniero” promossa da Emma Bonino e dai Radicali Italiani. Ovviamente non sottovaluto la causa di questa spirale di paura e disinformazione, che ha a che fare con la questione sociale italiana. […] Lo slogan “aiutiamoli a casa loro” di Renzi è solo una scorciatoia per consensi facili e aleatori».

L’orizzonte è il socialismo
«Bisogna avere chiaro l’obiettivo: costruire una grande forza popolare rossoverde. […] L’orizzonte ideologico deve essere quello del socialismo. Un orizzonte senza nostalgia, ma sollecitato dalle tante e urgenti questioni aperte che abbiamo davanti. Su questa strada costruiremo il rapporto con le forze migliori e vive del cattolicesimo democratico. Non limitiamoci solo a uno sguardo di superficie e ad alleanze dentro il ceto politico. Esiste un grande fermento dal basso e la critica di Bergoglio al capitalismo sta orientando moralmente milioni di donne e uomini, in Italia e nel mondo».
I Millenial e il socialismo
«Dopo un ciclo di abbandono, distacco e individualismo i giovani, che stanno vivendo una crisi senza precedenti, scoprono la militanza e la battaglia politica, costruiscono nuovi legami umani e sociali. Il miglior progetto che possiamo portare avanti per l’Italia è consentire a milioni di ragazze e ragazzi di lottare per i loro diritti; anzitutto il lavoro e il sapere, per il bene e il futuro nostro e dell’Europa. […] Per molti di loro il socialismo è una novità per la quale sono disposti a impegnarsi. Sentono vicino e familiare lo sfruttamento, l’alienazione e l’oppressione, che calpesta milioni di uomini e donne in tutto il mondo, e si oppongono al degrado morale, all’evasione fiscale, alla corruzione, alla criminalità organizzata, vedendo in esse la radice di gravi ingiustizie. Il socialismo e la critica del capitalismo restituiscono però un senso, qualcosa in cui vale la pena credere. […] Ho visto il video del discorso di Jeremy Corbyn al festival di Glastonbury. Orgoglioso racconta a decine di migliaia di persone che ‘abbiamo il potere di costruire un mondo per tanti, non per pochi’. Un grande ideale di liberazione che nei tempi che si annunciano sarà travolgente».
Il PD alla deriva
«Il Partito Democratico ha perso milioni di voti perché ha puntato sul modello pigliatutto presentandosi come aggregato di ceto politico attorno al leader. Un leader né di destra né di sinistra, un giano bifronte che ormai gli italiani non capiscono e che appare sempre più solo e smanioso di tornare a Palazzo Chigi. Un genere di politica vecchia e fondata sul trasformismo, il consociativismo e la corsa al centro. […] Quanto a Renzi è evidente che il suo “cesarismo” è sempre più rimpicciolito e che, come dimostrano le continue lacerazioni interne al Pd, è divenuto il principale ostacolo alla ricomposizione di una vasta alleanza per quel cambiamento di cui ha bisogno il Paese».
La scissione
«La scissione era inevitabile e, semmai, è stata tardiva. […] Il Partito Democratico ha subito un’emorragia continua e silenziosa. Milioni di voti persi, un distacco sempre più evidente e drammatico con il mondo del lavoro […] L’errore è stato non aver costruito per tempo un’alternativa per tutti coloro, davvero tanti, che proprio perché di sinistra non si riconoscono più in questa politica o non vanno a votare».
Una lista unitaria, Articolo Uno non si scioglie
«Per me la sequenza è chiara. […] Il nostro movimento, Articolo Uno-Mdp, non si scioglierà, ma sarà il principale promotore di una lista unitaria composta da candidati scelti con processo democratico e consultazione popolare. Dopo il voto che consoliderà la fondazione e la costituente della nuova forza, abbiamo il dovere di convocare un congresso per tesi. […] La formula astratta di un centrosinistra […] rischia di aumentare l’incertezza strategica. Posto che l’obiettivo è una nuova forza in movimento e plurale, il nostro orizzonte non può essere quello di venti anni fa, quello dell’Ulivo mondiale e della “terza via”. Noi dobbiamo costruire la sinistra per il nuovo secolo. Chi si ostina a dire che questa è una prospettiva minoritaria, sbeffeggiata come “cosa rossa”, è lui stesso fuori tempo. […] La condizione perché l’elettorato si mobiliti non può essere la costruzione di tre o quattro liste. Bisogna costruirne una. Non un’ammucchiata, bensì un fronte unitario per la tenuta del sistema democratico, la difesa dei più deboli e il protagonismo delle nuove generazioni. Questa è la mia idea di socialismo».
La centralità del lavoro
«I lavoratori hanno già pagato troppo. Il Jobs Act, invece che ridurre il precariato, lo ha aumentato. La condizione per ricostruire la sinistra è invece la riunificazione del mondo del lavoro. In questi lunghi anni il lavoro si è frammentato, e con esso la sua rappresentanza. Noi dobbiamo tornare a lottare contro le disuguaglianze: possiamo farlo con la progressività fiscale, gli investimenti e una tassazione orientata a colpire le rendite e i grandi patrimoni».